Fornitori esteri fittizi, bonifici su c/c esteri intestati a prestanome, dichiarazioni liberatorie fraudolente, macchinari usati che tornano nuovi, contratti «chiavi in mano» per gonfiare le spese.
Sono questi alcuni dei metodi più frequenti usati dalle imprese per compiere frodi nell’ambito dei fondi comunitari. L’11% delle frodi sui fondi messi a disposizione dalla Ue viene rilevata in Italia, il 29% delle frodi si configura come sospetto reato di carattere penale. All’Italia viene riconosciuto un efficace sistema di controllo delle frodi, soprattutto rispetto ai nuovi paesi aderenti dell’Est Europa, nei quali il livello dei controlli non è ancora sufficiente. Quindi l’alto dato percentuali di frodi in Italia deriva anche da un alto e più efficace numero di controlli rispetto ad altri paesi europei. Circa il 71% delle frodi che avvengono nel nostro paese ha invece carattere amministrativo do procedurale, non configurandosi quindi automaticamente come una tentata truffa. I dati emergono nell’ambito di un ciclo di incontri formativi, a livello regionale, sul tema del «contrasto alle frodi finanziarie all’Ue. Strategie e strumenti di controllo». Gli eventi sono co-finanziati dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode della commissione europea (Olaf), nell’ambito del programma «Hercule II 2007-2013. Vi partecipano, oltre all’Olaf stessa, la Guardia di finanza presso la presidenza del consiglio, la Corte dei conti, rappresentanti delle regioni.
Sovrafatturazioni e fornitori esteri fittizi i sistemi preferiti per la truffa all’Ue. L’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (cosiddette F.O.I.) è uno dei metodi più utilizzati per percepire illecitamente fondi comunitari; si tratta di fatture aventi per oggetto sia prestazioni specialistiche di docenza, tutoraggio e collaborazione ausiliaria, sia acquisti di beni strumentali, relativamente a operazioni che avvengono solo sulla carta o, comunque, per un importo molto inferiore rispetto a quello riportato in fattura. Altro metodo, molto utilizzato è il coinvolgimento di società estere fittizie, la cui collocazione in paesi soprattutto extra-Ue rende difficili i controlli da parte degli organi di vigilanza; si tratta spesso di società che fanno capo al beneficiario del contributo comunitario, le quali incassano i pagamenti tramite regolari bonifici bancari sull’estero per poi restituire le somme, sempre su estero, presso conti correnti intestati al beneficiario. Altro sistema per gonfiare artificiosamente i costi è quello di interporre dei soggetti tra il beneficiario e il fornitore, creando solo parzialmente dei costi fasulli. Falsi corsi di formazione e liberatorie fasulle, altri sistemi utilizzati. La truffa ai danni della Comunità europea passa anche dall’organizzazione di corsi di formazione fasulli in cui spesso anche i «partecipanti» ne sono all’oscuro. Anche le false dichiarazioni liberatorie da parte dei fornitori riscuotono successo nell’ambito delle truffe. Si tratta di una dichiarazione di atto notorio con la quale il fornitore dichiara falsamente, sotto propria responsabilità, di aver ricevuto il pagamento relativo a una determinata fattura; essendo l’unico sistema per dimostrare il pagamento quando è stato eseguito in contanti, si tratta di un metodo di truffa relativamente semplice, evitabile impedendo il pagamento in contanti. Il contratto «chiavi in mano» può nascondere una frode. Il ricorso al contratto «chiavi in mano» è uno degli stratagemmi utilizzati per percepire indebitamente fondi comunitari; si tratta infatti di un ottimo sistema per «gonfiare» i costi senza dover dettagliare e giustificare singole voci di spesa. Altro raggiro è rappresentato dal nascondere la vetustà di un macchinario facendolo passare per nuovo, laddove i fondi comunitari finanziano solo quest’ultima tipologia di macchinari. Aumenti di capitale sociale fittizi e fotocopie di assegni mai incassati. Un altro stratagemma per raggirare le norme è rappresentato dai falsi aumento di capitale sociale. Uno degli esempi principali è rappresentato dalla vecchia legge 488/92 che richiedeva, tra le altre cose, un apporto di capitale a sostegno dell’investimento. In questo campo, sono state registrate diverse truffe attraverso aumenti fittizi. L’assegno mai incassato veniva utilizzato per simulare un pagamento che in realtà non era mai avvenuto e mai avverrà. Si trattava di fornire una fotocopia di un assegno per comprovare di aver effettuato il pagamento; se il fornitore è correo, poi, questo sistema può essere ulteriormente accompagnato da una falsa dichiarazione liberatoria per rafforzarne la credibilità.
Italia Oggi Sette – 26 marzo 2012