Possibile che il Governo non trovi 1.300 mln per il contratto di 700.000 persone che pagano le tasse sullo stipendio e restituiscono subito allo Stato 600 mln? Perché l’esito di un fallimento della trattativa sui contratti e sul finanziamento del Fsn porterebbe a una sola conclusione: la salute messa a mercato. Lo sciopero nazionale del 12 dicembre ha il consenso di tutti i cittadini responsabili che hanno bisogno di una sanità pubblica, inclusiva e democratica.
Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, si unisce al Coordinatore degli Assessori alla Sanità Antonio Saitta (Assessore del Piemonte) e all’Assessore al Bilancio della Regione Lombardia Massimo Garavaglia, per chiedere al Governo che nella Legge di Bilancio siano stanziate le risorse per il Fondo Sanitario Nazionale e per i contratti del personale sanitario. Bonaccini, a nome della Conferenza delle Regioni, ha chiesto un incontro a Gentiloni. Le Regioni vogliono parlare con il Presidente del Consiglio per reperire ulteriori finanziamenti per la sanità pubblica. Il tema rilevante è quello della mancanza di risorse per i rinnovi dei contratti del settore.
La Conferenza Unificata del 6 dicembre non ha espresso pareri sulla Legge in attesa dell’esito del confronto con il Governo. Dopo 8 anni di attesa, il Governo si accinge ora, nelle due settimane che precedono l’approvazione della Legge di Bilancio, a trovare una soluzione alla Camera – dopo che l’aveva fatta ritirare al Senato – per concedere le poche risorse necessarie a stipulare i nuovi contratti del personale medico e sanitario?