Jacopo Berti, 31 anni, padovano, laureato in giurisprudenza, per anni atleta di sci alpino, fondatore di una start-up per la gestione dei diritti media sportivi e di una società che si occupa di business intelligence e commercio on-line, è il candidato presidente del Veneto del Movimento Cinque Stelle. Berti, già capolista a maggio scorso alle Comunali di Padova, si è imposto nelle Regionalie online tra una rosa di dieci candidati. «Sono un giovane che ha assistito all’inesorabile frenata di quella che un tempo veniva chiamata con orgoglio la “locomotiva d’Italia”, il nostro amato Veneto, non solo a causa di fattori esterni come la crisi economica, ma anche interni, come la corruzione e le speculazioni sulle opere pubbliche – spiega -. Da quando sono diventato attivista del M5S, nella mia mente si è delineato un sogno, condiviso da tanti altri. Un sogno di un Veneto libero da corruzione e malaffare, libero da sprechi di denaro ma con nuove risorse per le persone che lo abitano. Un Veneto più equo e più rispettoso della dignità dei suoi cittadini».
La sanità del Veneto, che è considerato una regione “virtuosa” ed è una delle tre realtà benchmark assunte a “parametro” per l’individuazione dei costi standard, subirà ora nuovi pesanti tagli. Come pensa di fare fronte a questo continua riduzione di risorse?
Ci impegniamo a non firmare accordi stato-regione che impongano tagli al sistema socio sanitario. I tagli devono essere fatti senza colpire i servizi alla persona, ma con scelte politiche rivolte a tagliare prima di tutto i costi della politica, grandi opere inutili e società partecipate. Inoltre una riorganizzazione del sistema sanitario che dirotti il maggior numero di fondi nell’assistenza e alleggerisca i costi della macchina amministrativa. Per ottenere questo obiettivo è necessario iniziare ponendo fine alle nomine politiche in ambito dirigenziale amministrativo.
Lei è convinto che accorpare le aziende sanitarie rappresenterebbe un effettivo risparmio per la sanità regionale?
Crediamo sia necessaria una razionalizzazione ed accorpamento delle Ulss in ambito amministrativo, e il potenziamento del campo assistenziale sia nei complessi ospedalieri esistenti, sia nell’assistenza territoriale, favorendo la salvaguardia e il ripristino delle eccellenze sanitarie dislocate sul tutto il territorio regionale. Inoltre è necessaria la riacquisizione da parte delle aziende ospedaliere dei servizi appaltati all’esterno. Oltre a portare ad un risparmio economico, specialmente con la riduzione del numero dei quadri dirigenziali apicali, faciliterebbe una uniformazione del servizio fornito in tutto il territorio regionale, uniformità che oggi è fortemente deficitaria.
Come ritiene possa essere realizzata una razionalizzazione territoriale di questo tipo in Veneto?
Pensiamo che i criteri con cui decidere gli accorpamenti debbano essere scelti su dati demografici, territoriali e non ultimo consultando i professionisti che lavorano nel territorio. Una consultazione ampia che faccia emergere criticità locali che possono ricevere beneficio dall’accorpamento degli apparati amministrativi. Il M5S è un movimento che crede, per sua stessa natura, alla partecipazione attiva della cittadinanza e delle categorie coinvolte nel processo decisionale. Le migliori soluzioni possono nascere solo da coloro che vivono le problematiche, e la politica deve nuovamente assumere il ruolo di mediazione e concretizzazione delle idee. Siamo dei portavoce all’interno delle istituzioni.
Cosa potrebbe fare in concreto la Regione Veneto per superare misure come il blocco del turn-over per il personale sanitario imposto dal governo?
Crediamo che dietro questo impoverimento del personale sanitario ci sia la volontà politica di peggiorare il servizio sanitario pubblico a favore di un sistema privato che si trova indirettamente avvantaggiato. La regione non deve sottostare a questo ricatto e deve imporre a livello nazionale la sua volontà di salvaguardare i servizi al cittadino. Con questa volontà politica ci impegniamo al superamento del blocco del turnover per il personale sanitario di assistenza, per contenere l’impoverimento progressivo dei servizi offerti al cittadino. Inoltre non crediamo nell’introduzione di figure con minore preparazione per il controllo degli alimenti, ritenendo indispensabile mantenere alti standard di controllo grazie alla professionalità dei veterinari impegnati nel settore. Se il denaro si trova per grandi appalti, dipende solo dalla volontà politica trovarli per il migliorare il nostro sistema sanitario.
La riforma costituzionale assegna allo Stato la competenza sulle norme generali per la tutela della salute, la sicurezza alimentare e la tutela e sicurezza del lavoro e alle Regioni, invece, va la competenza legislativa esclusiva nell’organizzazione dei servizi sanitari e sociali. Come si tradurrebbero concretamente a livello regionale e come giudica le novità introdotte?
Nella riforna del Titolo V di fatto non è chiaro in modo netto cosa sia di competenza statale e cosa sia di competenza regionale, il che potrebbe causare una grande confusione e un enorme contenzioso costituzionale. Naturalmente questo coinvolge anche i Lea: il testo riformato non è chiaro ed è tutto da vedere che effetto avrà sui Lea dal punto di vista applicativo. Solo per fare un esempio, la riforma non risolve il problema di difformità di applicazione dei Lea nelle varie regioni, in quanto non ne impone l’applicazione. In questo ambito sarebbe necessaria una riforma seria nazionale che garantisca il diritto alla salute a tutti i cittadini senza differenze regionali. A livello regionale il movimento si impegna a equilibrare il servizio sanitario nelle varie Ulss e distretti, in modo che il cittadino possa essere garantito nei suoi diritti.
