La Stampa. Con la curva dei contagi che non si piega e le varianti a fare sempre più paura, il dado è oramai tratto: si andrà alla proroga del divieto di spostamento anche dalle regioni gialle, in scadenza il prossimo lunedì. Contatti informali tra governo uscente ed entrante ci sono già stati e tutti convergono sul fatto che riaprire i confini in queste condizioni non si può.
L’unica incognita è se a firmare il decreto legge di proroga sarà Conte oppure Draghi. In quest’ultimo caso si aprirà una finestra di 48 ore giudicata comunque non troppo pericolosa. Oggi le Regioni diranno al governo la loro sulla necessità o meno di varare già nel week end il decreto senza attendere l’insediamento del nuovo governo. Ma la proroga o subito o dopo un paio di giorni ci sarà.
A raccomandare prudenza sono i numeri del bollettino di ieri, che conta ancora 12.956 casi. E sono oramai due settimane che la curva non scende sotto quella soglia quando il numero dei tamponi è quello standard di metà settimana. Anche i decessi che sembravano in discesa ora oscillano tra i 300 e gli oltre 400 al giorno, ieri 336. Numeri ancora troppo alti per abbassare la guardia. Tanto più in presenza di varianti sicuramente più contagiose del virus, che sembrano dilagare a macchia d’olio. I casi di infezione attribuibili alle varianti inglese o brasiliana (di quella sudafricana è emerso solo un caso in Lombardia) sembrano infatti molto più numerosi dei numeri ufficiali. Due studi condotti nelle provincie abruzzesi di Chieti e Pescara e nel bresciano nel primo caso rilevano il 50% di casi attribuibili a mutazioni del virus, nel secondo un pur sempre preoccupante 43%. E poiché le varianti, in particolare la brasiliana e quella sudafricana, diminuiscono l’efficacia del vaccino, è da salutare come una buona notizia quella annunciata dall’ingegnere Alice Ravizza, della start up Usemed del Politecnico di Torino, che sta per produrre un kit gemello di quello che con un semplice pungi dito permette oggi di verificare da casa se si è positivi o meno. Ma che presto potrà verificare anche se si sono sviluppati o meno gli anticorpi dopo la vaccinazione. Sempre da casa propria.
Intanto da lunedì scade l’obbligo di chiusura degli impianti da sci nelle regioni gialle, che né il vecchio e nemmeno il nuovo governo hanno intenzione di prorogare. Il governatore lombardo Attilio Fontana ha già dato il via libera alla riapertura degli impianti, anche se una capienza ridotta al 30%. «Fosse per me non riaprirei le stazioni sciistiche», ammette preoccupato il virologo Fabrizio Pregliasco, che pure fa parte della task force regionale anti-Covid.
Ma dopo il via libera del Cts si va verso la ripresa in tutta Italia, salvo che per le piste dell’arancione Alto Adige e di quelle dell’Etna. Appena firmato il nuovo decreto però entreranno in vigore le misure cautelative contenute nel parere del Cts e riprese dalle linee guida regionali. Prima di tutto si scia sempre con la mascherina, poi si potrà vendere un numero limitato di skipass, non superiori al 30% della capacità degli impianti. Le seggiovie potranno andare al 100% della capienza se aperte, al 50 se chiuse. Stessa percentuale fissata per cabinovie e funivie. Quindi chi prima arriva scia. Gli altri si dovranno accontentare di un tè caldo in rifugio. —