Quando a Palazzo Ferro Fini si sono visti recapitare il plico, si sono stupiti: «Di nuovo?». Non è infatti la prima volta che da Campo Sant’Angelo, dove si trova la Sezione di controllo della Corte dei conti (saranno sì e no 300 metri di distanza), arriva un dossier in consiglio regionale, basti pensare solo alla controversa querelle sulle spese dei gruppi che si trascina da due anni.
E però lo stupore si è trasformato in sconcerto, puntellato di malcelato fastidio, quando i membri dell’Ufficio di presidenza hanno iniziato a sfogliare le venti pagine contenute nel bustone, durante la riunione di mercoledì.
La delibera, sottoscritta dal presidente della Sezione Claudio Iafolla e dal relatore Francesco Maffei, è infatti dedicata alla verifica delle coperture finanziarie delle leggi approvate dal consiglio nella seconda metà del 2013. Un controllo quasi routinario, fino ad ora, che invece stavolta riserva parecchie sorprese. A cominciare dai destinatari: c’è il presidente del consiglio regionale, Valdo Ruffato, ovviamente; ci sono il presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco; e c’è, dettaglio che «sorprende» come sottolineano al Ferro Fini, il procuratore della Corte dei conti Carmine Scarano. Che non risulta affatto nell’elenco dei destinatari prestabiliti dalla legge per questo tipo di relazioni.
Perché tirare in ballo la procura, si chiedono in consiglio, dal momento che «l’attività legislativa non può costituire una condotta che dia luogo a responsabilità contabile»? Lo si scopre scorrendo la delibera della Corte che ha messo sotto la lente tutte le 24 leggi approvate da luglio a dicembre 2013, delle quali, scrivono i giudici, «solo 6 sono state considerate produttive di effetti finanziari da parte della Regione». Ebbene, di queste, non ce n’è una che abbia passato il vaglio della Corte (e ce ne sono pure altre, considerate «improduttive» di effetti finanziari dalla Regione e ritenute invece «produttive» eccome in Campo Sant’Angelo). Ci vanno di mezzo l’esercizio provvisorio, la legge che ha permesso alla Regione di pagare i debiti delle Usl, i provvedimenti per il completamento degli ultimi cantieri del Passante, l’istituzione del Garante dei diritti della persona, il processo di dismissione delle società «inutili». Paradossalmente, la Corte contesta anche le contromisure prese per contenere la spesa dei gruppi, approvate dal consiglio proprio per rimediare alle rampognate della Corte stessa. Non ne fanno una giusta, verrebbe da pensare, se non fosse che dietro una legge mica c’è un consigliere solo (che può pure scivolare su moltiplicazioni e sottrazioni), bensì la struttura del suo gruppo, poi la commissione che procede con l’istruttoria e infine l’assemblea, cui fanno capo tutti i tecnici (non parliamo delle leggi che partono dall’altra sponda del Canal Grande, perché allora dovremmo aggiungerci anche tutti gli esperti della giunta).
Tant’è, nella sua delibera dell’8 luglio la Corte dapprima richiama i suoi doveri, ribaditi anche da svariate sentenze della Consulta che impongono alle pubbliche amministrazioni di prevedere per ogni spesa un’adeguata copertura, onde evitare nuove voragini nel debito italiano, precisando che queste coperture «non siano mere clausole di stile» bensì «credibili, ragionevolmente argomentate, sufficientemente sicure, non arbitrarie e irrazionali». Quindi, va giù di maglio. La legge che ha istituito il marchio «Qualità Veneto»? «Si prospetta una situazione alquanto contraddittoria in quanto emergerebbe o una non corretta quantificazione degli oneri finanziari» oppure «una incompleta copertura finanziaria». La legge per la prevenzione e la salvaguardia dal gas radon? Sulla base della stima dell’Arpav «l’entità del singolo contributo previsto sembra ridursi ad un’entità abbastanza modesta, circostanza questa che fa dubitare sulla correttezza e sulla credibilità della previsione». Per la legge di copertura dei 777 milioni di debito delle Usl, grazie ad un prestito dello Stato, si sottolinea che «i pesanti oneri restitutori di questa anticipazione di liquidità vengono a gravare sui servizi sociali», che «i capitoli sui quali si viene a incidere in maniera così pesante e continuativa» non mostrano «effettiva capienza» e che per gli «ammortamenti non sterilizzati sarebbe stato opportuno individuare autonome forme di finanziamento». Il fondo di garanzia per il Turismo? «Evidenzia un’incongruenza che consente la concessione di nuovi finanziamenti rispetto a procedure e ad un fondo che sono stati formalmente abrogati». La delibera prosegue così, per una ventina di pagine, contestando ora «la sostanza» (ossia l’effettiva esistenza dei quattrini necessari a dar corpo alla legge), ora «la forma» (ossia la presenza di tutte le analisi e le schede finanziarie che devono accompagnare l’articolato normativo). E i chiarimenti via via ottenuti dal consiglio regionale non sono stati ritenuti sufficienti.
Cosa accadrà ora? Lo suggerisce la stessa Corte dei conti che invia l’intero faldone alla procura «per gli accertamenti del caso» e poi ricorda: «Il difetto di copertura finanziaria costituisce un vizio essenziale della legge, che potrebbe portare anche alla declaratoria di incostituzionalità della stessa». Insomma, il governo è stato informato, ora decida lui se andare o meno alla Consulta. Ma alla Corte costituzionale ci si potrebbe arrivare anche prima, visto che il consiglio sta valutando se esistano gli estremi per l’ennesimo ricorso per conflitto di attribuzioni. E il presidente, Valdo Ruffato, allarga le braccia: «Abbiamo sempre collaborato con la Corte dei conti, in modo positivo e proficuo. Da un po’ di tempo a questa parte, però, non possiamo muovere foglio senza che ci arrivi la bacchettata, secondo noi del tutto ingiustificata. C’è un accanimento. Dov’è finita l’autonomia del consiglio? A questo punto trasferiamo tutto in Campo Sant’Angelo, vorrà dire che le prossime leggi le scriverà e approverà direttamente la Corte. E noi potremo dormire sonni tranquilli».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 1 agosto 2014