Quasi 1.700 euro per persona. Questo è quanto costa l’evasione in Italia ogni anno: poco più di uno stipendio medio a testa. Numeri che rischiano anche di aumentare, visto che si tratta dei 99,2 miliardi di euro delle statistiche ufficiali relative al 2020. A mordere quell’anno fu solo la pandemia, a cui si è aggiunta la guerra in Ucraina e poi ancora l’inflazione. Le fiammate dei prezzi, dopo essersi trasferite dalla componente energetica alla manifattura e infine ai servizi, sono destinate a durare per molto. Famiglie e imprese saranno le più colpite.
IL TAX GAP
Un divario da oltre 99 miliardi
L’ultima “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” pubblicata dal Mef riporta un tax gap in calo e sotto la soglia dei 100 miliardi di euro: a 99,2 miliardi, corrispondente ad una propensione all’evasione pari al 18,3%. Per tax gap si intende il divario tra le imposte e i contributi versati e quelli che dovrebbero essere versati in un regime di perfetto adempimento. La propensione all’evasione, invece, è il rapporto in percentuale tra l’ammontare del tax gap e il gettito teorico. Le stime contenute nella Relazione però non coprono tutte le entrate. Tenendo conto dell’evasione sui contributi sociali dei lavoratori autonomi si arriva a un buco nero di 122 miliardi. Iva, Irap e canone Rai mostrano una tendenza decrescente, mentre la propensione all’evasione dell’Irpef da impresa e lavoro autonomo continua ad aumentare. Le stime suggeriscono che il tax gap dovrebbe superare i 27,7 miliardi di euro nel 2020, corrispondenti ad una propensione all’evasione del 68,7%.
LA LEGGE DI BILANCIO
Finanziaria con poche coperture
L’Ufficio parlamentare di bilancio bacchetta il governo sulle coperture della riforma del fisco. Secondo il rapporto dell’Authority dei conti pubblici, presentato ieri in Parlamento, «vanno risolte le incertezze riguardanti l’individuazione di adeguate coperture finanziarie degli interventi che si prospettano: il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, le pensioni, la riduzione della pressione fiscale».
Per quanto riguarda il taglio delle tasse, ricorda l’Upb, l’esecutivo fa riferimento nel Def, tra le possibili coperture, a una maggiore collaborazione tra fisco e contribuenti. «Interventi volti ad aumentare il rispetto degli adempimenti fiscali sono importanti ai fini della lotta all’evasione – sottolinea l’Ufficio parlamentare di bilancio – ma i loro effetti finanziari sono di incerta quantificazione ex ante. Per un principio di prudenza, sarebbe quindi auspicabile non utilizzarli come interventi strutturali». L’Upb lancia l’allarme perché «sembrerebbero necessarie cospicue risorse di copertura che, dopo il periodo di risanamento del recente passato, appare difficile poter reperire senza incidere sulla prestazione dei servizi e sull’attuazione delle politiche sociali, come anche reso evidente dai risparmi relativamente limitati che – nei programmi del governo ? sono previsti derivare dal rafforzamento della revisione della spesa dei ministeri nei prossimi anni».
LE IMPOSTE
Il 68% degli autonomi evade l’Irpef
Sebbene sia in costante calo, l’evasione fiscale resta elevata in Italia. E, in modo ciclico, aumenta nelle fasi di difficoltà economico-finanziaria. A oggi la più evasa d’Italia è l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Il gettito mancante, secondo il Tesoro, è stato di circa 32 miliardi di euro. Segmentando per attività e agente economico, emerge che allo Stato manca il 68,3% dell’Irpef dovuta dagli autonomi e dalle imprese. Di contro, manca soltanto il 2,8% dell’Irpef dovuta dal lavoro dipendente irregolare.
Non va meglio sul fronte dell’Iva. L’Imposta sul valore aggiunto ha generato un tax gap del 19,3% nel 2020, circa 7 punti percentuali in meno rispetto al 2015. Una buona performance, ma che non è ancora sufficiente ad adeguare l’Italia agli standard comunitari. A livello europeo, l’Italia è il primo Paese in termini assoluti per perdita di gettito, con 30 miliardi di euro di Iva evasa secondo i calcoli della Commissione europea, 7 miliardi in più della Germania, che risulta essere il secondo Paese peggiore su scala europea.
Un ruolo determinante potrebbe, e dovrebbe, giocarlo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che al suo interno ha ambiziosi obiettivi di riduzione dell’evasione fiscale. La propensione all’evasione deve ridursi del 5% entro il 2023 e del 15% entro il 2024 rispetto al livello del 2019 pre Covid-19.
IL SOMMERSO
Un fardello da quasi 175 miliardi
La crisi del 2020 ha colpito anche l’economia non osservata, il cosiddetto sommerso. Che, secondo l’ultimo rapporto Istat dello scorso ottobre, è calata del 14,1% a quota 174,6 miliardi di euro, il 10,5% del Pil. Nello specifico, il sommerso in senso stretto è stato pari a 157 miliardi di euro, mentre le attività illegali sono state pari a 17 miliardi di euro. Rispetto al 2019, il valore dell’economia non osservata si è ridotto complessivamente di quasi 30 miliardi. Nel 2020, ultimo anno di osservazione statistica, sono state 2 milioni 926 mila le unità di lavoro irregolari nel 2020, in calo di circa 660 mila rispetto al 2019. Numeri che però non riflettono la crisi energetica che ha dovuto sopportare l’eurozona dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina.
Il discorso cambia se si guarda alle possibilità dell’Italia di ridurre l’esposizione al sommerso in ottica strutturale. Più volte il Fondo monetario internazionale (Fmi), così come agenzie di rating e di consulenza, hanno suggerito al governo italiano di spingere sull’acceleratore delle riforme per limare le divergenze con gli altri Paesi europei. Eppure, i passi da fare restanno ancora numerosi. Anche fra le missioni del Pnrr ci sono strumenti ad hoc per ridurre l’economia non osservata, ma come rimarcato dall’Ocse, «sarebbe necessario un progetto strutturale di lungo periodo».