Il testo varato dal governo, emendabile in Parlamento, prevede anche un finanziamento aggiuntivo di 150 milioni per le università e la possibilità di fare più assunzioni negli atenei e nei centri di ricerca
Legge stabilità: blocco degli stipendi ma soldi per le scuole paritarie. In arrivo 220 milioni per le scuole paritarie ma si bloccano anche per il 2014 gli stipendi del personale della scuola. La legge di Stabilità approda al Senato e dopo tantissime indiscrezioni, revisioni e aggiunte dell’ultimo momento il suo contenuto è finalmente noto. Una manovra che sembra scontentare tutti, ma che secondo diversi membri del governo può essere modificata in Parlamento. Ecco cosa prevede per scuola, università e ricerca.
Scuola paritaria. Dopo tante lamentele, anche da parte di illustri esponenti del clero italiano, e il rischio di chiusura della maggior parte delle scuole paritarie italiane, arrivano 220 milioni di euro per il 2014 a favore degli istituti non statali. Soldi che compensano parzialmente i tagli effettuati nel corso degli ultimi anni al budget di 539 milioni di euro (dato 2007). I fondi erogati nel 2013 sono stati pari a 260 milioni di euro e con i 220 previsti dalle legge di stabilità si arriverebbe a 480: ancora pochi per i gestori delle paritarie e anche troppi per coloro che non immaginano alcuna sorta di finanziamento pubblico alle scuole private.
Contratto della scuola e scatti stipendiali. Gli stipendi del personale della scuola resteranno bloccati ancora per due anni. Niente scatti automatici, come prevederebbe il contratto della scuola. Ma non solo. Per tutto il pubblico impiego non sarà possibile rinnovare i contratti scaduti e in scadenza, se non per la parte normativa. Disposizione che per la scuola è particolarmente pesante perché il contratto è scaduto da quasi quattro anni e le retribuzioni di insegnanti e non docenti (Ata) si sono nel frattempo svalutate del 12/15 per cento. Una situazione che i sindacati non esitano a definire come “doppia penalizzazione”. Per questa ragione, Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda hanno indetto una manifestazione per il 30 novembre e andranno allo sciopero articolato in date diverse su base regionale, di un’ora di lezione o di tutta la giornata a seconda delle decisioni che saranno prese a livello territoriale.
Sulla vicenda degli scatti automatici – il primo dopo tre anni, gli altri ogni sei – sugli stipendi dei docenti e del personale Ata della scuola si è consumato nei giorni scorsi un piccolo giallo. Nella legge di stabilità non c’è una norma specifica che blocca gli scatti stipendiali del personale della scuola, ma solo un generico provvedimento che congela gli aumenti di stipendio per tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. In più, la legge dello scorso mese di luglio che prevedeva il blocco degli scatti anche per docenti e Ata non era stata ancora pubblicata in Gazzetta. Ma nella relazione tecnica allegata al disegno di legge di stabilità, si fa riferimento esplicito alle norme che decretano il blocco degli scatti automatici. Un mezzo pasticcio che il governo ha pensato di risolvere pubblicando in Gazzetta la legge che blocca gli scatti per tutti i pubblici dipendenti.
Fondo di finanziamento ordinario e fabbisogno delle università. Dopo essere stato decurtato pesantemente – 760 milioni in appena quattro anni, che rappresentano una sforbiciata superiore al 10 per cento rispetto ai 7.450 milioni di euro del 2009 – dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, si apre uno spiraglio per gli atenei italiani che sono costretti a rivolgersi sempre più agli studenti – e alle loro famiglie – per evitare il default. La legge di stabilità prevede un finanziamento aggiuntivo di 150 milioni di euro per il 2014 che andranno a sommarsi agli attuali 6.690 milioni di euro previsti per il 2013.
Una situazione che nei mesi scorsi ha indotto la Crui – la Conferenza dei rettori – a lanciare un grido d’allarme sulla tenuta dei conti di parecchi atenei. I 150 milioni previsti dalla legge di stabilità rappresentano ossigeno puro per le casse delle università più in difficoltà ma sono poca cosa rispetto ai 760 milioni tagliati in appena quattro anni. Mentre, per evitare i possibili effetti dovuti alla modica delle regole di calcolo sull’intero fabbisogno finanziario annuale del sistema universitario nazionale, il governo per il 2014 incrementa del 3 per cento il budget dell’anno 2013.
Durata delle specializzazioni mediche. Dal 2014/2015 per specializzarsi in medicina, dopo i sei anni di laurea magistrale, sarà sufficiente seguire un corso di quattro anni e non più di cinque com’è avvenuto finora. Fermo restando la facoltà degli atenei di stabilire una diversa durata delle specializzazioni mediche fino al massimo di cinque anni.
Assunzioni all’università e negli enti di ricerca. Sarà possibile a partire dal 2016 assumere più docenti e ricercatori. La norma attuale prevede un turn over bloccato al 50 per cento dei pensionamenti. Dal 2016 si passerà al 60 per cento, nel 2017 all’80 per cento e nel 2018 si potranno sostituire tutti gli insegnanti e i ricercatori che andranno in pensione.
Dismissioni. E’ prevista l’individuazione dei beni immobili di proprietà dell’Indire – l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa – da trasferire all’Agenzia del demanio per la successiva dismissione.
Ricerca. E dopo i tagli del precedente governo, la ricerca scientifica potrà contare ancora sul rifinanziamento del 5 per mille sulle dichiarazioni dei redditi 2013. A partire da gennaio saranno disponibili 400 milioni di cui una parte potranno essere utilizzati per il finanziamento della ricerca scientifica e dell’università e per il finanziamento di progetti di ricerca in ambito sanitario.
Repubblica – 31 ottobre 2013