Il governo scende in campo sui casi Gkn e Gianetti, le due aziende controllate da gruppi stranieri che nei giorni scorsi hanno licenziato in tronco i propri dipendenti, 422 la prima, 152 la seconda. Già oggi i ministri dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti (Lega), e quello del Lavoro, Andrea Orlando (Pd), potrebbero decidere di convocare, su tavoli separati, i due gruppi multinazionali. Palazzo Chigi per ora non si muove ma sta valutando se assumere una iniziativa, anche per il clamore che le due vicende hanno provocato.
Molto difficile, praticamente impossibile – va detto – una modifica della norma che il 30 giugno scorso ha sbloccato i licenziamenti per tutti i settori industriali con l’eccezione della filiera del tessile e della moda, nonostante il segretario Pd Enrico Letta abbia parlato di «revisione». Quella norma infatti è stata voluta dal premier Mario Draghi dopo che il ministro Orlando aveva provato a prorogare il blocco dei licenziamenti fino ad agosto, mese entro il quale dovrebbe essere approvata la riforma degli ammortizzatori sociali. D’altra parte i dati aggregati in mano ai tecnici del governo non fanno scattare, per ora, alcun allarme licenziamenti. A conferma di questa tesi un grafico elaborato da Veneto Lavoro sui licenziamenti per motivi economici nei mesi di giugno e luglio (compresa quindi la prima settimana dello sblocco) indica, nella Regione, un andamento identico a quelli relativi allo stesso periodo nel 2018 e nel 2019, cioè prima del blocco. E nemmeno i sindacati finora hanno denunciato una corsa ai licenziamenti.
Certo c’è la decisione dei due gruppi, senza alcun negoziato con i sindacati e con una comunicazione diretta ai lavoratori attraverso una mail in un caso (Gkn) e un messaggio WhatsApp nell’altro. Si tratta anche di capire se i due gruppi avrebbero potuto agire prima del 30 giugno (per cessazione di attività) o se invece è stato proprio l’emendamento del governo al decreto Sostegni ad aver aperto loro la strada. In ogni caso sia Gkn (controllata dagli inglesi di Melrose) sia Gianetti (controllata dal fondo tedesco Quantum) hanno scelto di ignorare del tutto la moral suasion contenuta nell’avviso comune firmato da governo e parti sociali per ricorrere agli ammortizzatori sociali prima di avviare le procedure di licenziamento.
Entrambe sono imprese di componentistica per l’auto. Settore nel quale è in atto un processo di profonda trasformazione/riconversione, in particolare sull’elettrico. Gkn ha spiegato che la crisi nello stabilimento di Campi Bisenzio è strutturale e «non più sostenibile ». Da qui la decisione di licenziare anziché contrattare una riduzione della produzione e del personale. Il governo punta a capire proprio le ragioni delle scelte che sono state prese e se esse sono davvero irreversibili. I sindacati pressano, invece, perché l’esecutivo costringa i due gruppi a ritirare i licenziamenti e ad aprire una trattativa. Nello stesso tempo guardano con grande preoccupazione alla concorrenza che i Paesi dell’Europa dell’Est (dall’Ungheria alla Polonia) stanno esercitando nei confronti degli altri partner, con politiche fiscali molto favorevoli alle imprese che decidono di delocalizzare nei loro territori.
Gli operai Gkn continuano il presidio della fabbrica. Ieri hanno inviato una lettera ai calciatori della nazionale italiana: «Tifate per noi», hanno chiesto. Nell’area fiorentina si sta preparando uno sciopero generale di solidarietà ai lavoratori dell’azienda metalmeccanica.