Retribuzioni in lieve aumento a gennaio (+0,6% rispetto a dicembre). Nel pubblico impiego si confermano variazioni nulle (per effetto del blocco della contrattazione previsto dalla legge 122 del 2010). E sono circa 8,5 milioni i lavoratori in attesa del rinnovo del contratto (praticamente, due su tre; al top dal 2008).
L’incremento delle buste paga sull’anno (rispetto cioè a gennaio 2013) si ferma a un modesto +1,4 per cento. Si «doppia» l’inflazione (+0,7% tendenziale registrato a gennaio), ma non è una buona notizia visto che il divario è essenzialmente addebitabile alla frenata dei listini.
I dati diffusi ieri dall’Istat confermano il quadro di profonda difficoltà del mercato del lavoro, con evidenti ripercussioni sui consumi. C’è un calo della retribuzione pro-capite reale. A cui si somma la riduzione della base occupazionale (che va avanti da mesi). E ciò si traduce in una inevitabile riduzione della massa salariale a disposizione delle famiglie. «Ma il rimedio non può essere un aumento delle busta paga perchè così si incrementa il costo del lavoro per le aziende – sottolinea l’economista del lavoro, Carlo Dell’Aringa –. Serve piuttosto utilizzare la leva fiscale ma su entrambi i versanti, lavoratori e aziende, per liberare risorse e riattivare la spesa per consumi».
Per i dipendenti del settore privato le retribuzioni contrattuali a gennaio sono cresciute a livello tendenziale dell’1,8%, praticamente per gli aumenti tabellari (scattati a inizio 2014) per effetto dei contratti in vigore. A livello settoriale, gli aumenti maggiori si sono registrati nei comparti energia e petroli (+4,6%); estrazioni minerali (+4,3%); telecomunicazioni (+4%). L’edilizia continua a rimanere ferma (i salari crescono solo dell0 o,1%).
A fine gennaio, certifica ancora l’Istat, è stato rinnovato un solo accordo (gomma e materie plastiche), mentre nel Retribuzioni contrattuali orarie, variazioni %, gen 2012 – gen 2014 mese sono scaduti cinque contratti (agricoltura operai, servizio smaltimento rifiuti privati, servizio smaltimento rifiuti municipalizzati, commercio – che interessa circa due milioni di addetti – e Rai).
In vigore risultano quindi 23 contratti che regolano il trattamento economico di circa 4,4 milioni di dipendenti (il 33,7% del monte retributivo complessivo). I contratti in attesa di rinnovo sono invece 51 (di cui 15 nella sola Pa). Ma già a febbraio, sottolineano dall’Istat, sono state ratificate quattro ipotesi di accordo (tessili, pelli e cuoio, gas e acqua, turismo-strutture ricettive) che toccano circa 500mila dipendenti. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto è in media di 24,5 mesi. Si scende a 11,8 mesi nel settore privato.
Il Sole 24 Ore – 27 febbraio 2014