Il premier intende rispondere in prima persona indicando le scadenze di fine legislatura
ROMA – L’attuazione delle riforme, ancora al palo? «È vero, è frustrante, sarà ancora lunga, ma per troppi anni il Paese ha ignorato un dettaglio non indifferente: le leggi vanno fatte, ma poi bisogna attuarle. E noi non possiamo mica cambiare la macchina dello Stato in così poco tempo. L’attuazione del programma in Italia è tradizionalmente figlia di un Dio minore, ma noi stiamo cercando di superare ostacoli sedimentati negli anni e non facili da risolvere». L’agenda del governo per i prossimi mesi, troppo vasta? «Sarà, ma stiamo impostando un programma di lungo periodo, inserito in una strategia europea che termina nel 2020 e che servirà anche ai prossimi governi; un’agenda per il futuro Paese, che proprio perché europea avrà un moltiplicatore di efficacia, aiutando il Paese ad essere realmente parte di un mercato unico».
A Palazzo Chigi, fra i collaboratori più stretti del presidente del Consiglio, si replica in questo modo. C’è un enorme lavoro fatto dal governo, sin qui, che è incompiuto: «Lo porteremo a termine prima delle elezioni», è la promessa, mentre si assicura che uno degli obiettivi primari dei prossimi mesi è riuscire a dare attuazione concreta a tutte le riforme approvate.
Ma c’è anche un altro lavoro in corso, che diverrà materia legislativa, che occuperà i prossimi mesi, sino allo scioglimento delle Camere: «Ed è quello cui stiamo lavorando, in modo quasi sinottico rispetto alle raccomandazione europee, in un quadro di crescita e di creazione di posti di lavoro che coinvolge tutta l’Unione, per il quale indicheremo date e contenuti precisi, nei prossimi giorni».
Alle critiche ricevute, alle accuse di scarsa concretezza avanzate dal Pd, Mario Monti ha intenzione di replicare, nei prossimi giorni. Lo farà in prima persona, indicando un programma di fine legislatura che avrà obiettivi, scadenze e timing molto particolareggiati.
Nel frattempo, ascoltare alcuni dei suoi ministri, aiuta a inquadrare meglio il lavoro dell’esecutivo e farsi un’idea del metodo e degli umori che serpeggiano dentro il governo. Di certo, dice ad esempio Enzo Moavero, titolare degli Affari europei e fra i più ascoltati collaboratori del premier, «va forse valutata meglio l’azione che stiamo facendo, ed è certamente importante continuare a lavorare tutti insieme, noi e i principali azionisti dell’esecutivo, intendo le forze politiche, nell’ottica di una sistema-Paese e per portare avanti riforme condivise».
Moavero, come gli altri, non si nasconde, afferma che «la tempistica nell’attuazione delle riforme, che è in corso, non è breve, ma è il lavoro che stiamo facendo e che intendiamo terminare». E se le critiche, ad esempio di Bersani, di mancanza di concretezza, possono anche generare qualche amarezza, non è comunque questo lo spirito che contraddistingue la reazione del governo: «Se le critiche sono costruttive sono sempre uno stimolo concreto, ed è in particolare importante quando sono le stesse forze politiche che sostengono il governo a stimolarci a fare meglio».
«Noi siamo consapevoli – aggiunge Moavero – che le azioni che dobbiamo intraprendere sono di grande rilievo, richiedono un lavoro costante e continuativo, spesso poco visibile. Ma proprio per questo non ci si può limitare ad una logica di effetti annuncio, che di solito creano aspettative, con un rischio di illusioni ottiche, e poi magari generano delusioni materiali».
Insomma l’esecutivo cerca di restare fuori, come in passato, rispetto al dibattito sul suo operato. Sarà pure un dibattito pre-elettorale, ma anche in questo caso la ricerca di una neutralità è voluta. Lo confermano le parole del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini: «Il Consiglio dei ministri di tre giorni fa è stato caricato di un’attesa impropria, il primo lavoro che stiamo facendo è dare attuazione concreta a un programma molto vasto già approvato, ma che per andare a regime avrebbe bisogno di due legislature. Nonostante questo cercheremo di dare nei prossimi mesi attuazione completa a tutte le riforme varate. È un impegno che incontra grandi difficoltà, comprese quelle di un apparato burocratico che per anni ha funzionato per compartimenti stagni e spesso anche enfatizzando conflitti di competenza, ma sono molto fiducioso».
Si può obiettare che resta un’agenda troppo ambiziosa, che più della metà delle riforme di questo governo sono ancora lontane da una piena attuazione, ma Clini replica in questo modo: «Noi stiamo costruendo un’agenda e una strategia di crescita, quindi non credo che stiamo definendo un programma troppo vasto. Abbiamo un quadro di riferimento europeo, ancorato all’obiettivo del 2020. La crescita va incardinata in questo quadro di riferimento, è quello su cui ci stiamo misurando. Detto questo nessuno, tantomeno noi, dispone della bacchetta magica».
Corriere.it – 27 agosto 2012