Repubblica. Grande fuga dal lavoro rimandata al 2025. Tra finestre, tetti, paletti, vincoli e penalizzazioni, il pacchetto pensioni della manovra, la seconda del governo Meloni, ha un unico risultato: il ritorno pieno alle regole ordinarie della legge Fornero nel 2024. Altro che vittoria della Lega di Matteo Salvini. Chi pure riuscirà ad anticipare, slitterà l’uscita all’anno dopo.
I dipendenti pubblici
Persino i medici dovranno arrendersi. In queste ore minacciano di piantare tutto e ritirarsi entro la fine di quest’anno, lasciando scoperti ospedali e ambulatori, per non incappare nel nuovo taglio riservato dal 2024 ad alcuni dipendenti pubblici – enti locali, sanità, insegnanti delle paritarie, ufficiali giudiziari: 700 mila a regime, 30 mila l’anno prossimo – che godono di vecchissime regole di calcolo sugli anni lavorati prima del 31 dicembre 1994.
L’effetto combinato di finestre e preavvisi non permetterà loro di evitare quel taglio che Cgil-Fp e Flc calcolano possa arrivare fino al 20% della parte retributiva della pensioni. Con penalizzazioni da 400 fino a 11 mila euro lordi all’anno in meno di pensione per un reddito di 50 mila euro lordi.
I requisiti Fornero
E allora nel 2024 gli italiani dovranno dare di nuovo un’occhiata ai requisiti classici di uscita, definiti dalla legge Fornero del 2011. La pensione di vecchiaia con 67 anni e 20 di contributi. E la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), a prescindere dall’età.
Quota 103
L’impuntatura della Lega ha costretto il ministro dell’Economia (pure lui leghista) Giancarlo Giorgetti a rinunciare a Quota 104 col ricalcolo contributivo sugli anni pre-1996. Viene dunque prorogata Quota 103 – l’uscita a 62 anni con 41 di contributi – anche per il 2024. Ma a differenza di quest’anno ci sarà un ricalcolo tutto contributivo, con la formula più penalizzante applicata sin qui solo a Opzione donna.
In più, le finestre di attesa allungate – 7 mesi per i privati e 9 mesi per i pubblici, oggi sono 3 e 6 mesi – di fatto manderanno in pensione nel 2024 solo quanti raggiungono i requisiti nella primissima parte dell’anno prossimo, tra gennaio e aprile. Tutti gli altri slittano appunto al 2025. Le finestre d’altro canto servono proprio a questo, a procrastinare le uscite e pesare di meno sulla spesa stanziata. Come se non bastasse, la nuova Quota 103 avrà un tetto più basso dell’importo di pensione anticipabile dal “quotista” che passa da cinque a quattro volte la pensione minima, da 2.800 a 2.256 euro.
Chi ha ad esempio una pensione da 2.500 euro dovrà rinunciarea 300 euro al mese per cinque anni, fino a quando cioè non raggiungerà la soglia di età della vecchiaia (67 anni). Con le regole di Quota 103 vigenti non sarebbe successo.
Paletti e penalizzazioni che potrebbero indurlo a restare al lavoro e optare per il bonus Maroni: incassare il 9,19% della sua retribuzione in busta paga fino ai 67 anni, pari ai contributi previdenziali versati ogni mese a Inps. Ma in questo caso la sua pensione futura sarà più bassa.
Considerato che la platea di Quota 103 stimata dal governo per il 2023 è di 41 mila e le uscite a stento saranno la metà, nel 2024 si scenderà ancora.
Ape sociale
Ape sociale doveva essere cancellata assieme ad Opzione donna e confluire in un “fondo per la flessibilità”. Invece entrambe le misure sono prorogate di un anno, ma penalizzate. Il requisito anagrafico dell’Ape sociale – un’indennità di 1.500 euro al massimo – si alza da 63 anni a 63 anni e 5 mesi, spingendo buona parte della già ridotta platea verso il 2025. Si tratta di disoccupati, invalidi, gravosi, caregiver. Riceveranno l’assegno fino ai 67 anni, 5 mesi in meno di ora.
Opzione donna
La stretta vera è arrivata l’anno scorso. Quando il governo Meloni, nella sua prima manovra, ha inserito paletti tali, così stringenti, da creare 20 mila “esodate”, lavoratrici che senza quei limiti avrebbero agganciato l’unica uscita anticipata previdenziale con la penalità del ricalcolo. Penalità ora estesa a Quota 103, per la prima volta.
Ebbene Opzione donna, sempre sul punto di essere abolita, resta ancora per tutto il 2024, ma l’età sale da 60 a 61 anni – «ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni» – con 35 di contributi. Le categorie rimangono le stesse: caregiver, invalide al 74%, licenziate o dipendenti di aziende in crisi con tavolo ministerialeaperto. Le domande quest’anno sono state pochissime. Saranno ancora meno il prossimo, anche perché il bacino è lo stesso: le donne che al 31 dicembre dell’anno scorso avevano 60 anni e che ora hanno 61 a anni. Una morte annunciata, tanto più con le finestre di 12 e 18 mesi. Torna la Fornero.