Tagli alle Regioni, alla sanità, ai ministeri. Ulteriori interventi sul pubblico impiego, tra cui anche la cancellazione dell’indennità di vacanza contrattuale peri prossimi due anni. La legge di stabilità che il governo approverà martedì prosegue sulla via tracciata dal decreto sulla spending review, centrando l’obiettivo di cancellare completamente l’aumento dell’Iva che sarebbe scattato nel 2013 e finanziando come di consueto alcune voci di spesa ritenute indispensabili tra cui il meccanismo del 5 per mille dell’Irpef e la detassazione dei premi di produttività. Tra le misure previste ci dovrebbero essere nuovi tagli alle regioni, un nuovo taglio al fondo sanitario nazionale, la proroga di un anno del blocco contrattuale per i dipendenti pubblici e restrizioni salariali per i dirigenti pubblici.
Dipendenti pubblici. Il blocco dei contratti pubblici è confermato anche per l’anno 2014. Ma i dipendenti pubblici oltre a non godere di rinnovi dovranno rinunciare a qualsiasi aumento contrattuale pregresso e per gli anni 2013 e 2014 anche all’indennità di vacanza contrattuale, ossia al parziale recupero dell’inflazione. E scatta per loro una stretta sulla legge 104, ossia i permessi per l’assistenza a parenti malati o disabili: salvo il caso in cui riguardino il dipendente stesso, i figli o il coniuge, saranno retribuiti solo al 50 per cento.
Sanità. Anche il Fondo sanitario nazionale è di nuovo chiamato a contribuire alle esigenze del bilancio dello Stato. I risparmi riguarderanno in particolare gli acquisti di beni e servizi; l’importo complessivo è comunque già stabilito in 1,5 miliardi. Tra le altre novità introdotte c’è un criterio quantitativo per la defin izione del prezzo di riferimento alle condizioni di maggiore efficienza. La misura del taglio dei contratti di appalto in essere passa dal primo gennaio 2013 dal 5 al 10 per cento. Il tetto di spesa relativo all’acquisto di dispositivi medici è ridotto dal 4,9 al 4 per cento.
Regioni nel mirino. La popolarità di questi enti locali non è particolarmente alta nelle ultime settimane. Dopo il progettato intervento sul fronte dei costi più strettamente legati alla rappresentanza politica regionale, il governo torna a mettere mano alle più sostanziali voci di spesa, anche se per altra via interviene per finanziare il trasporto pubblico locale. In particolare viene previsto per le Regioni a statuto ordinario un ulteriore taglio strutturale di un miliardo l’anno, che sostanzialmente raddoppia quello fissato a luglio con la spending review. Per gli enti a statuto speciale la riduzione aggiuntiva è di 500 milioni. Ma un ulteriore sacrificio è imposto a Sicilia e Sardegna, che si vedono decurtare i fondi speciali destinati nell’ambito del federalismo ai propri Comuni (per 500 milioni l’anno) ed alle Province (200 milioni). Il conto totale per le Regioni dovrebbe quindi raggiungere quota 2,2 miliardi in termini annui.
Ministeri. La legge di stabilità comprende un nuovo elenco di riduzioni per i bilanci dei singoli dicasteri, e specifiche misure per alcune di essi, in parte ancora da definire. Per il ministero del Lavoro i risparmi riguardano i finanziamenti ai patronati (i tagli precedenti sono prorogati di due anni) e il Fondo sociale per l’occupazione. Il ministero della Giustizia prevede un nuovo aumento del contributo unificato per i processi, nel caso di impugnazione respinta. Per tutte le pubbliche amministrazione scatta il divieto di ricorso alle consulenze in materia informatica, salvo casi eccezionali.
Le spese. La legge di stabilità finanzia alcune voci di spesa: il meccanismo del 5 per mille Irpef a favore del volontariato, il settore dell’autotrasporto, la detassazione dei contratti di produttività e il trasporto pubblico locale.
NODI REGIONI
Arriva una nuova ondata di tagli alle Regioni comprese quelle a statuto speciale La riduzione complessiva è di 2,2 miliardi
LA SANITA’
I fondi per la Sanità vengono ridotti di circa 1,5 miliardi Il valore dei contratti in appalto viene ridotta del 10 per cento
GLI STATALI
Fra le norme destinate a frenare la spesa c’è anche lo stop all’indennità per la mancanza del contratto che scattava automaticamente
L’IVA
I nuovi risparmi consentiranno di non far scattare l’aumento dell’Iva che era previsto per il prossimo luglio. Rifinanziati anche gli sconti fiscali sui premi di produttività
LE REAZIONI
L’indiscrezione (del Messaggero di stamane) deve essere confermata, ma è ferale: con la bozza di legge di stabilità che il Governo si appresta a varare domani – il Consiglio dei ministri è convocato alle 15 – il Fondo sanitario nazionale si preparerebbe a una nuova sforbiciata di 1,5 miliardi, in particolare sul capitolo beni e servizi. La spending dopo la spending, accompagnata da altre misure ad alto impatto (come l’eliminazione per i lavoratori pubblici dell’indennità di vacanza contrattuale e una stretta sui permessi previsti dalla legge 104 per assistere parenti disabili o malati) un’ulteriore cura dimagrante che già fa gridare allo scandalo.
Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, si tira fuori: «Qualcuno forse ci starà lavorando, io no. Comunque non commento ipotesi di stampa». Altri, invece, commentano e come.
«L’indennità di vacanza contrattuale è prevista dai contratti del lavoro pubblico, non è materia su cui l’Esecutivo può decidere autonomamente», dice Rosanna Dettori, segretario generale Fp Cgil. «Se così fosse ci troveremmo di fronte a un ritorno al passato, a una rilegificazione del rapporto di lavoro, con buona pace della ministra Fornero».
Sui presunti nuovi tagli a sanità e Regioni, Dettori usa parole forti: «Ci sembra paradossale che il Governo Monti pensi di poter imporre un’ulteriore riduzione di spesa, perché comporterebbe la definitiva messa in ginocchio del nostro welfare e una spinta alla privatizzazione. Lo stesso potremmo dire per la legge 104. Lo stesso Governo che ha ridotto, quando non azzerato, l’assistenza alla persona e alla non autosufficienza, non crediamo si possa permettere di ridurre anche questo strumento di tutela dei diversamente abili. Non ci troveremmo più soltanto di fronte alla riduzione dell’intervento pubblico ma a un intollerabile cinismo».
Dal Pd si leva la voce della deputata Margherita Miotto: «Se fosse vero sarebbe gravissimo. La sanità è già stata pesantemente colpita dai tagli indiscriminati di Tremonti e non può essere nuovamente oggetto della scure dei finanziamenti. Chiediamo al governo di cercare le risorse necessarie in altri capitoli di spesa. In Italia la spesa sanitaria è tra le più basse in Europa».
Per le Regioni parla il governatore del Veneto, Luca Zaia: «Giù le mani dal Veneto per quanto riguarda la sanità e i trasporti locali. E’ deplorevole che prima di arrivare a una extrema ratio come questa il Governo non abbia il coraggio di introdurre i costi standard. Ovvero, a parità di tagli di una sanità virtuosa ed efficiente come il Veneto e di una Regione sprecona, è quest’ultima che alla fine ci guadagna».
Il Messaggero e Il Sole 24 Ore Sanità – 8 ottobre 2012