Secondo (e ultimo) giro di boa per il governo Letta. Dopo la Camera ieri, arriva oggi il via libera del Senato, che vota sì alla mozione di fiducia sul nuovo esecutivo. Su 311 presenti e 310 votanti, 233 sono alla fine i voti favorevoli, 59 i no, 18 gli astenuti.
Dopo il via libera della Camera, il governo Letta ottiene così il via libera del Senato. «La squadra dei ministri è una parte del programma», sottolinea il premier nel suo discorso di replica, tenuto prima della votazione. Alle componenti del Pd critiche nei confronti dell’ipotesi di un governo di larghe intese con l’appoggio del Pdl Letta ricorda che «dobbiamo cambiare ed essere concreti», che «non ci sono alternative». Perché, osserva ancora, «c’è questa situazione di emergenza che non scompare perché ieri la Camera ha dato la fiducia a questo governo».
Intanto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, ha sottolineato che «i sottosegretari vanno nominati per forza prima dell’elezione dei presidenti di commissione, elezione fissata per martedì».
Dopo oltre 60 giorni di stallo politico, dunque, nasce l’esecutivo Letta di larghe intese, che vede l’appoggio del Pdl. Ieri il via libera della Camera: 453 i sì, 153 i contrari, 17 gli astenuti con una cauta apertura da parte della Lega Nord che non ha votato contro. Tra i principali punti del programma, indicato dal premier nel suo discorso, il congelamento dell’Imu, con la rata del 17 giugno che non andrà pagata, lo stop all’aumento dell’Iva da luglio; 18 mesi per le riforme istituzionali, no al finanziamento pubblico dei partiti e, sul fronte dei costi della politica, abolizione delle province e taglio del doppio stipendio dei ministri, la riduzione delle tasse sul lavoro. Rimane però il nodo delle coperture: servono 15 miliardi. Toni accesi sull’Imu. Il ministro Franceschini annuncia: non sarà tolta, a giugno proroga. Matteoli (Pdl): non possiamo condividere, chiarisca. Interviene poi Berlusconi: senza modifica all’imposta nessun sostegno al governo. E arriva la replica di Letta: sull’imposta vale quello che ho detto in aula. Infine, ancora Matteoli: «Franceschini mi ha detto che non si paga più», rivela il senatore. Ecco la cronaca della giornata.
Incassata la fiducia alla Camera, il governo di Enrico Letta ha anche il via libera del Senato. Il nuovo esecutivo ha infatti ricevuto 233 sì, mentre i no sono stati 59 e gli astensioni 18. Per avere l’ok, bastavano 156 voti positivi.
«CARICO DI ASPETTATIVE ECCESSIVE» – «La mia giornata stamattina è iniziata carica di preoccupazione perché – ha esordito Letta – dalla lettura dei giornali, dall’incontro con Shimon Peres e dal dibattito in Aula mi sono reso conto che c’è un carico di aspettative assolutamente eccessive nei confronti di questo governo». Letta ha quindi sottolineato: «La situazione rimane di grandissima difficoltà ed emergenza». In sostanza, spiega Letta parlando ai senatori, i problemi non scompariranno una volta incassata la fiducia da parte del governo. «Su tutti i temi vale il discorso di lunedì alla Camera – ha detto ancora Letta – A partire dai temi più spinosi». Letta non ha fatto riferimento esplicito all’Imu ma ha accennato alle questioni su cui «in queste ore c’è stata polemica». Quindi il premier ha ribadito le indicazioni programmatiche del suo esecutivo annunciate alla Camera lunedì e ha sottolineato l’importanza di temi come quello del lavoro giovanile, della riorganizzazione del welfare e dell’Europa. «Dobbiamo cambiare su tante cose» ha detto durante l’intervento a Palazzo Madama con un richiamo forte ad un agire «concreto» dell’esecutivo.
Governo Letta, il voto di fiducia al Senato
«NON CI SONO ALTERNATIVE ALLO STARE INSIEME» – Letta ha dedicato un passaggio anche al tema della nascita del governo grazie all’intesa tra Pd, Pdl e Scelta civica. «Non ci sono alternative allo stare insieme – ha ribadito -. Quello che facciamo sarà decisivo, se da qui escono parole di fiducia sul fatto che l’Italia può uscire da questa situazione». «Anch’io la realtà la vorrei diversa – ha confessato il premier – avrei voluto un risultato elettorale diverso, magari non essere seduto qua ma a lato di questo tavolo in un Governo politico diverso, ma la realtà che abbiamo di fronte è il principale tema che un politico deve mettere al centro della sua azione». «O c’è l’attenzione a innervare i nostri valori in questa realtà – è il ragionamento del capo dell’esecutivo – o ci raccontiamo delle favole per toglierci un peso dalla coscienza».
LE DICHIARAZIONE DI VOTO – Prima del discorso del premier alla Camera si sono susseguite le dichiarazioni di voto. «L’attendevamo sui fatti e ha mostrato la rigidità di un sistema politico ibernato» ha detto Vito Crimi dei Cinque Stelle. Il governo «sarà ostaggio di veti e mercanteggiamenti dei partiti» ha aggiunto. Poi ha attaccato il possibile incarico a Berlusconi come presidente della Convenzione per le riforme: «Nessun commento è sufficiente a descrivere il nostro sdegno». Il Movimento 5 Stelle, ha concluso, «non darà la fiducia» ma si «confronterà sui contenuti, saremo sempre responsabili».
Sosterrà il governo invece, il Pd. Sebbene il partito sottolinei l’eccezionalità delle circostanze e, dunque, dell’esecutivo insieme con il Pdl: «Il contributo che i senatori del Partito Democratico, orgogliosi della propria identità, sapranno assicurare al governo Letta sarà di costante, leale sostegno. Intendiamo fare la nostra parte fino in fondo, ben sapendo che è nostro dovere costruire un rapporto limpido e dialettico con le forze del centrodestra, con le quali eccezionalmente ci ritroviamo a condividere il sostegno al suo governo» dice in Aula il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda. Appoggio anche dal Pdl: «Il programma del governo merita la nostra fiducia perché in un momento in cui sembrava prevalere l’umore peggiore della piazza ha saputo affermare il primato della politica e della responsabilità», afferma il capogruppo al Senato Renato Schifani. «Questo governo nasce da una obiettiva debolezza: le forze che lo compongono non hanno vinto le elezioni eppure questa debolezza, come quella di Davide contro Golia, può trasformarsi in elemento di forza» dice ancora annunciando la fiducia il senatore di Scelta Civica Andrea Olivero.
IL VOTO – I tempi per il dibattito e per il voto al governo sono piuttosto stretti visto che per il pomeriggio Letta è atteso in Europa. Così il minutaggio di ogni intervento è stato rigorosissimo. La prima chiama dei senatori per le operazioni di voto sulla fiducia è iniziata intorno alle 13.15. Alla Camera il governo ha ottenuto la fiducia con 453 sì, 153 no e 17 astensioni. A favore: Pd, Pdl, Scelta civica. Contrari M5S e Sel. A Montecitorio la Lega si è astenuta e lo stesso farà a Palazzo Madama, dove però l’astensione conta come un voto contrario.
NOMINA DEI SOTTOSEGRETARI – Dopo il giuramento dell’esecutivo, la fiducia parlamentare, il Governo procederà alla nomina dei sottosegretari. Il ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, conversando con i giornalisti in Senato, a margine del dibattito sulla fiducia, ha detto che le nomine arriveranno entro domenica.
Dal Sole 24 Ore e il Corriere della Sera – 30 aprile 2013