La ministra portoghese sulla siccità in Algarve: “È qui per restare” – Anche l’Algarve, splendida regione costiera del Sud del Portogallo, vive una situazione di estrema siccità idrogeologica. Le recenti piogge hanno fatto aumentare le riserve delle sue sei dighe al 44% della loro capacità, garantendo l’acqua per la prossima estate, tanto che la ministra dell’Ambiente, Maria da Graça de Carvalho, ha già annunciato che si possono allentare un po’ le restrizioni in vigore da febbraio 2024, ossia una riduzione del 15% nel settore urbano (turismo compreso) e del 25% in quello agricolo. La stessa ministra, però, ha anche ammesso: “La siccità in Algarve è qui per restare”. D’altronde, negli ultimi sei anni, le precipitazioni medie annue sono diminuite del 35%. E ora si apre il conflitto per l’acqua, con gli agricoltori pronti ad accettare un taglio che resta al 15% solamente se varrà per tutti i settori, compreso quello urbano. Anche perché l’impianto di desalinizzazione che dovrebbe essere costruito ad Albufeira con cento milioni di euro (dei 237 da investire nel settore idrico nell’ambito del Pnrr portoghese), non sarà pronto prima di due anni.
La cronaca – Poi, però, c’è la cronaca degli ultimi mesi. Che porta in Brasile, dove dall’inizio del 2024 sono stati più di 17mila gli incendi boschivi, tra Amazzonia e Cerrado, conseguenza diretta dei cambiamenti climatici e del passaggio di “El Niño“, fenomeno climatico che provoca il riscaldamento del Pacifico tropicale centrale e orientale fino alle coste di Perù ed Ecuador. Anche l’Ecuador, di fatto, sta attraversando una grave siccità, che ha lasciato al di sotto del livello minimo il bacino di Mazar, il secondo più grande della nazione. Sospesa la fornitura di energia elettrica alla Colombia, dove pure la siccità causata da El Niño ha colpito duramente, tanto da spingere il governo a una serie di misure di emergenza. La siccità sta devastando anche lo Zambia che, insieme a Zimbabwe e Malawi, ha proclamato lo stato di calamità. Il tutto mentre hanno fatto il giro del mondo le immagini di branchi di ippopotami del Botswana, intrappolati nel fango dove prima c’era l’acqua del fiume Thamalakane o costretti a cercare una via di fuga verso le riserve d’acqua naturali vicine a Maun, città turistica dove generalmente si parte per i safari nei principali parchi naturali del Paese.
Il Fatto quotidiano