Pronti e via, più veloci della luce. Il governo non c’è ma senatori e deputati si sono messi subito in fila per presentare, molto spesso ripresentare, i loro progetti di legge. A Montecitorio la proposta “numero uno” riguarda l’abolizione dell’apertura domenicale dei negozi, un progetto di legge d’iniziativa popolare spinto dalla Cei e dalla Confesercenti. Al Senato il podio più alto spetta alla proposta della dem Silvana Amati contro la produzione delle mine.
Ma, nell’elenco, c’è di tutto. Si va dal divieto di portare in tavola i conigli alla modifica della Costituzione che impone la supremazia della legislazione nazionale su quella comunitaria.
Si passa dal diritto dei cani al «ragionevole latrato» alle riforme costituzionali che cambiano forma di governo e Stato, con novità abbastanza “forti” se Stefano Ceccanti, costituzionalista eletto con il Pd, prevede l’adozione del sistema elettorale francese e l’elezione diretta del presidente della Repubblica.
Le proposte di legge sfiorano già quota settecento: 483 sono state depositate a Montecitorio e 205 a Palazzo Madama. A queste vanno aggiunte le 14 proposte di legge di iniziativa popolare giacenti alla Camera e le 4 al Senato. Che contengono temi sensibili e non possono aspettare all’infinito: il nuovo regolamento di Palazzo Madama prevede, infatti, tempi fissi e certi per la discussione delle proposte “popolari” che comprendono un grappolo di riforme sponsorizzate dalla Lega tra cui la cancellazione del divieto costituzionale di indire referendum sulle materie fiscali e sui trattati internazionali, la proposta di un referendum di indirizzo sull’euro e sulla permanenza nell’Unione, l’adozione di una nuova moneta nazionale e la legittima difesa.
Alla Camera, dove si naviga con le vecchie regole e si può dribblare anche il semplice dibattito, sono invece in lista d’attesa le proposte “popolari” caldeggiate dai radicali su eutanasia e legalizzazione della cannabis. Ma ci sono anche norme sul contrasto al gioco d’azzardo, sull’inclusione degli immigrati e sulla separazione delle carriere dei magistrati. En passant di magistratura si occupa ancora l’attivissimo Ceccanti che propone modifiche maggioritarie al sistema di elezione del Csm. In attesa ci sono poi il nuovo statuto dei lavoratori della Cgil, il tetto agli stipendi dei manager, le iniziative contro le false cooperative.
La corsa alla proposta di legge, mentre prosegue il grande stallo sul governo, assomiglia a una sorta di guerra di posizione dove i parlamentari corrono a mettere una bandierina ideologica da sventolare sui palazzi del potere e sui tavoli delle trattative. La Lega, ad esempio, cala un nutrito pacchetto di norme securitarie: leggi contro l’uso del velo e la costruzione delle moschee, sul blocco dell’accattonaggio, sui trattamenti farmacologici nei casi di violenza sessuale, ma anche sulla revisione dei criteri per la concessione dell’asilo politico o del visto per motivi umanitari.
Fratelli d’Italia, sul tema più caldo della campagna elettorale, non è da meno: Giorgia Meloni vuole introdurre il reato di fondamentalismo islamico mentre Edmondo Cirielli – oltre a cancellare Regioni e Province sostituendole con 36 dipartimenti o distretti – propone di modificare l’articolo 27 della Costituzione e ridefinire il concetto di rieducazione del reo.
Forza Italia non si fa prendere in contropiede se Maria Rizzotti vuole creare zone ad hoc per gli immigrati al pronto soccorso.
Anche la sinistra ricorre al suo armamentario classico. Pietro Grasso ripropone subito la commissione Antimafia e la legge sulla cittadinanza, lo ius soli, come Laura Boldrini che sollecita anche norme sul consumo di suolo e contro l’omofobia. Nicola Fratoianni e altri vogliono legiferare sul ripristino dell’articolo 18.
Tra i centristi tengono banco le norme a favore della famiglia e per incrementare la natalità.
Gaetano Quagliariello, oltre a proporre a sua volta la prevalenza del diritto interno su quello comunitario, contrasta ad esempio l’introduzione della procreazione per conto d’altri.
Poco attivi i grillini che, curiosamente, ripresentano progetti di legge che riguardano solo l’ambiente e l’edilizia.
Tutti gli altri si barcamenano fra grandi propositi, tipo l’abolizione del Cnel, e il piccolo cabotaggio parlamentare. C’è chi vuole lo spostamento di due comuni veneti nel Trentino, chi la creazione di una zona franca a L’Elba, a Varese, a Sondrio. C’è chi propone di restituire al 19 marzo e a San Giuseppe il rango di giorno festivo. Altri ancora vogliono norme a favore di panifici e panificatori. Dario Stefano, neo eletto Pd, pensa a corsi di storia e civiltà del vino. Il centrista De Poli ritiene che i tifosi non debbano andare da soli allo stadio ma portarci i familiari.
Il “patriota” Ignazio La Russa guarda al passato e chiede al Parlamento di indagare sulla violenza politica fra il 1970 e il 1989.
I promotori delle leggi sinora depositate sono quasi tutti parlamentari rieletti. Ma il resto delle Camere seguirà quando neo senatori e neo deputati avranno capito come funziona la giostra delle leggi.
Repubblica – 14 aprile 2018