Gli hanno sparato con un’arma da guerra. Sul fianco, all’altezza dell’osso scapolare, si è conficcato un proiettile accuminato di 28 millimetri che non gli ha dato scampo, ma che lo ha ucciso poco a poco trafiggendogli il polmone destro tanto che, con ogni probabilità, l’animale si è trascinato dall’Adriatico alla zona del Bacàn, alla bocca di porto di San Nicolò del Lido.
É stata questa la fine di un delfino della specie “Tursiops truncatus” lungo 270 centimetri, “assassinato” forse da qualche bracconiere/pescatore forse per divertimento da parte di qualche folle nel Golfo di Venezia o addirittura al largo delle coste croate.
Il mammifero è stato ritrovato il 30 marzo scorso, in avanzato stato di decomposizione, da un’equipe dell’Ismar-Cnr e poi segnalato agli esperti del Museo di Storia naturale di Venezia. Subito dopo la segnalazione, i ricercatori del Museo si sono recati sul posto per capire come mai il delfino si fosse “spiaggiato” in laguna facendo così la triste scoperta. Qualcuno, con un colpo di precisione balistica, aveva sparato un unico proiettile mortale contro l’animale.
«Non è stato facile estrarre la capsula – sottolinea il direttore del Museo di Storia naturale, Luca Mizzan intervenuto in “bacàn” con la biologa marina Cecilia Vianello – ma quello che è inquietante che si sia agito con un fucile che non può che essere altro che un’arma da guerra. Se accadono cose di questo genere nei confronti dei delfini, anche dopo anni di lavoro per un maggior rispetto degli animali, vuol dire che siamo tornati indietro di trent’anni!». La segnalazione dell’episodio è stata fatta anche alla Capitaneria di Porto di Venezia anche per un’ipotesi investigativa e per un’eventuale individuazione dei responsabili.
gazzettino.it – 2 aprile 2011