di Francesco Lombardo. Tornare alle origini della propria storia, ripartire dalla bergamasca Pontida per caricarsi nuovamente di energia per le prossime battaglie, a cominciare dalla macroregione e dalle altre battaglie che la Lega sta per intraprendere. Intrigante, l’invito di Roberto Maroni, segretario della Lega Nord, e Governatore neoeletto della Lombardia.
Dopo due anni, il sacro prato fangoso torna a riempirsi di militanti del Carroccio, e delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto i vari Bossi, Belsito, la Rosi Mauro e altri. Sul palco ora c’è Maroni che vuole festeggiare la sua elezione a presidente della Regione Lombardia, «celebrare la nostra storia – ha scritto su Twitter – e rilanciare la battaglia per la macroregione».
Già, celebrare la storia della Lega Nord, è un’impresa. Come la mettiamo con quello scarsino risultato alle elezioni ultime. Si, va bè che a Milano hanno stravinto, ma in Italia sono andati maluccio, per esser generosi. Allora a Pontida si celebra o si maschera il deludente risultato elettorale nazionale, con slogan che promuovono la grande regione del Nord, la moneta padana. E poi come si giustificano i non pochi problemi interni, i vari malumori sorti tra i bossiani e i maroniani. Sul prato di Pontida, si calpesta l’erba, mista a fango, mentre Maroni dal palco, con slogan più o meno indovinati, ma che piacciono tanto ai militanti, tampona le contestazioni. Il desiderio di fare un nuovo partito. Come appunto la nascita di «Rifondazione leghista», la vera lega con nuovamente a capo Bossi. Sì perché dalla base arrivano minacce a Maroni e a Tosi che stanno distruggendo il vero spirito leghista. C’è chi impreca perché vede il partito a brandelli, e vuole tentare una strada nuova.
Quella che ha il sapore dell’inizio, il carisma della fondazione che sa di fumo del toscano di Bossi, che ha le stesse imprecazioni di allora, contro Roma ladrona. Sul palco accanto a Maroni c’è l’Umberto di sempre, quel Bossi fondatore e rimasto leghista puro fino al midollo. All’altra parte Zaia e Tosi, l’ala rinnovatrice, che non governa con slogan, con promesse, ma che cerca il confronto e dove possibile l’intesa. Quando Bossi prende la parola rassicura e cuce rattoppi su una tela un pochino consumata, infatti rassicura «Io ho fatto la Lega non per romperla». Come a dire: calmi ragazzi, c’è tempo, le cose precipitate non portano da nessuna parte. Intanto però ammette che non tutto va bene: che se «qualcuno ha esagerato a dire che tutto va bene, è un leccaculo. La Lega non si sta dividendo come scrivono i giornalisti, ma qualche volta la base viene trattata un po’ male, si finisce per escluderla e contare poco. Ma credo che tutto è ancora rimediabile». Riguardo all’unità nel partito l’evidenza mostra che non è tutto rose e fiori. I cartelli che raffigurano il segretario Maroni, con un naso alla Pinocchio, sono ben visibili. Le promesse dei politici non sai mai come interpretarle, come questa di Zaia che assicura : «La nuova Lega pronta nel 2015». Insomma sull’erba infangata di Pontida questa seconda domenica d’aprile s’è rinnovato un appuntamento molto importante per la Lega. E s’è nuovamente celebrato Bossi. Quel fondatore che è sul territorio, tra la gente, che sa comprendere ed interpretare i bisogni veri delle persone: le speranze, le preoccupazioni, i sogni di ogni uomo del nord. Paola Goisis è una parlamentare padana che spiega: «La Lega è un partito veramente popolare in grado di imporre all’attenzione del paese il tema del federalismo e la questione settentrionale, capace di diventare un vero punto di riferimento, come testimoniavano tra l’altro le percentuali e il numero di elettori che la votavano. oggi le cose sono cambiate.
La nostra gente, dice Goisis, è stretta dalla crisi, «schiacciata tra uno stato che continua a non pagare i suoi debiti e banche che chiedono garanzie assurde e interessi altissimi, nonostante le vagonate di soldi pubblici che hanno ricevuto. La nostra gente si ammazza perché non riesce a pagare, perché una banca o equitalia pignora la casa dove vivevano, per la vergogna di non riuscire a pagare fornitori o dipendenti. In tutto questo – si domanda – dov’è la Lega di Maroni? Perchè non è al fianco di queste persone, perché non parla ogni giorno di questo dramma, perché si perde in polemichette o giochi di palazzo invece che parlare dei temi veri che stanno a cuore alle persone?. Con Bossi tutto questo non succedeva. A Pontida ci ritroviamo per capire cosa pensano i militanti». Maroni intanto taglia una grande torta in cui è raffigurata la macroregione del nord con su una scritta di zucchero colorato che dice così: Forza Maroni, prima il nord. Poi si vedrà. Già tagliare la torta oggi, può essere preludio domani di divisioni interne al partito?. La risposta nei giorni a venire.
Il Sole 24 Ore – 8 aprile 2013