In attesa che gli atenei sfornino gli infermieri e (soprattutto) i medici necessari, il Veneto prova a reclutare nuovo personale. Luciano Flor, direttore generale in Regione, ha scritto ai dg delle aziende sanitarie e ospedaliere, per informarli delle possibilità previste dal decreto Milleproroghe e dalla legge Finanziaria in forza della proroga al 31 marzo dello stato di emergenza. Anche nel 2022 potranno essere formalizzati ingaggi precari, coinvolgendo pure i pensionati, che però quest’anno non potranno più sommare l’assegno della quiescenza e il compenso del Covid: dovranno scegliere
Lo precisa lo stesso Flor, nella lettera in cui fa presente è che possibile richiamare in servizio gli ex dipendenti andati in pensione, “seppure in via del tutto eccezionale, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza e qualora risulti oggettivamente impossibile disporre assunzioni di personale dipendente o stipulare rapporti di lavoro autonomo con personale non ancora in quiescenza”. Ancora per tre mesi è consentita “la stipula di contratti di lavoro autonomo, con scadenza non oltre il 31 dicembre 2022, con il personale sanitario collocato in quiescenza”, il quale tuttavia “dovrà optare per il mantenimento del trattamento previdenziale già in godimento, ovvero per l’erogazione della retribuzione connessa all’incarico da conferire”, cioè dovrà scegliere fra la pensione e il gettone (30 euro lordi all’ora per gli infermieri, 40 per i medici), in quanto è venuta meno la norma transitoria che nel 2021 consentiva il cumulo dei due emolumenti.
IL DECANO
Riflette il professor Giampiero Giron, decano degli anestesisti all’Università di Padova, dall’alto dei suoi 87 anni che ancora lo vedono in servizio nella libera pro- 30 Gli euro lordi all’ora pagati agli infermieri rientrati dalla pensione 40 Gli euro lordi all’ora percepiti dai medici in quiescenza e tornati fessione tra le cliniche private San Camillo al Lido di Venezia e Villa Salus a Mestre: “Credo proprio che lo Stato non potesse fare altrimenti, pagando due volte il personale che da un lato manda in pensione e dall’altro richiama al lavoro. Ma non me la sento di dare per scontato che, di fronte a questa scelta, un collega rinunci all’incarico per non rimetterci. Se ha abbracciato questa professione perché la sente come una missione, quella di dedicare la propria vita ai pazienti, magari un medico può decidere di continuare comunque a lavorare”.
L’INCERTEZZA
Ad ogni modo questa novità aggiunge un ulteriore elemento di incertezza all’orizzonte di precariato che abbraccia il reclutamento dei sanitari in emergenza Covid. Come sintetizzato da Flor, la normativa permette fino al 31 dicembre di conferire o prorogare incarichi di lavoro autonomo di sei mesi agli specializzandi dell’ultimo e del penultimo anno, di un anno per gli altri professionisti della sanità. Fino al 30 giugno, inoltre, possono essere arruolati a termine i medici da inserire nelle Usca, i frequentanti del corso di formazione specifica in medicina generale e i laureati in Medicina con l’abilitazione ma senza la specializzazione.
Angela Pederiva – Il Gazzettino