Rebora (Università Liuc): «Prima di pensare a licenziare bisogna tagliare i 20mila enti fra Comuni, Province e società controllate»
Numeri a parte la nostra pubblica amministrazione soffre per il numero stratosferico dei “datori di lavoro”: fra Stato, Regioni, Province, Comuni, ed enti collegati, all’incirca 20mila. Troppi per migliorare efficienza, efficacia eper ottenere dei risparmi significativi. E di questo parere Gianfranco Re-bora professore di economia all’Università Liuc di Castellana. «Fra l’Italia e gli altri grandi Paesi europei», spiega, «non ci sono anomalie macroscopiche, non siamo distanti dal resto del continente. Il problema sono i risultati, come testimonia la percezione dei cittadini. Anche nelle misure adottate per affrontare l’emergenza dei conti pubblici stiamo facendo dei tagli, paragonabili a quelli del resto d’Europa. Semmai bisogna capire quale possa essere l’effetto finale di questi interventi». La settimana scorsa si è scatenata la polemica sull’estensione al pubblico impiego della riforma Fornero… «La gestibilità del rapporto di lavoro nella pubblica amministrazione è un falso problema. Gli strumenti ci sono, anche per laflessibilità in uscita (i licenziamenti, ndr) nessuno però li usa. Si ricorre auna politica di contenimenti salariali: è più facile tagliare gli stipendi a chi lavora nel pubblico anziché tagliare gli organico. E non soltanto in Italia D’altra parte quella sui licenziamenti è una battaglia che non ha un grande senso anche se a fame le spese sono le fasce meno protette: i contratti a termine e i lavoratori temporanei. Fenomeno, pure questo, comune a tutti i maggiori Paesi, così come il blocco del turnover. In Francia è bloccato al 50% da noi ancora di più… Il problema, semmai, è l’incapacità di mettere in cantiere un ridisegno complessivo del sistema…». Ma oltre a quel che si è fatto cosa su quali leve si potrebbe agire? «Dobbiamo chiederci che amministra-zione avrà bisogno il Paese al 2020. Non serve soltanto una pubblica amministrazione che costi meno Dev’essere soprattutto più efficace. L’orizzonte del governo è invece molto limitato». Mi dice una cosa che si potrebbe mettere i cantiere subito? «Un diverso assetto dei centri decisionali: i cambiamenti vanno fatti su chi è in grado di assumere decisioni di politiche del personale». Centri decisionali a che livello? «Si parla ad esempio di eliminare le Province, e in effetti quattro livelli elettivi – Comuni, Province, Regioni e Stato – sono troppi. Cancellarne uno è ragionevole ma non basta: esiste una miriade di enti dei quali non esiste neppure una mappa complessiva: società collegate, e partecipate, fondazioni, consorzi… Bisogna lavorare sulle strutture non solo sul personale. Andrebbero ridotti prima di tutto i datori di lavoro pubblici, anche fra i Comuni: gli attuali 20mila sono troppi. Qualcuno ci spieghi, ad esempio, perché i servizi demografici debbono essere spezzettati in 8mila comuni quando non hanno nulla di politico e potrebbero benissimo essere organizzati su enti intermedi».
Libero quotidiano – 1 giugno 2012