La mozione presentata dal consigliere Campedelli ha riacceso il dibattito sulla presenza di questi animali. Stanziati i fondi per il censimento e per l’acquisto di trappole, ma è esclusa la possibilità di sparare Garra: «Le cose vanno fatte con le dovute maniere»
Lessinia. Attorno al tema dei cinghiali c’è un gran affaccendarsi di idee e proposte, ma la direzione d’intervento, soprattutto all’interno dell’area protetta del Parco della Lessinia, è quella tracciata dalla Regione, che il 28 dicembre scorso ha deliberato lo stanziamento di 10mila euro per «la necessità di avviare un’azione strutturata in grado di affrontare lo specifico problema», come spiega la delibera della giunta regionale numero 2963. Per l’assessore regionale Danile Stival «Il problema assume rilievo particolare nei territori che ricadono nei parchi regionali, all’interno dei quali le strategie di controllo sino ad oggi messe in atto, con riferimento in particolare al Parco dei Colli Euganei, pur avendo dato taluni risultati, necessitano di essere potenziate a beneficio non solo delle imprese agro-forestali che operano in ambito di Parco, da anni condizionate fortemente in termini di mancate produzioni, di compromissione della stabilità dei suoli, ma anche dell’ambiente e della biodiversità, nonché delle locali collettività che patiscono oltretutto i pericoli derivanti dall’elevata probabilità di incidenti stradali». I 10mila euro stanziati sono destinati per metà alla redazione di un piano di controllo affidato a un tecnico faunista esperto della problematica e per l’altra metà all’acquisto di recinti di cattura e di reti elettrificate. Saranno soldi dati a consuntivo sulla base della rendicontazione di spese che il Parco avrà già fatto con proprie anticipazioni. «È questo l’iter previsto dalla Regione per affrontare il problema cinghiali. Non ci sono altre strade», precisa il direttore del Parco, Diego Lonardoni, «a meno che non ci si voglia porre al di fuori della legge». La quale prevede che nei parchi non si possa sparare, anche se la fauna presente non è autoctona, come non lo sono questi cinghiali, arrivati nell’area protetta in seguito a liberazioni illegali e moltiplicatisi senza alcun controllo, in assenza di grandi carnivori (i due lupi presenti in Lessinia almeno per ora non fanno testo), gli unici che potrebbero esercitare un’azione di contenimento naturale al loro proliferare indisturbato e pericoloso per le colture, gli allevamenti e le persone stesse. Paolo Garra, presidente dei Comunità montana e Parco della Lessinia, si dice disponibile a illustrare il piano degli interventi programmati sulla base del percorso concordato con la Regione e risponde anche alla mozione proposta dal consigliere Lucio Campedelli: «Le cose vanno fatte con le dovute maniere. Avessi saputo dell’argomento che le commissioni prima e quarta della Provincia affrontavano, avrei partecipato sicuramente anche alla precedente seduta. Attendo l’invito per il nuovo incontro dove presentare il cammino intrapreso che non è semplice, ma la procedura va avanti. Del tema è utile parlare in maniera sensata, evitando contrapposizioni e forzature che inaspriscono i toni sugli argomenti ma non portano soluzioni». È stupito Stefano Valdegamberi, capogruppo Udc in Consiglio regionale, che nella discussione sulla problematica dei cinghiali nel Parco non sia stato citato il progetto di legge 311 presentato da Udc e Lega nord e intitolato «Iniziative per la gestione delle popolazioni di cinghiali nel territorio regionale precluso all’esercizio della attività venatoria». «La risposta concreta all’emergenza cinghiali nel Parco della Lessinia e nel restante territorio si trova approvando tempestivamente questo progetto di legge che prevede un fondo ristoro per danni all’agricoltura provocati dai cinghiali; una polizza assicurativa a carico della Regione per risarcire incidenti stradali provocati dai cinghiali; facoltà agli enti gestori dei parchi di avvalersi di cacciatori locali per l’abbattimento all’interno delle aree protette. Questo permette di superare molte barriere ideologiche, evitando che a subire l’onere dei danni siano quanti già con difficoltà vivono nel territorio collinare e montano. «Il progetto di legge, approvato all’unanimità dalla quarta commissione regionale, aspetta solo di essere portato in Consiglio per diventare legge e mettere definitivamente fine al problema cinghiali», conclude Valdegamberi, sollecitando i consiglieri provinciali a farsi promotori della questione presso i propri referenti regionali.
L’Arena – 20 febbraio 2013