Il Sole 24 Ore. I Governatori passano al contrattacco. Non hanno preso bene le critiche del premier, mercoledì in Parlamento, che aveva bollato come «inaccettabili» le differenze tra le Regioni nelle somministrazioni di vaccini dove, in alcuni casi, hanno portato a trascurare i più fragili, gli over 80, favorendo altre categorie con maggior potere contrattuale. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha scritto al presidente del Consiglio chiedendo un «confronto urgente», che si terrà lunedì pomeriggio durante il quale si discuterà delle nuove linee guida del piano vaccini anche con riferimento ai 4,5 milioni di dosi in arrivo la prossima settimana.
Ma prima del confronto con i Governatori, Draghi dovrà decidere il «che fare?» dal 6 aprile, quando scadranno le restrizioni decise fino a Pasqua. Il premier proprio per questo ha convocato oggi la Cabina di regia per un confronto con i principali ministri coinvolti, che sono poi anche i capidelegazione dei partiti di maggioranza, oltre che con il commissario per l’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il Capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio (entrambi ieri a Palazzo Chigi). La decisione come al solito sarà imposta dai numeri che Silvio Brusaferro e Franco Locatelli metteranno sul tavolo. Solo ieri sono stati altri 23.696 i nuovi positivi e soprattutto altri 460 sono stati i morti, con i posti in terapia intensiva che sono cresciuti fino a 3.620. L’ipotesi più probabile, suggerita dallo stesso Draghi nel suo ultimo intervento in Parlamento, è che per ora a riaprire siano (se i numeri nel frattempo non accelerano) asili ed elementari anche nelle zone rosse. Magari accompagnando il ritorno a scuola con tamponi salivari, come proposto dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, anche se logisticamente molto complicati da realizzare. Difficili ulteriori allentamenti. Certo si resterà con le aperture differenziate per colore anche dopo Pasqua.
Oggi arriva il nuovo report dell’Iss sulla base del quale si decideranno i passaggi di fascia. Che saranno pochi. Probabile la “promozione” del Lazio in arancione (Zingaretti ha anticipato che in questo caso riaprirà le scuole) mentre la Lombardia resterà rossa (così come Val d’Aosta e Calabria) con il Veneto ancora in bilico. Si tratta comunque di pochi giorni visto che il week end pasquale sarà rosso per tutti. L’attenzione dei Governatori più che sui colori resta ora concentrata sui vaccini. Ieri nella Conferenza Stato-Regioni con la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini si è raggiunta un’intesa sulle linee guida del piano vaccinale in vista anche dei 4,5 milioni di dosi in arrivo entro fine mese. I presidenti di Regione hanno sottolineato la necessità di differenziazioni tra grandi e piccoli centri di vaccinazione. È stato stabilito che negli hub non inferiori a 300 metri quadrati saranno inoculati 800 vaccini al giorno restando aperti anche la notte. Resta da capire come invece verrà assicurata la somministrazione da parte dei medici di base e di altre strutture di piccole dimensioni.
Ma le Regioni chiedono garanzie anzitutto sull’arrivo delle fiale. Figluolo assicura che la distribuzione non subirà ritardi. Così come non mancherà il sostegno alle Regioni in difficoltà per i vaccinatori. Le intese con ordini e rappresentanze di categoria non bastano a garantire la partecipazione. L’Emilia Romagna per accelerare i tempi ha deciso di procedere intanto all’assunzione temporanea di 1.500 specializzandi. «Un cambiamento di passo si deve realizzare, ma devono farlo insieme Governo e Regioni», ha detto Bonaccini in vista dell’incontro di lunedì. Le critiche di Draghi però bruciano ancora, soprattutto tra i presidenti di centrodestra. «Non siamo noi ad aver deciso le regole», ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. «Abbiamo rispettato il piano in modo ossessivo», ha aggiunto il Governatore veneto Luca Zaia, mentre dalla Liguria Giovanni Toti torna a chiedere un provvedimento che «obblighi» i sanitari a vaccinarsi per poter esercitare.