I fondi europei per l’acquisto degli alimenti destinati a tutte le persone e le famiglie in difficoltà sono in via di esaurimento. Se ne parla assai poco nonostante gli allarmi dei sette principali enti assistenziali come la Caritas, in difficoltà crescente dall’inizio dell’anno di fronte alla difficoltà a reperire nuove risorse per sostenere il servizio della mensa per le persone indigenti.
A determinare questa situazione critica è stata la decisione di chiudere l’Agenzia europea per gli Alimenti (Agea) la fine dello scorso anno per volere della Comunità Europea. Accade proprio in un periodo di grave crisi e disagio sociale col costante aumento di persone in serie difficoltà economiche in cerca di aiuti anche alimentari. Il taglio dei fondi dell’Ue destinati a sostenere l’azione di circa 15.000 mense che vanno incontro ai bisogni di una popolazione crescente da sfamare, in Italia si aggira sui 4.000.000 di persone di cui 400.000 bambini, è una conseguenza derivante dalla chiusura del Pead, il programma europeo di aiuti alimentari agli indigenti dell’Ue cessato a causa dell’esaurimento delle scorte di sovrapproduzione agricola su cui si basava il piano. Il Pead, avvalendosi del recupero delle eccedenze alimentari, sosteneva le principali realtà caritatevoli come la Fondazione Banco Alimentare, che da solo aiuta circa 2 milioni di persone nel nostro Paese, e la Croce Rossa impegnata anche lei nel campo delle deprivazioni alimentari. Peraltro potrebbe sorprendere, ma non troppo per chi abitualmente ci legge , che siano proprio i “ricchi” milanesi, circa 50.000, tra gli assistiti in base ai dati della Croce Rossa. Finora a provvedere a un numero sempre più in aumento di cittadini con deprivazioni alimentari sono stati gli aiuti dei sette grandi enti nazionali. Ai già citati si aggiungono Comunità di Sant’Egidio, Insieme per la Pace, Associazione Banco Alimentare Roma e Banco Opere di Carità: tutte insieme lo scorso anno hanno distribuito in Italia circa 100.000 tonnellate di prodotti alimentari. Dopo l’abolizione del Pead restano dunque da trovare le risorse per gli aiuti in attesa che parta un nuovo piano, il Fead , un nuovo fondo di aiuti europei per gli indigenti ma con una dotazione economica più ridotta. All’Italia dovrebbero spettare 85 milioni di euro, e non 100 milioni come nel Pead, peraltro non più vincolati ai soli aiuti alimentari in quanto ogni Stato membro potrà scegliere come utilizzare, nel contrasto alle varie forme di deprivazione, il proprio finanziamento. La gestione dei finanziamenti provenienti dal Pead spetterà al Ministero del Welfare e non sarà più di competenza del ministero dell’Agricoltura. Dato che come in tutte i momenti di passaggio i tempi si allungano prima di potere usufruire e utilizzare quei fondi, resta il problema della gestione corrente senza interrompere o peggiorare il servizio erogato dalle mense a circa di un milione di famiglie. In Francia e in Spagna è intervenuto il Governo che ha anticipato i fondi europei: inutile dire che dovrebbe essere una priorità del nuovo Esecutivo intervenire nel modo più idoneo e tempestivo non appena riuscirà a insediarsi.
Il Sole 24 Ore – 21 febbraio 2014