Gli investimenti in prevenzione rappresentano sicuri risparmi poiché permettono minori spese in cure e riabilitazioni. Come mai secondo lei tanti governanti non sembrano comprenderne l’importanza?
Perché le politiche partitiche non hanno al centro la persona e il miglioramento a lungo termine della qualità di vita, ma inseguono il consenso elettorale a breve termine. Il M5S lavora con la logica di chi considera l’attività politica solo una parentesi nella propria vita. Noi sappiamo che un giorno torneremo nella società che avremo contribuito a cambiare e perciò l’unico nostro obiettivo è cambiarla in meglio. Le politiche di prevenzione primaria e secondaria sono politiche molto redditizie nel lungo termine sia dal punto di vista umano che economico e il M5S le mette al centro del propri obiettivi regionali. Nelle politiche di prevenzione primaria rientrano anche le politiche ambientali che devono essere di interesse sanitario. La visione a lungo termine di queste politiche è l’unico modo per realizzarle, ed è ciò che vuole il M5S.
L’assetto dei servizi veterinari oggi in Veneto non sembra essere commisurato all’effettiva mole delle prestazioni effettuate. L’adozione dei nuovi atti aziendali ha prodotto un quadro disomogeneo tra le diverse Ulss. Non ritiene che tale organizzazione andrebbe parametrata sulla globalità delle attività veterinarie e sulla rilevazione degli indicatori Lea?
Non solo concordo sul fatto che la struttura attuale non è sufficiente per svolgere al meglio tutte le prestazioni a cui sarebbe preposta, ma ciò che ci spiace costatare è come sia poco conosciuta e sottovalutata dalla politica attuale l’importanza dei servizi veterinari: per tutte le aziende che lavorano nelle regole, per vincere la concorrenza sleale di chi non le rispetta, per la tutela di tutte le filiere e di tutti i cittadini. L’andamento del punteggio della Griglia LEA messo in relazione con l’andamento della gestione economico-finanziaria dei servizi sanitari regionali consente solo in parte di far emergere l‘effettivo andamento della gestione dei servizi sanitari regionali, infatti come stabilito dalla Corte dei Conti nel Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica “la sola valutazione del dato economico non risulta soddisfacente per la verifica del rispetto degli obiettivi di natura qualitativa connessi alla garanzia di erogazione dei LEA”. Concludo con un’osservazione di carattere generale: è inutile definire indicatori per i quali non vi sono dati affidabili, rilevati nelle varie realtà regionali e ragionevolmente aggiornati.
Nonostante il ruolo importantissimo per la salute pubblica e per l’economia del Veneto gli organici dei servizi veterinari sono costantemente sottodimensionati. Cosa intende fare per salvaguardare appieno la loro operatività?
La volontà politica fino ad ora era di marginalizzare la figura del veterinario pubblico, relegandolo a mero controllore, anzi controllore solo di una parte, visto la mole di lavoro a cui sono chiamati ad espletare non può essere fatta. Da un lato ai cittadini/consumatori va spiegato il ruolo chiave di queste figure, paladini della salute pubblica e della filiera agroalimentare del Veneto, dall’altro lato, non solo al Veneto, ma all’Italia occorre un nuovo Sistema Sanitario, libero da mercantilismi e soggezione alla politica del malaffare, dove le nuove professioni possono esprimersi in modo nuovo. La presenza ed il ruolo specializzato di «igienista degli alimenti» del veterinario ufficiale, non solo sono previsti dalla legge, ma sono indispensabili e vanno assicurati e potenziati. Essi sono una garanzia per la salute pubblica e per il valore delle stesse produzioni agroalimentari.
Spesso i consumatori ignorano il ruolo e l’importanza dei controlli sanitari sugli alimenti svolti dai servizi veterinari e dai Sian. Cosa intende fare per valorizzare le attività di tutela e prevenzione del Ssr, oltre a quelle meramente repressive delle forze dell’ordine?
Da un lato la valorizzazione dei professionisti della prevenzione deve diventare un’opportunità di supporto al cambiamento e alla modernizzazione dei Dipartimenti di Sanità Pubblica. Dall’altro lato va fatta una campagna di sensibilizzazione verso i cittadini/consumatori dell’importanza dei controlli preventivi per ciò che hanno nel loro piatto, grazie a tutto il lavoro svolto in Veneto dalla funzione di vigilanza/controllo della sanità veterinaria pubblica, fino a tradurla in valore aggiunto per le aziende che operano nel territorio.
Se proviamo ad ipotizzare 3 livelli di intervento nell’esercizio della Vigilanza e controllo:
il “controllo su requisiti specifici”,
il “controllo su un insieme di requisiti specifici”,
il “controllo di sistema”, strumento per la valutazione del sistema di prevenzione su un’intera organizzazione o su suoi processi. Questo permette di valutare la probabilità di mantenere il rispetto dei requisiti nel tempo o la capacità di raggiungere determinati obiettivi prefissati. Questo tipo di controllo di sistema consente di coniugare in un unico intervento, in condizioni maggiormente paritetiche fra controllato e controllore, azioni di verifica, informazione, assistenza: il SSR diventa così partner aziendale.
17 maggio 2015