Il «grande scandalo di Buonitalia, una società pubblica nata per promuovere i prodotti alimentari italiani in tutto il mondo, ma assoggettata a interessi locali di tipo politico». Con queste parole, ieri sera, Milena Gabanelli ha presentato l’inchiesta di Luca Chianca che ha concluso la seconda puntata di «Off the Report», sui Raitre. Sotto accusa Luca Zaia, l’attuale governatore veneto: durante la sua permanenza al ministero dell’Agricoltura, infatti, le iniziative di Buonitalia hanno coinvolto quasi esclusivamente i prodotti e le aziende venete, con una gestione che il suo successore all’Agricoltura, Giancarlo Galan, ha definito «spericolata e disastrosa», tanto da avviare la fase di messa in liquidazione della società. Ecco i fatti.
A capo di Buonitalia Zaia pose il fidato collaboratore Walter Brunello, sbloccando, nel contempo, una cinquantina di miliardi destinati a sostenere le eccellenze alimentari italiane sui mercati mondiali. Cibi veneti più che tricolori, visto il sostegno finanziario generosamente concesso a radicchio e prosecco, soppressa e asparagi; ma anche al festival del turismo di Vicenza e alla festa del salame di Treviso. «Sembrava che il resto dell’Italia non esistesse», punge il parlamentare Paolo Russo, membro della Commissione agricoltura della Camera.
Cosa replica Zaia? Accoglie il reporter a bordo del suo 500 gialla, lo conduce sulle colline di Conegliano e ribatte: «Non è stata una pensata tra quattro amici, i progetti avanzati dalle imprese sono stati 67, ne abbiamo accolti e sostenuti 59. Non credo che per il Veneto sia una colpa avere una partita Iva ogni 7 abitanti. Magari, in passato, c’era chi sosteneva di più l’olio extravergine o il pomodoro. E poi, tra i contributi erogati ci sono anche quelli destinati alla Mostra del Cinema di Venezia, che non definirei proprio un veneto locale». Altre punture di spillo investono Spazio Verde, società amica alla quale viene affidato, pressoché in esclusiva, il filone ecologico. E ce n’é anche per Ernesto Vettorello, che e ristoratore, indicato come amico e referente gastronomico della cordata ministeriale leghista: «Macché», glissa lui «io ho molte aziende e 70 dipendenti, per me è il ministero era soltanto uno dei partner di lavoro e non il più importante».
Altro capitolo spinoso, la rivista «Welfare», edita da Buonitalia e uscita alla vigilia delle elezioni regionali con un numero speciale zeppo di foto e dichiarazioni di Zaia: «Non ho commissionato io quel numero», afferma il governatore «né è stato pagato dal ministero, anzi mi ha fatto arrabbiare e probabilmente le polemiche che ne sono seguite mi hanno fatto perdere voti… ». Via, governatore, possibile che non ne sapesse nulla, le avranno pur chiesto foto e intervista… «Sì, ma non sapevo dell’iniziativa. Io al ministero ho sempre risparmiato, evitando di gonfiare i dipendenti, traslocando da uffici faraonici e tagliando la spesa corrente».
Di opinione ben diversa Galan, che commenta la vicenda con il sorriso sulle labbra ma lancia una frecciata al curaro: «Beh, quando sono arrivato al ministero ho dovuto controllare i conti e le spese, era mio preciso dovere… ». Per cominciare ha sloggiato da Buonitalia Brunello, sostituendolo con il fedele Rodrigo Cipriani Foresio: «Mi ha detto che la situazione era disastrosa, che i soldi erano stati spesi in modo politicamente scorretto». Tant’è. Buonitalia, nata con obiettivi ambiziosi, diventa un pozzo senza fondo e i suoi investimenti non sembrano produrre risultati apprezzabili. La messa in liquidazione è l’ultima tappa della vicenda: da 10 mesi la società è un guscio vuoto, i 19 dipendenti si girano i pollici e il commissario liquidatore presenterà una parcella di 400 mila euro.
Il Mattino di Padova – 4 giugno 2012