Assunzioni nella Pubblica amministrazione, pacchetto pensioni e tasse immobiliari, ma solo in senso buono per i contribuenti, sono in prima fila nell’agenda delle modifiche della legge di bilancio. Oggi pomeriggio in commissione alla Camera comincerà il lavoro sugli oltre 900 emendamenti “segnalati”, mentre ieri fino a tarda sera, e ancora questa mattina, governo e maggioranza sono impegnati in riunioni per fare il punto anche sui correttivi ministeriali (molti sono destinati a cadere). L’ultimo appuntamento chiave è fissato per domani alle 13, termine entro il quale il governo dovrà presentare le proprie proposte di modifica.
Nel gruppone degli emendamenti segnalati cominciano comunque a farsi largo quelli dotati di più chance per l’approvazione. In prima fila c’è il correttivo (primo firmatario Maino Marchi, Pd) che punta ad allargare le maglie per le nuove assunzioni negli enti locali, in sostanza raddoppiando dal 25 al 50% il turn over e alzandolo fino al 100% quando gli abitanti sono meno di 10mila. I dettagli dell’intervento, che punta anche a facilitare la gestione del personale nelle unioni e nelle fusioni di Comuni, potrebbero essere ritoccati nella versione definitiva, ma l’indirizzo è quello.
Per tutta la pubblica amministrazione è in arrivo invece la proroga di un anno delle graduatorie dei concorsi, che interessa da vicino i 4.471 vincitori non ancora assunti ma anche una parte dei 151.378 idonei.
Tra le ipotesi c’è poi quella di tornare ad aprire il reclutamento di tecnici per le attività di progettazione e controllo dell’Anas, che era comparsa nei primi testi della manovra insieme allo sblocco di 800 milioni per chiudere i contenziosi in corso. Se non troverà spazio nella manovra il pacchetto, strategico in prospettiva per la fusione con Ferrovie che dovrebbe precedere la quotazione in Borsa di Fs, potrebbe essere portato avanti con un decreto a sé: stessa sorte per le misure sulle banche, dalla rateizzazione in cinque anni dei nuovi contributi al fondo di risoluzione ai correttivi per le Dta.
Sul versante delle tasse sul mattone, tramontate sul nascere le idee della cedolare per gli affitti brevi (ma la discussione è destinata a riaccendersi) e l’unificazione Imu-Tasi, punta all’approvazione la conferma fino al 2020 della cedolare secca al 10% (anziché al 15%) per gli affitti a canone concordato, essenziale per dare un quadro fiscale stabile ai contratti che saranno firmati il prossimo anno. Tra gli emendamenti segnalati c’è anche una tassa piatta al 20% da introdurre in via sperimentale per gli affitti non abitativi, che secondo Confedilizia potrebbe rivelarsi utile per «risolvere la piaga dei locali vuoti e della desertificazione delle città».
A definire il confine degli interventi possibili è ovviamente la questione risorse, all’interno di una manovra i cui saldi sono iper-blindati per ragioni sia europee sia di politica interna. Dai soldi a disposizione dipenderà anche l’assetto definitivo dei nuovi interventi sul capitolo previdenziale, che vedono in prima fila la proroga dell’opzione donna per permettere la pensione alle lavoratrici con 57-58 anni di età e 35 anni di contributi (come anticipato sul Sole 24 Ore del 16 novembre). Un aiuto arriva dalle risorse rimaste dalla prima sperimentazione, mentre il nodo fondi sembra più complicato sull’emendamento che chiede di abbassare di un anno (da 36 a 35) la soglia di contribuzione per l’accesso all’Ape social di alcune categorie di lavorati «gravosi».
Fra oggi e domani, comunque, si chiuderanno i giochi. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio alla Camera, ha rimarcato ieri che il governo «non avrà un minuto in più» oltre il termine delle 13 di domani. A rendere strettissimi i tempi c’è del resto l’obiettivo di votare in Aula entro domenica prossima, per lasciare libera l’agenda nella settimana che porterà al referendum.
Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 20 novembre 2016