Il Corriere del Veneto. Uno pensa di essere già nei guai con le quote latte e le sanzioni agli allevatori, e subito arriva il problema col Prosek e i croati che cercano di prendersi il nome del vino simbolo delle colline trevigiane. Poi viene fuori che l’Asiago si può produrre in Canada in nome dei patti internazionali. E appena si sistema la vicenda delle piccole vongole dell’Adriatico arrivano il bollino nero sul vino e il via libera agli insetti in tavola, mentre le etichette con l’indicazione dell’origine dei prodotti alimentari, tanto richieste dai produttori, ancora latitano. E c’entra sempre Mamma Europa. Mamma, non matrigna, perché le regole sono queste da quando l’istituzione sovranazionale è diventata tutrice e protettrice dell’agricoltura, settore nevralgico nel bilancio comunitario (circa il 50%).
Le sfide che hanno coinvolto il Veneto sono state molte nel corso degli anni, alcune mediaticamente più forti e rilevanti quando gli ambiti d’indagine erano quelli con fatturati a parecchi zeri, altre marginali ma non meno importanti per chi ne ha fatto il principale ramo d’azienda. Ma bisogna sempre passare per Bruxelles: le regole dei campi e degli allevamenti partono da lì.
Coldiretti chiede da tempo di poter indicare l’origine su alcuni prodotti della dieta mediterranea: salumi, carne di coniglio, carne trasformata, marmellate e succhi di frutta, fagioli, lenticchie, piselli in scatola, Insalate in busta, frutta e verdura essiccata, sottoli e pane (l’hanno già ottenuta carne di pollo e bovina, frutta e verdura fresche, uova, miele e olio). L’etichettatura viene discussa a livello europeo ma è lo Stato (l’Italia, ovviamente, in questo caso) a fare gli applicativi. Ecco quindi il Nutri-Score, l’etichetta semaforo di bevande e alimenti in base ai valori nutrizionali e le informazioni salutistiche, con l’obiettivo di prevenire patologie derivanti da una dieta non equilibrata. Bene. Per Coldiretti però i semafori possono essere «fuorvianti, discriminatori e incompleti, e finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali, sconsigliando l’olio extravergine d’oliva e promuovendo le bevande gassate dietetiche». Insomma, a conti fatti non proprio bene.
L’Adriatico ha avuto la sua vittoria nel 2019 quando il Parlamento europeo ha detto ok alla deroga alla pesca delle vongole di piccola taglia: il diametro parte da 22mm, e non da 25 come nel resto dell’Unione (l’Italia è il terzo produttore di molluschi bivalvi in Europa, il 40% è in Veneto). Anche le battaglie contro quote latte sono finite: possono tirare un sospiro di sollievo gli allevatori veneti che rischiavano sanzioni per l’eccesso di produzione. La guerra del Prosecco invece sarà all’ordine del giorno oggi a Strasburgo, al Parlamento Europeo: l’Italia chiede di proteggere la denominazione da un nome foneticamente simile ma non pertinente. Un’altra partita ancora aperta è quella del Ceta e dell’accordo fra Canada ed Europa per autorizzare la produzione del formaggio Asiago oltre l’oceano. Sarà uno pseudo-Asiago, senza bandiera italiana, quindi evitando contraffazioni, ma consorzi e associazioni hanno levato gli scudi. Senza esiti.
L’ultima novità sono gli insetti a tavola: qualche giorno fa la Commissione europea ha autorizzato la commercializzazione del grillo domestico (e non più solo per l’alimentazione animale): sono partite le barricate dei palati tradizionalisti, ma l’insetto in cucina sdogana un’esigenza e una soluzione per nuove proteine sul piatto. Dopotutto è già autorizzato il commercio alimentare delle larve gialle essiccate della tarma della farina sotto forma di snack e ingrediente. Coldiretti non approva del tutto: «Non pone problemi di sicurezza alimentare ma può indurre sensibilizzazione e reazioni allergiche».