Professionisti alla partita delle Casse previdenziali. Nel mirino regole e conti. I nodi Contributi sotto il 10% e sistemi di calcolo al centro del tavolo avviato dal ministro Fornero con gli enti di previdenza privatizzati
ROMA — A ciascuno la sua pensione. I commercialisti ci vanno a 68 anni con 33 di contributi, o possono scegliere la pensione anticipata a 61 con 38 di anzianità, la loro Cassa professionale eroga assegni calcolati con un sistema misto, retributivo e contributivo. I biologi possono andarci a 57 anni, se hanno versato almeno 5 anni di contributi al 10%, ma in questo caso viene erogata dall’Enpab, la Cassa professionale, solo se è inferiore all’assegno sociale. Poi ci sono i medici, e qui le cose cambiano se si tratta di medici di base, pediatri, specialisti: sono cinque i «fondi» dell’Enpam; l’uscita dal lavoro è a 65 anni, oppure con 35 anni di anzianità contributiva; la pensione è calcolata con il metodo retributivo, ma i contributi da versare dipendono dal fondo previdenziale cui si è iscritti, e si va dal 12 al 24’%. E sulla base di questo quadro così differenziato che il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha messo nero su bianco nella riforma delle pensioni che gli enti previdenziali privati (che in totale hanno oltre 1,5 milioni di iscritti) devono adottare «misure volte ad assicurare l’equilibrio di lungo periodo», evitando che si creino situazioni che possano richiedere l’intervento pubblico. Ecco una comparazione tra i sistemi in vigore.
Prevale il retributivo Delle 20 Casse previdenziali dei professionisti (l’Inpgi, la Cassa per i giornalisti, è contata due volte avendo due gestioni, per i dipendenti e la cosiddetta Inpgi 2, per collaboratori e freelance), 8 hanno ancora il metodo retributivo, 9 erogano le pensioni in base ai contributi versati, tre (quelle di notai, consulenti del lavoro e farmacisti) hanno metodi di calcolo propri molto diversi. Hanno il retributivo le Casse con più iscritti. L’Epam, come si diceva, con oltre 34o mila medici, la Cassa Forense con 140 mila avvocati, quanti l’Inarcassa (ingegneri e architetti). Mentre la Cassa del notariato, che si awale di una misura fissa, calcola l’indennità di cessazione sulla media nazionale degli onorari percepito dai notai nei 20 anni precedenti. I quasi 5o mila commercialisti iscritti alla Cassa che ha avuto il retributivo fino al 2003, nel calcolo per i vecchi tiene conto di entrambi i sistemi.
A riposo a 58 anni A sette categorie professionali è ancora consentito andare in pensione di anzianità a 58 anni, cosa che per chi è iscritto all’Inps non è più possibile dal 2009, quando il sistema delle «quote» introdotto dal governo Prodi nel 2007, ha innalzato di un anno ogni due l’età minima. Alla luce di questo è indubbio che si sia creata una grande differenza di trattamento tra i professionisti e tutti gli altri dipendenti, ai quali la riforma Monti-Fornero ha rinviato l’uscita di vecchiaia a 66 anni da quest’anno, tagliato gli assegni per chi va in pensione prima dei 62 anni per scoraggiare quelle precoci, e imposto il contributivo pro-rata, che garantisce la pensione calcolata in base a quanto versato. Un sistema ritenuto per questo più stabile, e che il ministro sollecita di adottare. Tra l’altro i professionisti tendono a lavorare più a lungo, quindi otterrebbero una pensione più vantaggiosa. Dall’altra parte, i presidenti della Casse, che la scorsa settimana hanno incontrato Fornero, ritengono «difficile passare al contributivo già nel 2013».
Contributi troppo bassi Ma la scelta tra contributivo e retributivo non è l’unica questione. Sono, infatti, da considerarsi troppo basse quelle aliquote al 10% per gli Enti previdenziali nati nel ’96, oltre al citato ente per biologi, Enpab, l’Enpap (psicologi), Enpapi (infermieri), Enpaia (agrotecnici), Eppi (periti industriali), Epap (un ente pluricategoriale). E anche quelle della Cassa dei ragionieri, tra l’8 e il 15%, come della Cassa Forense, che prende il 13%. I giornalisti hanno aliquote simili a quelle versate all’Inps, i dipendenti hanno contributi al 32%, che arriveranno al 34 nel 2016; i co.co.co invece versano il 26%.
«Sostenibilità per 50 anni» Entro i13o settembre tutti gli istituti dovranno dimostrare di essere «sostenibili», cioè di poter pagare le pensioni senza problemi di bilancio, per 5o anni. Pena una sorta di commissariamento con il passaggio automatico al contributivo pro-rata e contributo di solidarietà dell’1% per due anni per i pensionati. Andrea Camporese, che guida l’Adepp, l’associazione delle Casse private, e l’Inpgi, ritiene che ci si stia «incamminando in un percorso di confronto trasparente, convinti dei nostri impegni» e «nel rispetto dell’autonomia insita nelle leggi di privatizzazioni». Dopo un primo confronto politico, ci saranno una serie di incontri al ministero con ogni singola Cassa, in vista della scadenza per la presentazione dei «bilanci attuariali».
ItaliaOggi – 30 luglio 2012