A sera il consiglio dei ministri dà il via libera al disegno di legge «spazzacorrotti», il testo caldeggiato dal M5S e dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Esulta il premier Giuseppe Conte: «Per essere credibili in Italia dobbiamo creare un ambiente, una regolazione di forte contrasto alla corruzione. Questo è il primo di una serie di passaggi che dovranno restituire al nostro Paese competitività». Più enfatico il vicepremier Luigi Di Maio, che rimarca come «la lotta alla corruzione farà risparmiare miliardi di euro allo Stato, che potremo utilizzare per le imprese e per le persone senza lavoro, per la scuola, la sanità e i servizi pubblici».
Il Guardasigilli Alfonso Bonafede (M5S) sventola la bandiera del «Daspo a vita per condanne superiori ai 2 anni» da applicare agli imprenditori che proveranno a corrompere i pubblici ufficiali. Tecnicamente si tratta dell’interdizione dai pubblici uffici che, sebbene definita «a vita», avrà la durata massima di 15 anni. Perché, come prescritto dall’ordinamento costituzionale, tutti i condannati hanno diritto alla riabilitazione.
E proprio sul «Daspo a vita» è dovuto intervenire il presidente del Consiglio che due giorni fa aveva sollevato la questione di compatibilità costituzionale. Conte si è dovuto anche occupare dell’agente sotto copertura (già utilizzato per indagini su mafia, droga e terrorismo) da infiltrare nella Pubblica amministrazione per consolidare le prove contro i corrotti. A causa di questi nodi ancora non sciolti, il testo è stato approvato «salvo intese». Ovvero con la possibilità di fare correzioni anche sostanziali prima di presentarlo in Parlamento.
Il testo prevede anche una «premialità» per i pentiti che dovessero rivolgersi alla magistratura prima di essere colti in flagranza di reato. In questo caso, un pubblico funzionario, ove si sentisse messo alle strette, forse avrebbe l’interesse di confessare nella speranza di salvare almeno il posto di lavoro.
Ieri in consiglio dei ministri non era presente il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini e in generale l’atteggiamento della Lega è stato di calibrata attenzione su un testo molto delicato da un punto di vista penale e costituzionale. La ministra della Funzione pubblica Giulia Bongiorno (Lega), avvocato ed ex presidente della commissione Giustizia della Camera, ha svolto puntuali osservazioni nel corso del Consiglio dei ministri sui «nodi irrisolti». Così da raggiungere un compromesso con i colleghi grillini: non blindare il testo, lasciando alla maggioranza in Parlamento la possibilità di correggerlo.
«È solo uno spot, con aspetti di dubbia costituzionalità ed efficacia», attacca Walter Verini (Pd): «Quello che chiamano Daspo non aiuta chi intende collaborare con la giustizia. Pare illusorio, poi, che un corrotto e un corruttore decidano di collaborare prima di essere scoperti». Per l’ex ministro Enrico Costa (Forza Italia) questo disegno di legge anticorruzione «è un mostro giuridico che stravolge i principi su cui si fonda il sistema penale».
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