Nel 2005 si è verificato un focolaio autoctono di leishmaniosi canina nel comune di Baone, situato in provincia di Padova, nella parte meridionale dei Colli Euganei. Il focolaio è stato monitorato attivamente dai servizi veterinari locali, con l’attiva collaborazione dell’Università di Padova – Dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute, l’IZSVe, i veterinari libero professionisti e le amministrazioni locali.
La leishmaniosi canina (CanL) è una malattia causata dal protozoo parassita Leishmania infantum e viene trasmessa ai cani dalla puntura di un insetto vettore, il flebotomo o pappatacio. La malattia è endemica in buona parte dell’Italia centrale e meridionale, mentre al Nord non sono stati segnalati casi fino alla metà degli anni Novanta. È una malattia grave, con andamento generalmente cronico, e se non curata causa spesso la morte del cane.
La diagnosi precoce e la sorveglianza attiva possono pertanto fare la differenza per tutelare i nostri animali. Promotori di questo approccio, i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) hanno contribuito, in collaborazione con le locali autorità sanitarie e amministrative, a monitorare e ridurre sensibilmente la diffusione della malattia nei Colli Euganei. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Parasitology Research.
Dal 2005, sorveglianza attiva e coinvolgimento della popolazione
Nel 2005 si è verificato un focolaio autoctono di leishmaniosi canina nel comune di Baone, situato in provincia di Padova, nella parte meridionale dei Colli Euganei. Negli anni successivi il focolaio è stato monitorato attivamente dai servizi veterinari locali, con l’attiva collaborazione dell’Università di Padova – Dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute, l’IZSVe, i veterinari libero professionisti e le amministrazioni locali.
Sono state implementate diverse attività, finalizzate al controllo sanitario della popolazione canina ma anche alla sensibilizzazione della popolazione locale nei confronti della malattia. Sono state organizzate campagne di prelievi di sangue per i controlli sierologici dei cani (LeishDay 2006, 2007 e 2010) e incontri ripetuti con i loro proprietari (2006, 2008 e 2011) per promuovere l’adozione di misure preventive specifiche, come l’utilizzo di presidi repellenti i flebotomi vettori. Inoltre, nel 2009, l’amministrazione comunale di Baone ha gratuitamente fornito ai proprietari dei collari con antiparassitario da utilizzare nella stagione estiva.
Dal 2013, valutazione degli interventi di monitoraggio e prevenzione
Per valutare l’efficacia degli interventi messi in atto per ridurre la diffusione della malattia, sono state successivamente effettuate due nuove campagne (2013 e 2017) di test sierologici sui cani; al momento del prelievo, i proprietari degli animali hanno compilato un questionario per indicare le pratiche adottate per proteggere il proprio animale dalle punture dei flebotomi. Sempre nell’estate del 2017 è stata condotta anche un’indagine entomologica per aggiornare i dati di diffusione del flebotomo.
La prevenzione funziona
I dati raccolti sono stati confrontati statisticamente con quelli degli anni precedenti. I risultati mostrano come la sieroprevalenza nei cani (ovvero la presenza di anticorpi specifici per leishmaniosi canina sviluppati in seguito alla puntura di flebotomi infetti) sia ora significativamente inferiore a quella registrata all’inizio dell’epidemia, passando dal 32,4% nel 2006/2007, al 23,6% nel 2013 e infine al 6,3% nel 2017, nonostante la densità dei flebotomi sia rimasta pressoché stabile. Si è notato anche che i cani positivi nel 2017 (solo 4 su 64) avevano più di 6 anni, mentre i cani giovani non erano venuti a contatto con flebotomi infetti nelle stagioni precedenti.
La maggior parte dei proprietari di cani intervistati ha dichiarato di utilizzare regolarmente gli insetticidi topici sui propri cani durante la stagione dei flebotomi. Questo studio rappresenta infatti la prima esperienza italiana di controllo efficace di un focolaio stabile di leishmaniosi canina di nuova introduzione grazie all’uso massivo di insetticidi topici, applicati volontariamente dai cittadini interessati in un contesto non controllabile sperimentalmente.
Non ultimo, questa esperienza dimostra soprattutto che l’approccio attivo e collaborativo tra ricercatori, veterinari libero professionisti, autorità locali e cittadini è la chiave vincente per ottenere risultati eccellenti nella gestione di un focolaio di leishmaniosi.