Un pacchetto di ritocchi per consentire maggiori margini di manovra alla Regioni nel centrare l’obiettivo di 4 miliardi di riduzione della spesa. Con la possibilità di ricontrattare anche i mutui in essere e di calibrare, sulla falsariga dei correttivi già adottati per i Comuni, con maggiore flessibilità i tagli. Compresi quelli in arrivo sulla sanità per i quali si potrebbe materializzare una forma di compartecipazione prettamente politica del Governo e comunque con un vincolo ben preciso: nessuna stretta sulle prestazioni.
Il piano per il restyling della legge di stabilità al Senato, dopo le modifiche apportate dalla Camera (si veda Il Sole 24 Ore del 30 novembre), ha già una sua fisionomia abbastanza definita. A lasciarlo intendere è anche il premier Matteo Renzi nell’annunciare che arriverà una dote di 50 milioni per il servizio civile in parallelo alla stabilizzazione del 5 per mille.
Un piano che è stato discusso nelle numerose riunioni che si sono susseguite anche ieri a Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia, e che potrebbe prevedere anche l’intervento sul canone Rai, da ridurre e agganciare alla bolletta elettrica, nonostante negli ultimi giorni questa opzione venisse considerata ormai esclusa dal nuovo pacchetto di ritocchi alla “stabilità”. Nel Governo, e in particolar modo a palazzo Chigi, la spinta a intervenire rapidamente sul canone Rai sembra salire d’intensità. Mentre la necessità di mantenere invariati i saldi condizionerà il destino di alcuni ritocchi. Come l’azzeramento dell’aumento della tassazione sulle Casse privatizzate (tornando al 20% dall’attuale 26%) che resta probabile ma non scontato così come i possibili ritocchi all’Irap: aumento della franchigia per le Pmi ed estensione della cancellazione della componente lavoro ai lavoratori stagionali del settore turistico e non solo a quelli dell’agricoltura ai quali è stata garantita da una modifica approvata alla Camera.
Praticamente certo è invece un intervento sulla tassazione dei rendimenti dei fondi pensione e sulla rivalutazione del Tfr destinato alla previdenza integrativa. Si scenderà sicuramente dal 20% previsto dall’attuale versione della manovra. Resta da fissare la quota cui posizionare l’asticella che al momento oscilla tra il 15% e il 17 per cento.
Altrettanto certa è la cancellazione della “patrimoniale sui macchinari” (imbullonati) come la correzione sui “minimi” per i professionisti: la soglia dei compensi relativa al nuovo regime forfettario per le partite Iva dovrebbe salire da 15mila a 20mila euro.
A palazzo Madama arriverà manche la soluzione per la ricollocazione del personale delle province in esubero per effetto della riforma Delrio. Il ritocco sarà probabilmente inserito nel pacchetto di correttivi sulle Regioni. Nulla cambierà invece per il bonus Irpef da 80 euro e per il Tfr in busta paga.
Il Governo punta anche a inserire la nuova local tax nel passaggio della “stabilità” al Senato. Ma la strada non si presenta del tutto in discesa, soprattutto a causa dei tempi ristretti a disposizione di Palazzo Madama per esaminare la manovra. Questa settimana la commissione Bilancio avvierà la discussione generale e fisserà il termine per la presentazione degli emendamenti da parte dei gruppi parlamentari. Ma la partita non potrà entrare subito nel vivo. La commissione di fatto avrà a disposizione non più di due settimane per consegnare il testo all’Assemblea di palazzo Madama che conta di apporre il suo sigillo entro sabato 20 dicembre, ma che potrebbe anche arrivare al 22 dicembre con conseguente nuovo invio del provvedimento alla Camera. Che, in questo, potrebbe dare il disco verde definitivo soltanto dopo Natale.
IL VICEMINISTRO ENRICO MORANDO: «ORA RITOCCHI MA NEL RISPETTO DEI SALDI»
«Al Senato affronteremo sicuramente i capitoli che la Camera non ha discusso: Regioni, fondi pensione, le questioni dei cosiddetti “imbullonati” e dei minimi per i professionisti con l’obiettivo di migliorare ulteriormente il testo della legge di stabilità uscito da Montecitorio». Il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che insieme al viceministro Enrico Morando continuerà a seguire passo passo il cammino della manovra anche a palazzo Madama, è soddisfatto per i risultati già ottenuti alla Camera, a cominciare dal «significativo intervento sul sociale» collegato ad alcuni dei ritocchi approvati.
Dopo oltre un mese di lavori alla Camera i principali nodi della “stabilità” sono stati rinviati al Senato. La maggioranza non è riuscita a trovare subito l’intesa?
C’è solo stata una buona scelta di metodo con l’immediata divisione degli argomenti da affrontare nei due rami del Parlamento. A Montecitorio la gestione parlamentare è stata rigorosa: l’assalto alla diligenza è stato evitato. Un lavoro che ha permesso di approvare importanti modifiche.
Si riferisce ai margini di manovra concessi ai Comuni?
Ai Comuni abbiamo garantito alcuni strumenti per gestire meglio il rilevante taglio a loro carico, come quelli sui mutui, sul debito e sulla possibilità di utilizzare diversamente gli oneri di urbanizzazione. Un’operazione importante come quelle sul lavoro e soprattutto sul sociale.
Che non prevede però l’estensione del bonus Irpef a pensionati e incapienti…
Il bonus da 80 è diventato permanente. Poi abbiamo reso il bonus bebè socialmente più equilibrato ricorrendo all’Isee ed eliminandoiltettodiredditoIrpef. Questo ci ha anche permesso di irrobustire notevolmente l’assegno per le fasce più deboli. Non vanno dimenticati gli ulteriori 150 milioni destinati al Fondo per le non autosufficienze e la nuova dote di 200 milioni l’anno nel biennio 2015-16 per gli ammortizzatori.
Perché sul fronte delle imprese non è stata data subito una risposta alle questioni Irap e “imbullonati”?
Alla Camera si è pensato in primo luogo a rifinanziare la “Sabatini”. E la considero un’ottima modifica. Al Senato affronteremo il tema della patrimoniale sui macchinari con l’obiettivo di trovare la soluzione più adatta. Sull’Irap valuteremo le richieste di modifica. Le scelte vanno fatte all’interno di uno schema di priorità.
Anche sui “minimi” si è scelto di rinviare.
Anche in questo caso prenderemo una decisione definitiva nel passaggio a Palazzo Madama.
La maggioranza resta in pressing per rendere più soft la tassazione su fondi pensione…
Si tratta di una questione sensibile che, insieme a quella della rivalutazione del Tfr, ereditiamo dalla Camera dove è emersa un’idea di alleggerimento del prelievo. La condizione resta il rispetto dei saldi.
C’è anche la patata bollente dei tagli alle Regioni. Sul tavolo ci sono anche i tagli alla sanità?
Escludo in ogni caso tagli alle prestazioni. I saldi devono restare invariati, così come gli obiettivi di riduzione della spesa. Si può pensare di far scattare un’operazione sulla falsariga di quella già adottata per i Comuni. Dal Governo può arrivare solo una compartecipazione politica.
La nuova local tax entrerà davvero nella manovra?
Si stanno concentrando gli sforzi per farla entrare al Senato compatibilmente con i tempi parlamentari a disposizione e con la complessità tecnica del tema.
Il Sole 24 Ore – 2 dicembre 2014