La Bandiera verde della Carovana delle Alpi, assegnata da Legambiente a esempi virtuosi di difesa e promozione del territorio alpino, andata quest’anno, unica in Veneto, al Corpo Forestale dello Stato, alla Polizia provinciale e al Parco naturale regionale della Lessinia per il lavoro di monitoraggio e informazione sui lupi della Lessinia, «la meritano anche e soprattutto gli allevatori», commentano i responsabili dell’associazione Tutela della Lessinia che raccoglie proprietari terrieri, malghesi e allevatori uniti dalla convinzione che non sia possibile sull’altipiano nessuna convivenza fra predatori e animali domestici.
«Nel complimentarci con il Corpo Forestale dello Stato, la Polizia provinciale e il Parco per il ricevimento della “Bandiera verde”, ci teniamo a far presente a Legambiente che esistono anche gli allevatori, altrettanto meritevoli del riconoscimento, dato che oltre a svolgere il loro compito di cura e conservazione del territorio, in un contesto di forte crisi del mercato lattiero-caseario, si stanno facendo carico della presenza del predatore sopportando oneri di ogni tipo e di entità ben superiore agli indennizzi che ricevono», scrivono i rappresentanti degli allevatori e proprietari terrieri.
Ricordano altresì che gli oneri a carico non sono solo strettamente economici (diretti e indiretti) e affettivi, «ma anche legati alla sopportazione di tutte quelle figure che non perdono mai l’occasione per incolpare gli allevatori per la mancata applicazione dei sistemi di prevenzione, dimenticando di spiegare che qualora fossero davvero applicabili, sarebbero anche antieconomici. Ci sono personaggi che insistono nel convincere a “facciamo come” la “consueta convivenza” sugli Appennini, dimenticando di spiegare che la situazione tra uomo e lupo è sempre stata di forte conflittualità anche là, come in ogni altro luogo e altri personaggi che cercano di mascherare con inutili sproloqui la mancata stesura di una pubblicazione di tipo scientifico sul monitoraggio dei lupi in Lessinia con l’annessa figuraccia di quest’ anno». Il riferimento è alla comunicazione dei nuovi nati: una foto dei cuccioli su un profilo Facebook privato di un fotoamatore trentino, «figuraccia rimediata non tanto da chi opera sul territorio ma soprattutto dal solito progetto Life WolfAlps, che ha dovuto correggere da uno a sei il numero dei nuovi cuccioli di lupo nati nel 2016».
Gli iscritti all’Associazione Tutela della Lessinia candidano gli allevatori della Lessinia per la prossima Bandiera verde e chiedono, «a chi l’ha ricevuta quest’anno, di colmare le carenze del progetto, arrivando alla stesura di un documento scientifico ufficiale sul monitoraggio dei lupi in Lessinia, affinché il loro lavoro non sia stato fine a se stesso, ma utile a formare una base scientifica per arrivare a un equilibrio tra la tutela del lupo e la tutela di chi abita e lavora in montagna, attraverso una revisione normativa che da tempo chiediamo». V.Z.
L’Arena – 4 ottobre 2016