Un terzo dei comuni italiani, più di 2600, sono a rischio leishmaniosi. Se fino a qualche anno fa l’infezione canina era endemica nelle aree collinari e pedemontane interne di Toscana, Umbria e Marche, oggi continua a espandersi verso il Nord Italia. E con le vacanze alle porte il rischio che i cani la contraggano è concreto. Tutta colpa dell’innalzamento generale delle temperature che ha costretto l’intera Europa a correre ai ripari lanciando, attraverso l’European Centre for Disease Prevention and Control, un programma dedicato alle malattie trasmissibili da vettori, identificando la leishmaniosi come patologia prioritaria.
A livello nazionale, l’Istituto Superiore di Sanità ha coordinato un network scientifico. Ne fanno oparte tutti gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e alcune Università presenti sul territorio, per monitorare e aggiornate l’espansione del fenomeno.
“Anno dopo anno, la Leishmaniosi si sta espandendo dai territori tradizionalmente endemici all’Italia centrale, verso le aree collinari e pedemontane interne di Toscana, Umbria e Marche, ma anche verso il Nord Italia, che prima non era considerato endemico per questa malattia”, ha spiegato Luigi Gradoni, dirigente del Reparto di Malattie Trasmesse da Vettori e Sanità Internazionale, Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità. “Secondo l’analisi degli accertamenti condotti negli ultimi 6 anni dagli Istituti Zooprofilattici, dalle Università e dall’ISS su oltre 500.000 campioni sierologici – ha aggiunto Gradoni – sono 169 i comuni riscontrati positivi in Piemonte e Valle d’Aosta, 29 in Lombardia e 79 tra Veneto, Trentino e Friuli-Venezia Giulia”.
Il periodo di maggior attività dei pappataci, il vettore che trasmette l’infezione, da maggio a ottobre, coincide con i mesi dedicati a viaggi e vacanze, che possono avvicinare i cani alla potenziale minaccia. È dunque quanto mai importante conoscere la dislocazione dei focolai d’infezione nelle zone di destinazione dei nostri viaggi, al fine di adottare le misure di prevenzione più adeguate.
Per questa ragione Intervet/Schering Plough ha realizzato la Scalibor Map, una mappa dettagliata che evidenzia con un codice colore la presenza dei comuni positivi per leishmaniosi. Lo strumento è disponibile in formato cartaceo ma anche sotto forma di applicazione mobile per smartphone.
Attraverso quest’applicazione gratuita, ha spiegato Andy Scupelli, designer e managing partner di Qwentès Italia, che ha collaborato al dispositivo tecnologico, “il proprietario di un cane può avere sempre con sé e in qualsiasi luogo del territorio nazionale uno strumento in grado di fornirgli in tempo reale informazioni importanti riguardo i rischi d’infezione da leishmaniosi cui il suo animale potrebbe andare incontro spostandosi nelle varie regioni”.
Oltre all’interazione con la mappa, l’applicazione consente anche di sfruttare il posizionamento GPS del telefono per verificare se ci si trovi in un’area dove vi sono state segnalazioni d’infezione e fornisce anche l’elenco dei punti vendita dove si possono acquistare prodotti per la protezione del cane, individuando il negozio più vicino.
La misura di prevenzione più efficace è quello di evitare il contatto con il vettore (pappatacio) responsabile della trasmissione dell’infezione mediante l’applicazione, nei mesi a rischio, di medicinali veterinari ad attività “anti-feeding”, che impediscono cioè al vettore di alimentarsi con il sangue del cane e quindi di trasmettere il protozoo parassita (Leishmania Infantum).
“Una raccomandazione fondamentale è quella di utilizzare prodotti a base di deltametrina o permetrina (collare o spot-on), due piretroidi che hanno dimostrato, attraverso un’ampia sperimentazione di laboratorio e di campo, un’elevata efficacia nel prevenire le punture dei pappataci”, ha commentato Michele Maroli, già dirigente di ricerca presso il Reparto di Malattie Trasmesse da Vettori e Sanità Internazionale, Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità.
A oggi, la prevenzione è infatti l’unica strada per controllare e contrastare questa pericolosa malattia: una volta che è stato punto, il cane può diventare “sieropositivo” per Leishmaniosi e dunque costituire serbatoio di ulteriore infezione, che può trasferirsi anche all’uomo. Secondo l’Oms sono più di 350 milioni le persone che nel mondo sono a rischio e si contano più di 2 milioni di casi.
Quotidianosanita.it – 11 maggio 2011