Scontro con Fassina. Il viceministro dell’Economia «grave errore scioperare» Camusso: errore non mettere al centro l’occupazione Bonanni: pressing giusto. Parte il pressing dei sindacati per ottenere modifiche alla legge di stabilità, con 4 ore di sciopero da organizzare a livello territoriale entro metà novembre. Dopo di chè Cgil, Cisl e Uil decideranno, sulla base delle risposte ottenute, se intensificare o meno la mobilitazione.
È questa la strategia concordata ieri, nell’incontro tra i tre segretari generali, rispettivamente Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Ageletti (Uil) che hanno confermato le critiche all’impianto della legge di stabilità, giudicandola insufficiente soprattutto nel capitolo che riguarda il mondo del lavoro.
«Così come è non va bene – ha detto Susanna Camusso – perché mantiene uno stato recessivo nel Paese. Bisogna cambiare passo, avere il coraggio di fare una scelta politica e spostare i pesi per far ripartire il Paese. Diamo per scontato, inoltre, che non possa rimanere aperta la questione degli esodati, così come ci devono essere ulteriori risorse per la cassa integrazione in deroga. Sono emergenze che vanno chiuse, il Governo si era impegnato a farlo». A chi le ha chiesto di commentare le parole del viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, che ha definito un «grave errore» lo sciopero, Camusso ha riposto che «è stato un errore non fare una legge di stabilità che avesse il lavoro al centro». ProprioFassina, peraltro, insieme al sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, sonoconsideratiall’interno del governo gli interlocutori principali dei sindacati che sollecitano emendamenti per modificare il provvedimento.
«Non ero d’accordo sullo sciopero generale che sembrava un errore – ha spiegato Raffaele Bonanni – ritengo invece chelo sciopero articolato a livello territoriale, come si è già fatto tante volte, sia un utile mezzo di pressione per cambiare la legge di stabilità in Parlamento».
Secondo Cgil, Cisl e Uil, le risorse per il lavoro si possono reperire «a saldi invariati», attraverso una maggiore tassazione per le rendite finanziarie, il ricorso ai costi standard obbligatori, la riduzione delle stazioni appaltanti conl’accorpamento delle municipalizzate più piccole. «Non si é voluto mettere mano a sprechi, ruberie e assetti di potere» ha continuato Bonanni ricordando come la questione fiscale sia stataposta conCgil eUile Confindustria al centro del documento congiunto del 2 settembre: «Credevamoche il governo avesse capito che questa era la priorità», ha affermato il numero uno della Cisl sostenendo che invece «ha vinto il partito della spesa pubblica. E a pagare questa vittoria sono i lavoratori in particolare del pubblico impiego».
In quel documento si propone una spending review non più basata su una logica di tagli lineari chehanno colpito indistintamente tutti gli enti, quelli virtuosi e quelli inefficienti, ma attraverso un’analisi selettiva della spesa pubblica condotta a tutti i lvelli di governo, coinvoglendola revisione delle funzioni svolte dalle amministrazioni centrali e da quelle decentrate, riducendo i costi impropri della politica.
Le categorie dei dipendenti pubblici e dei pensionati parteciperanno in prima fila alla mobilitazione del sindacato, nel frattempo – ha ricordato Luigi Angeletti – «metteremo in campo la nostra forza per ottenere il cambiamento di questa legge attraverso il dibattito parlamentare. Chiederemo un incontro con i capigruppo dei partiti per far recepire le nostre proposte. La manovra varata dal governo condanna il Paese alla stagnazione senza crescita e come conseguenza ci sarà un aumento della disoccupazione».
Il Sole 24 Ore – 22 ottobre 2013