Alle parole dell’onorevole a Ballarò era seguita la bufera sulla scelta tra spese per la sanità e spese per gli animali. Dopo qualche giorno riportiamo una riflessione dal sito di Federfauna
«Immediato il coro di proteste ma certamente le parole di Lupi devono far riflettere, per quanto i dati riferiti siano inesatti. In realtà si detrae poco delle spese veterinarie ma soprattutto pesa l’IVA al 21% e questo non è un bene in senso stretto perchè coinvolge effettivamente la salute dei cittadini ed ha ricadute di costi sulle produzioni nella filiera dei prodotti di origine animale. Ma che si scandalizzino gli animalisti fa specie perchè sono i primi a creare complicazioni agli allevatori con teorie di benessere animale imparate dalla parrucchiera. Manca la coerenza. Se le spese veterinarie sono importanti per la salute dei cittadini perchè gli animalisti le invocano quando parla Lupi e le dimenticano quando qualcuno fa loro notare che importano cani infetti da canili di tutta Europa e li spostano da una parte all’altra dell’Italia senza alcuna precauzione sanitaria (vedi Leishmania)? Se sta loro a cuore la sicurezza sanitaria perchè difendono le nutrie, che sono notoriamente 3 volte più interessate dalla leptospirosi dei ratti, danno in adozione gatti dei gattili con mille malattie, dai vermi intestinali alla pericolosissima toxoplasmosi?
In realtà dovrebbe fare scalpore da solo già il clamore mediatico, la frequenza di uscite televisive, l’attenzione alle notizie che circondano le associazioni animaliste. Le notizie non escono a caso, sono organizzate da uffici stampa che le fanno uscire con matematica precisione: Chi conosce un minimo il mondo dell’informazione percepisce immediatamente l’esistenza di lobby con grande disponibilità economica.
La stessa disponibilità economica (parliamo di milioni di euro 11 per la precisione nel bilancio ENPA, quasi 5 in quello LAV) che trasforma quello che dovrebbe essere un fenomeno di volontariato non retribuito, nello spirito delle onlus, in altrettante macchine per far soldi che sfruttano l’ammirevole e forse ingenuo, buon cuore della base, per fare animalismo di mestiere ai vertici. Lavoro certamente ben retribuito ed occupazione non soggetta alle traversie del mercato, alla crisi ed al rischio di licenziamenti. In fondo la spesa sanitaria per cani e gatti del nostro paese è una vera anomalia perchè garva in larghissima parte sul sistema sanitario nazionale cioè sulle tasche di quei cittadini che si vedono tagliare gli ospedali. gli stessi cittadini non sono affatto consapevoli di provvedere ai bisogni di cani di nessuno per milioni di euro. Infatti i fondi destinati agli animalisti non vanno ai cani, come pensa la maggior parte delle persone, che risultano mantenuti dai Comuni e curati dalla sanità nazionale, ma unicamente agli animalisti. Che li reinvestono in marketing e pubblicità, aumentando ulteriormente i loro introiti. Essi si preoccupano tanto poco dei nostri amici animali da non voler vedere il maltrattamento costituito dal tenerli a vita in un canile ,mentre sono prontissimi a denunciare una pensionata che tiene il cane sul terrazzino, magari costituendosi parte civile per arrotondare ancor di più i loro già pingui introiti. Altra materia in cui sono veri maestri.
Ben vengano dunque dei politici con la P maiuscola come Lupi, la Bindi, giornalisti coraggiosi come Travaglio o Gianantonio Stella che nel suo ultimo libro denuncia i costi dei randagi di Pompei,e chi ha il coraggio della ragionevolezza, disposti a disconoscere la buona fede di tante onlus e rivedere certe spese che avvicinano l’italia dei randagi a quella dei rifiuti mal gestiti. Se e quando gli Italiano avranno aperto gli occhi sui soldi di queste associazioni, potremo anche chiedere loro di pronunciarsi sulla disponibilità di usare le tasse in questo modo, magari con un bel referendum che dia la parola ha chi non può permettresi di esprimere la propria opinione attraverso blasonati uffici stampa e testimonial milionari».
Federfauna.org 16 ottobre 2011