Ne hanno già fatti dieci, cinque arriveranno a breve. Ognuno di essi ha richiesto almeno due giorni di lavoro e un certo costo: poco più di due euro al metro, 2.100 per un chilometro, il perimetro medio di quelli più grandi. Al termine della stagione d’alpeggio – la peggiore per quanto riguarda il numero di vittime: il dato aggiornato è di 64 – arrivano in Lessinia le reti «anti-lupo», recinti elettrificati con lo scopo di dissuadere gli esemplari del branco in azione sulle montagne veronesi.
È quanto offre ora, gratuitamente, la Regione, tramite i soldi che arrivano dall’Unione Europea (quelli del progetto Wolfalps) agli allevatori ormai sempre più esasperati su questo fronte.
Ieri è stato l’assessore alle Politiche agricole e faunistiche, Giuseppe Pan, nella sede della comunità montana di Bosco, a rivendicare la bontà dell’operazione: «È quanto possiamo fare in questo momento, e finora ha funzionato».
La strategia è mutuata da quella degli allevatori piemontesi, nelle zone dove i lupi sono attivi ormai da oltre un decennio. Il recinto ha un elevato voltaggio, una potenza pari a 5 megawatt, maggiore rispetto ai normali recinti per bovini, ma tale da non risultare pericolosa né per l’uomo né per l’animale.
Rispetto ai «vecchi» fili elettrificati, inoltre, ha una maglia più stretta, con il filo più basso praticamente rasoterra, per evitare che i carnivori si intrufolino acquattandosi. Il primo «esperimento», è stato a Malga Fraselle: siamo nel punto in cui i confini delle province di Verona, Vicenza e Trento si toccano: qui, per il primo anno, il lupo ha colpito duramente. Il recinto è stato posizionato già ad agosto. La malga è gestita da alcuni trentini e da un pastore di nazionalità romena che ha testimoniato come dalla posa della rete non siano più avvenute predazioni, eccetto un capo, sorpreso dai lupi all’esterno del recinto.
È il biologo Renato Semenzato, il consulente che ha avuto l’incarico da parte della Regione di sbrogliare la matassa lupi a riferire la progressione dei lavori. «Abbiamo posizionato recinti in diverse zone della Lessinia, da malga Malera, nel cuore del parco, fino a Sant’Anna d’Alfaedo. Alcuni di essi hanno richiesto uno sforzo non indifferente: penso a quello ai Pagani di Campofontana: 968 metri di perimetro per circa tre ettari, che segue un intero costone. A Purga di Velo Veronese siamo arrivati agli otto ettari».
In quest’ultimo caso, la Regione è intervenuta a seguito di un episodio che ha particolarmente scosso la comunità locale: la predazione di alcuni capi bovini all’interno di un centro abitato. «Abbiamo inseguito le predazioni – prosegue Semenzato – e possiamo affermare che la posa dei recinti quantomeno interrompe la strategia del lupo: non ci sono stati altri casi dopo questa misura. Certo, i recinti vanno posati conoscendo la geografia della zona e il comportamento animale, altrimenti potrebbero essere addirittura controproducenti».
Tutti però si chiedono: «Funzionerà?». Gli allevatori sono molto scettici. «Il lupo non è stupido – commenta Daniele Massella, vicepresidente dell’associazione Tutela della Lessinia – prima o poi troverà il modo di entrare, o di spaventare gli animali finché essi stessi non scappano. Inoltre, dopo qualche anno occorre sostituire tutto. Ci saranno ancora i soldi?».
«Fino al 2018 sì» risponde Pan che «taglia corto»: «Poi eventualmente potrà metterceli direttamente la Regione: ma è bene cogliere questa opportunità. Finora abbiamo risarcito tutti i capi, ma non è detto che se non saranno prese misure preventive si potrà procedere ugualmente al rimborso».
Per le predazioni di quest’estate saranno erogati, già a partire dalla prossima settimana – fa sapere sempre Pan – 38mila euro.
Il Corriere del Veneto – 20 ottobre 2016