La definizione messa a punto dal Tesoro per il mondo del no profit. I gestori degli istituti: «Così destinati a morire». Lo prevede il regolamento del ministero dell’economia pubblicato in gazzetta ufficiale
Le scuole paritarie non pagano l’Imu se l’attività è svolta a titolo gratuito o se il «corrispettivo simbolico è tale da coprire solo una frazione del costo del servizio, tenuto conto dell’assenza di relazione con lo stesso». Lo prevede il regolamento del ministero dell’Economia pubblicato in Gazzetta ufficiale.
LA DEFINIZIONE – La definizione utilizzata nel Regolamento messo a punto dal Tesoro sull’Imu per il mondo del no profit tiene conto dunque di una comunicazione della Commissione europea, riportando quanto esplicitamente previsto quando sottolinea che la retta simbolica debba coprire solo una frazione del costo effettivo del servizio «tenuto conto anche dell’assenza di relazione con lo stesso». «Lo svolgimento di attività didattiche si ritiene effettuato con modalità non commerciali – si legge infatti nel Regolamento – se l’attività è paritaria rispetto a quella statale e la scuola adotta un regolamento che garantisce la non discriminazione in fase di accettazione degli alunni; sono comunque osservati gli obblighi di accoglienza di alunni portatori di handicap, di applicazione della contrattazione collettiva al personale docente e non docente, di adeguatezza delle strutture agli standard previsti, di pubblicità del bilancio; l’attività è svolta a titolo gratuito, ovvero dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio, tenuto anche conto dell’assenza di relazione con lo stesso».
LE CRITICHE – «Non può essere il criterio della gratuità del servizio quello che porta a stabilire se una scuola cattolica debba essere o meno sottoposta al pagamento dell’Imu», ha replicato ai microfoni della Radio Vaticana il presidente dell’Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica, padre Francesco Ciccimarra. «Nessuna scuola – spiega – è gratuita, i docenti chi li paga? Con quali soldi?». Il criterio dovrebbe essere la produzione o meno di utili.
ilsole24ore.com – 25 novembre 2012