Una proposta emendativa alla legge di Bilancio caldeggiata dalla Regione Veneto, dicono i sindacati della dirigenza medica e veterinaria, darebbe “il via libera ai fondi 2017 in cambio del pagamento alle Regioni di una Robin tax, con la quale si vorrebbero usare i soldi dei medici per i trattamenti contrattuali di altre professioni”. Allarme dell’Intersindacale
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Dopo il colpo di mano della legge Madia che, con la complicità del Governo, ha prodotto l’ennesimo taglio dei fondi accessori del contratto nazionale dei medici, dei veterinari e dei dirigenti sanitari, la Regione Veneto ci riprova. Con un emendamento alla legge di bilancio si vorrebbe dare il via libera ai fondi 2017 in cambio del pagamento alle Regioni di una Robin tax, con la quale si vorrebbero usare i soldi dei medici per i trattamenti contrattuali di altre professioni. Senza pudore”, così in una nota diffusa questa mattina l’intersindacale della dirigenza medica e sanitaria del Ssn (Anaao Assomed – Cimo – Aaroi-Emac – Fp Cgil Medici E Dirigenti Ssn – Fvm – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials Medici – Uil Fpl Coordinamento Nazionale delle Aree Contrattuali Medica e Veterinaria).
“Mentre continua da parte di Regioni e Ministero della Salute il tentativo di ridurre gli organici, con buona pace dei precari – prosegue la nota – attraverso un calcolo del fabbisogno di personale che pretende di applicare agli ospedali metodi da produzione industriale, confondendo le sale parto con le fabbriche di bulloni, gli interventi chirurgici con la riparazione degli elettrodomestici, il fabbisogno di salute dei cittadini con la manutenzione delle automobili, si vuole minare ogni possibilità di attuare quell’art. 22 del Patto della Salute che le Regioni pure hanno sottoscritto, non considerando sufficienti, per fare cassa, i 650 milioni sottratti negli ultimi 5 anni al contratto della dirigenza sanitaria”.
“Se l’unica politica messa in campo è lo scippo delle nostre risorse contrattuali – aggiunge ancora l’Intersindacale – si amplia la frattura tra istituzioni e professionisti, aggravando l’impoverimento di risorse umane nella sanità pubblica e accelerandone il tracollo, a favore della espansione della sanità privata, pur in assenza di chiari mandati elettorali. Ma non saranno certo furbizie ed opportunismi a garantire la salute dei cittadini”.
“Le Organizzazioni sindacali chiederanno a tutti i Presidenti delle Regioni, ed ai loro Assessori alla sanità, di dire con chiarezza se condividono questa iniziativa. Al Governo ed ai Parlamentari spetta di respingere la proposta indecente, mettendoci la faccia, come i Medici tutti i giorni davanti al disagio dei cittadini”, aggiungono.
“Sarà un utile elemento di giudizio per le prossime elezioni politiche da parte di categorie professionali che, comunque, non rimarranno inerti ad assistere al saccheggio, emendamento su emendamento, dei loro contratti di lavoro”, conclude la nota.
26 ottobre 2017