Il governo prova ad accelerare sul fronte delle liberalizzazioni. Secondo le indiscrezioni che trapelano, già la settimana prossima Mario Monti porterà in Consiglio dei ministri un decreto «blindato» per recepire le proposte arrivate l’altro ieri dall’Antitrust.
L’Authority guidata da Giovanni Pitruzzella ha formulato un pacchetto di misure di «immediata applicazione» che vanno dalle professioni ai taxi, dall’energia ai servizi pubblici locali, dai servizi postali alle farmacie. A quanto si apprende, sulla base della segnalazione dell’organismo di controllo, il decreto dovrebbe fissare un cronoprogramma stringente e ravvicinato su tutti i capitoli affrontati dall’Antitrust e potrebbe già contenere le prime misure concrete, a partire dal settore dei carburanti. È questa infatti l’urgenza più grave: il caro benzina, con la verde lanciata verso i 2 euro a litro, non solo rischia di penalizzare il settore dei trasporti, ma potrebbe avere effetti a catena sul prezzo delle merci (praticamente tutte) che viaggiano su gomma, erodendo ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie e causando un’ulteriore riduzione dei consumi. Senza considerare che già a novembre c’è stata una preoccupante flessione dei consumi petroliferi: se la tendenza si accentuasse, il governo sarebbe costretto a rivedere le stime sulle entrate fiscali derivanti appunto dalle accise sui carburanti.
Il premier Monti sta dunque lavorando d’intesa con il ministro Corrado Passera per definire nel dettaglio i contenuti del decreto. Ci sono da vincere le resistenze di lobby e corporazioni. «Andiamo avanti ma non è facile», ha sottolineato ieri Corrado Passera da Parigi. Il provvedimento potrebbe intervenire con effetto immediato sulla rete dei distributori di benzina e sui contratti fra compagnie e gestori per aumentare la concorrenza. E, ancora, potrebbe scattare subito il divieto per le banche di vendere ai propri clienti mutui con polizze assicurative collegate (meccanismo che fra le varie cose comporta spesso un aumento delle spese dei mutui stessi).
L’intervento sui taxi è invece ancora da definire. Ed è un capitolo delicatissimo. «Siamo pronti a occupare le città», hanno minacciato ieri le associazioni di categoria, rievocando lo spettro degli scioperi selvaggi (e talvolta sfociati in violenza) proclamati ai tempi del decreto Bersani. La lobby delle auto bianche conta fra l’altro sull’appoggio di una parte del centrodestra, come testimoniato ieri dalle dichiarazioni del senatore Maurizio Gasparri: «Non accetteremo attacchi unilaterali al mondo delle professioni e ai taxi». Il governo, come primo step della liberalizzazione, potrebbe fissare una scadenza entro la quale i Comuni saranno costretti al rilascio delle nuove licenze, mettendo in campo forme di compensazione economica per i titolari delle vecchie (l’ipotesi formulata dall’Antitrust è di assegnare una seconda licenza a ogni tassista per poterla vendere o affittare).
Anche farmacisti e petrolieri hanno già messo le mani avanti. «Il governo è già intervenuto sulla liberalizzazione dei farmaci – ha detto ieri Annarosa Racca, presidente di Federfarma -. Sui farmaci di fascia C il Parlamento ha già deciso di demandare la questione all’Aifa, che in questi giorni dovrà stilare un elenco dei medicinali che sarà possibile vendere fuori dalle farmacie. La questione è dunque stata già decisa». Pasquale De Vita, presidente dell’Unione petrolifera, invece, ha detto subito «no» a eventuali misure che possano consentire ai gestori delle pompe di benzina di rifornirsi bypassando le compagnie cui sono legati. «Gli impianti di distribuzione sono costruiti dalle società petrolifere, la manutenzione viene effettuata dalle società, il marchio è della società e con tutto questo sono dati in uso gratuito al gestore perché venda la benzina della società – ha dichiarato De Vita -. Non è pensabile che dopo tutto questo il gestore si vada a comprare la benzina da un’altra parte».
Sul fronte politico, Maurizio Lupi, vicepresidente dei deputati del Pdl, ha annunciato per lunedì un vertice del partito per definire la strategia, precisando che «sulle liberalizzazioni il Pdl ha una posizione più che chiara: più società meno Stato. Per questo siamo disponibili non solo a sostenere il piano che il governo ci presenterà, ma anche a fare proposte». Pierluigi Mantini, dell’Udc, ha invece annunciato pieno appoggio «alla proposta Pitruzzella, perché dal rapporto inviato al governo vengono numerose proposte utili. La legge sulla concorrenza è lo strumento migliore per le liberalizzazioni. C’è anche un risvolto europeo perché in Francia e in Germania la presenza pubblica nei servizi, nelle banche e nelle imprese è ancora molto forte. Anche questo tema deve essere posto da Monti negli incontri europei perché l’Italia non è l’ultima della classe in Europa».
Corriere.it – 7 gennaio 2012