Dopo le elezioni ecco tutte le sfide lasciate aperte dalle dieci leggi che hanno rivoluzionato il Ssn. Tagli, spending, federalismo, sviluppo: al nuovo Governo non basteranno le promesse stata una curiosa campagna elettorale quella che ci siamo appena lasciati alle spalle. Piena di “birichinate”, colpi bassi e cambi di pelle.
Piena di volti nuovi che – tempo due mesi – hanno fatto in tempo ad avvizzirsi e scomparire del tutto. Se ne sono viste e sentite tante, come è di rito in questi casi. A maggior ragione vista la crisi che morde al cuore tasche e certezze degli italiani. Nelle piazze e sui tabloid a tener banco sono stati soprattutto i temi cruciali dell’economia e la spina delle tasse e dell’Imu. I programmi dei partiti, scritti e presentati in fretta e furia (e in ritardo), hanno dato poco spazio alle sorti della salute. Per lo più poche righe senza dettagli, ovvero la scelta di rinviare l’intero capitolo al post-ele-zioni. II tema della salute – forse più di qualunque altro – è stato materia di lettere, letterine, messaggetti e “pizzini” per l’urna. Non c’è categoria o stakeholder che non abbia celebrato – di persona o in via epistolare – il proprio personale redde rationem coi politici nell’arena. “Cosa farai per noi?” si sono sentiti chiedere i rappresentanti di tutti gli schieramenti. “Come faranno per continuare a curarci come prima?” si saranno chiesti i cittadini. Siamo certi che se lo chiedono anche i nostri lettori con cui vogliamo condividere un vademecum pronto all’uso per il ministro e il Governo che verranno. Qualsiasi schieramento esca vincitore. Perché la sostenibilità del Ssn – bandiera del dibattito elettorale ultimo scorso – passa in primo luogo dalle risposte e dall’attuazione di una decina di leggi che hanno provato a cambiare volto al Ssn. Se è il caso (e quanto, e come attuarle) sta al nuovo esecutivo dircelo. Noi stiamo già aspettando.
L’agenda terribile che dopo la tornata elettorale attende il prossimo inquilino di Lungotevere Ripa
Caro ministro ti scrivo…
Quando leggerete queste pagine, forse (forse) sapremo chi ha vinto alla lotteria delle urne di domenica e lunedì. Forse (forse) conosceremo quale Governo e quale coalizione (e quale ministro della Salute) guideranno l’Italia lungo altri anni di una crisi che sembra senza fine. Sempre più intensa, sempre più drammatica per la tenuta economica e sociale del Paese. E di conseguenza per tutte quelle istituzioni e quelle conquiste del nostro Welfare che vanno sotto la voce “assistenza sociale”. Ovvero: diritti anzitutto per i più deboli, ma diritti di cittadinanza per tutti nel segno dell’universalità dei servizi. Dove il Servizio sanitario nazionale – pur con tutte quelle storture (e non solo) causate dagli uomini che di sicuro non possono però far velo al valore non solo simbolico di quella conquista di civiltà – rappresenta una tappa fondamentale di un faticoso percorso lungo ormai trentatré anni. Dal 1978, appunto, a oggi. Dalla ormai mitica legge 833 condotta in porto dall’allora ministro (della Sanità) Tma Anselmi, al professor Renato Balduzzi col Governo dei professori. Da allora sono trascorsi 33 anni e 18 ministri (esclusi l’interim di Berlusconi nel 2005 e il super Welfare di Maurizio Sacconi nel 2008), gli ultimi sei della Salute. Un cammino lungo e faticoso, che ha visto ripetutamente cambiare pelle al nostro Ssn. Tra passi falsi ma anche qualche innegabile risultato positivo. Anche se poi, e non solo nel profondo, resta sempre un senso di amarezza per le troppe occasioni perdute. Sprecate oltre ogni limite, tanto per usare quella metafora – gli sprechi – che nell’immaginario