Il commissario Sala sui costi extra del Padiglione Italia: verranno coperti per intero con gli sponsor. Ottimismo e fitociti. Il primo è quello espresso dal sindaco Giuliano Pisapia, che tiene comunque a definirlo «sano e razionale». Gli altri, citati dal commissario Giuseppe Sala, sono quelli che nell’ultima settimana dovranno far crescere l’erba di Expo col turbo.
Letteralmente, li spruzzeranno apposta. E in fin dei conti valgono come metafora per tutto quanto ancora resta da fare nei venticinque giorni mancanti all’apertura: specie sul fronte del Padiglione Italia che è il più in ritardo di tutti. «Ma ci sono stati grandi passi avanti e per il primo maggio saremo pronti — ripetono sindaco e commissario — almeno in tutti gli spazi espositivi destinati al pubblico». Che altri tipo uffici e spazi interni non saranno finiti, come riconosce il sindaco, ormai lo sanno e non lo considerano un problema: «L’Expo parigina del 1889 fu molto peggio».
Pisapia e Sala parlano al termine dalla visita compiuta nel cantiere la mattina di Pasquetta. Al lavoro c’è solo una parte dei 6.400 operai che ormai da settimane si danno il turno in quel milione di metri quadri. Un po’ di festa la fanno anche loro. Qualcuno propone fin da ora di premiarli con l’Ambrogino d’oro, la più alta onorificenza che il Comune di Milano assegna ai cittadini migliori. «Sarebbe giusto», dice Sala. Ma intanto bisogna prima finire.
E così a Matteo Renzi, che l’altro giorno aveva bollato il traguardo della fine-lavori con la parola «miracolo», Pisapia risponde che «siamo partiti con tre anni di ritardo non certo per colpa di questa amministrazione» ma il risultato finale sarà merito «della collaborazione tra noi e le altre istituzioni: è questo il miracolo».
Sala dice che anche le parti più indietro del Padiglione Italia «stanno recuperando». Dal 15 aprile inizieranno a smontare le gru che circondano Palazzo Italia. In cima all’Albero della Vita si vedono alcuni ulivi, davanti al padiglione cinese è arrivato un grande dragone, Paesi come Germania e Kuwait stanno già addestrando il loro personale sul posto, i cluster sono finiti, imbianchini stanno pitturando i pavimenti, sono già funzionanti i quattromila bagni previsti, «un terzo per uomini e due terzi per signore». Per dire. Certo, i costi.
Sala ripete che i costi extra — 92 milioni contro i 63 preventivati, «comunque coperti dall’ingresso di nuovi sponsor» — riguarderanno solo il Padiglione Italia: anche se sulla relativa transazione devono ancora esprimersi tanto l’Avvocatura dello Stato quanto l’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone. «Ma complessivamente — sottolinea — chiuderemo con un investimento inferiore rispetto al budget assegnato». Né lo preoccupano, dice, gli aumenti legati ad altri lavori come quelli per la cosiddetta «piastra» — l’appalto più grande di Expo, aggiudicato a 165 milioni — poiché già messi in conto in anticipo. «Nella sostanza — conclude il commissario — Expo sarà un’opera pubblica che costerà meno di quanto preventivato e che, se alla fine riusciremo a vendere 24 milioni di biglietti, consegnerà i bilanci in pareggio». Oggi Cantone arriverà a Milano per visitare il cantiere a sua volta.
L’altro appuntamento in calendario prima del 30 aprile sarà l’assemblea dei soci di Expo, con all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio 2014 e il rinnovo degli organi sociali, tanto il Consiglio di amministrazione quanto Sala nella sua veste di amministratore delegato sono in scadenza, anche se la sua riconferma viene data per scontata.
D’ora in poi, sino al giorno dell’inaugurazione, il cantiere di Expo sarà chiuso ai giornalisti e ad altri visitatori esterni.
Paolo Foschini – Il Corriere della Sera – 7 aprile 2015