Il Veneto primo in tutta Italia per la fornitura delle cure essenziali, quelle che in gergo si chiamano Lea. Anzi no, il Veneto non è più primo, ma solo secondo, perché in cima alla classifica c’è l’Emilia Romagna.
E il paradosso è che la fonte è sempre la stessa: il ministero della Salute, per la precisione il Comitato Lea della Direzione generale della programmazione sanitaria. Che a metà febbraio ha dato una classifica e ieri l’ha cambiata. All’epoca a divulgarla, pur precisando che i dati erano provvisori, era stato lo stesso ministero nel corso di una audizione al Senato. Tant’è, se a metà febbraio il Veneto «primeggiava», come aveva sottolineato il governatore Luca Zaia, da ieri si trova retrocesso al secondo posto. Con conseguenti prese di posizione.
LE REAZIONI «Penso che a Roma qualcuno abbia bisogno del Var sanitario», ha detto il presidente dell’intergruppo Lega-Liga in consiglio regionale Alberto Villanova, citando lo strumento usato dai giudici di gara durante le partite di calcio per esaminare situazioni dubbie.
Aggiungendo: «Le notizie apparse nelle settimane precedenti assegnavano al Veneto una posizione di prestigio, frutto di un grande lavoro da parte di tutti gli operatori del settore.
Ora la competizione appare piuttosto falsata. Mi attendo che qualcuno spieghi cosa è successo: chi ha comunicato i dati in ritardo? Perché adesso la classifica viene riscritta? E attendo anche che qualcun altro si scusi con il nostro sistemo sanitario e i nostri operatori, ovvero coloro che più di chiunque altro sono stati derubati di quanto avrebbero invece meritato».
Sulla stessa linea la presidente della Quinta commissione Sanità, Sonia Brescacin: «I nostri operatori sanitari, i nostri medici e tutto il nostro sistema sanitario faranno fatica ad accettare quello che appare un affronto. Il Veneto, estremamente puntuale e rigoroso nel comunicare le prestazioni della propria sanità a Roma, con dati corretti, si trova defraudato.
Eravamo primi in classifica ieri, e oggi, stranamente, ci ritroviamo secondi. Siamo sempre sul podio, una certificazione d’eccellenza, ma era stato comunicato a Roma, presso il Senato, un dato differente e la questione diventa ora di principio! Se c’è una classifica, perché deve essere stravolta?».
Pare che qualche Regione (l’Emilia Romagna?) abbia presentato i dati in ritardo e che nel riconteggio sia cambiata la graduatoria. Ora – sempre che non intervengano ulteriori modifiche – l’Emilia Romagna è prima con 285,20 punti, il Veneto secondo con 281,84 punti, mentre la Lombardia è a 270,93. Molto più indietro il Friuli Venezia Giulia: 222,70.
L’ALTRA CLASSIFICA È di ieri, invece, la classifica che vede il Veneto prima Regione d’Italia per qualità e diffusione delle cure palliative rivolte ai malati terminali di tumore. Lo testimonia il Nuovo Sistema di Garanzia Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso nazionale (Nsg), che consente di verificare che i cittadini italiani ricevano le cure e le prestazioni che rientrano nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Nelle valutazioni di Nsg, il Veneto raggiunge il punteggio più alto, pari a 100, come valutazione riferita agli anni dal 2017 al 2021 (in via informale – informa una nota di Palazzo Balbi – il Veneto conosce già la conferma al primo posto per il 2022).
Seguono l’Emilia-Romagna con 85,58, la Lombardia con 78,97, la Toscana col 72,01. I punteggi sono stati assegnati sulla base del numero dei deceduti per causa di tumore assistiti dalla Rete delle cure palliative a domicilio o in hospice.
«Questo risultato sulle cure palliative ha detto il governatore Luca Zaia – va letto come certificazione di uno sforzo importante nel segno dell’alta qualità dei servizi erogati, che in questo particolare settore della medicina non possono prescindere anche da un approccio umano e da una grande sensibilità nei confronti dei nostri pazienti. Non è un punto di arrivo, ma uno spunto per migliorare ulteriormente il servizio ai cittadini che affrontano momenti delicatissimi della loro vita».
«Essere giudicati i migliori da un giudice terzo come l’Nsg – ha detto l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin – è motivo di orgoglio, significa che sappiamo accompagnare i nostri malati fino all’ultimo minuto della loro vita con umanità e sapere scientifico».
Nessuno ne fa cenno, ma il dibattito sul fine vita, soprattutto da parte dei contrari alla proposta di legge di cui era testimonial Stefano Gheller, aveva riguardato proprio le cure palliative: bisogna investire di più, si era detto.
Alda Vanzan – Il Gazzettino