collettivo ormai caratterizzano il primo (pre)giudizio degli italiani sulla Sanità pubblica. Che ci sia molto (troppo) da fare per raddrizzare la barca del Ssn, lo hanno ammesso pressoché tutti i partiti durante l’ennesima (e noiosa) campagna elettorale che ci ha accompagnato negli ultimi due mesi. Certo, dipende dal punto d’arrivo. Per fame cosa, per arrivare a quale risultato e come, per salvare quanto dell’universalità di un servizio che – lo sappiamo bene – di universale ha sempre meno in un’Italia spaccata come una mela dove chi è più povero (al Sud) ha a disposizione anche cure meno alla portata e paga conti più salati per tasse e ticket. Quel federalismo guascone (per usare un eufemismo) in salsa leghista, quanti guai ha fatto. E quanti, se non frenato, potrebbe fame ancora. Lo abbiamo sempre sostenuto su queste pagine, adesso ci accorgiamo che tanti lo ammettono, anche gli pseudo-federali della prima ora. Ebbene, è in questo combinato disposto, in questa stramba congiuntura astrale che ci si presenta di fronte a fine febbraio del 2013, che sono state chiuse le urne elettorali. Chissà quando, oltre che il nuovo Governo e la nuova coalizione che lo sosterrà, conosceremo anche il prossimo ministro della Salute, il n. 19 della serie post 833. Solo a quel punto (forse) capiremo quale sarà l’indirizzo di marcia Che imprimerà al suo Gabinetto, quali saranno le prime scelte e i primi passi che intenderà compiere. Quale, insomma, sarà il volto che col suo Governo vorrà dare al Servizio sanitario nazionale. Diciamolo subito: non saranno scelte facili, in un modo o nell’altro potrebbero essere anche dolorose. Fmita la campagna elettorale, le promesse tornano a essere tali: promesse. Dopo le urne sarà il tempo del “fare” e del misurarsi con le compatibilità economiche. E tuttavia, per chi del Welfare possibile da salvare ne fa una bandiera, la ragionevolezza (e la giustizia sociale, si diceva un tempo) potrà essere una sana guida per chi governerà la nostra salute. Anche se dovrà farlo con mille bastoni tra le ruote. A cominciare da quel macigno di tagli miliardari (31? 34? o solo 13?) al Ssn che a seconda delle fonti (Corte dei conti, Regioni, ministero) ci dovrebbero accompagnare di qui al 2015. Brutta storia, pessimo inizio per chi dovrà affrontare la sfida. Viste anche le richieste e le pretese di tutte le categorie che lavorano in nome e per conto del Servizio sanitario nazionale. Ed è un po’ qui il senso delle pagine di questo “speciale post elezioni” che vi proponiamo. Abbiamo riassunto contenuti e interi testi di tutte le principali leggi – ben 10 ne abbiamo collezionato – che dal 2011 hanno letteralmente rivoluzionato la Sanità pubblica. E parlare di rivoluzione per una volta non è esagerato. Dalla Tremonti-Berlusconi alla spending, passando per il “decretone Balduzzi”, due leggi di stabilità, il salva Italia e il cresci Italia, l’Agenda digitale e via elencando. Fino al testo interamente ricostruito delle regole in vigore dell’intramoenia che è stata appena riscritta. Ecco, sarà questa la sfida per il ministro che verrà. Con centinaia di scadenze in sospeso: le applicherà o cambierà almeno qualcosa? Per non dire di altri appuntamenti che scottano: Lea, riparto modello costi standard per il 2013, cure h24. E i ticket, se non bastasse. Ci vorranno coraggio e polsi fermi. Come quelli, lo ricordiamo non a caso nelle ultime pagine, che ci vollero nel 1978. La rinascita della Repubblica dopo la lunga notte del terrorismo, in fondo, passò anche per quelle scelte. Sarà così anche nel 2013?
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore Sanità – 26 febbraio 2013