Il serbatoio di consensi, le pressioni e la straordinaria carriera dell’eurodeputato vicentino. D’accordo che i cacciatori sono tantissimi, sono armati e possono pure sparare con regolare licenza…
Ma vi pare normale che i cacciatori – non i lobbisti di professione, non i portatori di interessi diffusi, proprio i cacciatori – giochino un ruolo così singolarmente pervasivo nella politica veneta? Tutti ti spiegano che fanno gruppo compatto, controllano masse di voti e li fanno pesare nel mercato elettorale, in cambio di un’adeguata attenzione alle loro richieste. Va bene. Ce ne accorgiamo ogni anno prima dell’estate, quando la Regione Veneto, saldamente a guida centrodestra, è costretta (dai cacciatori) a inventarsi una legge o una delibera per allargare il numero delle specie cacciabili autorizzato dall’Unione Europea – la famigerata «caccia in deroga» – per compiacere la tradizione venatoria nostrana, che vuole nel carniere anche lo storno, la peppola e il prispolone, i quali odiano il Veneto con tutte le loro piccole forze. Che siano molto importanti, ’sti cacciatori, ce lo ha dimostrato anche un istinto politico di prim’ordine come quello di Flavio Tosi, il sindaco leghista di Verona, i l quale ha sbaragliato la concorrenza anche in questo campo facendosi eleggere presidente regionale di Federcaccia (peccato che, da cacciatore, abbia impallinato un ragazzo durante una battuta in Friuli). Molti altri leghisti di spicco, da Gian Paolo Gobbo e Leonardo Muraro, erano corsi in precedenza a prendersi la licenza di caccia: evidentemente, nella vita (politica) può sempre servire.
Anche sapendo tutto questo, rimane il fatto che un fenomeno politico come Sergio Berlato, ormai da lunga pezza europarlamentare prima di Alleanza Nazionale e ora del Pdl, rimane più unico che raro. Questo signore di Marano Vicentino, ex rappresentante di materiali per l’edilizia, ho costruito una stupefacente carriera sulla fenomenale macchina da voti costituita dai suoi estimatori in doppietta. Nato senza partito ma forte abbastanza per farsi eleggere in consiglio regionale nel lontano 1990 sotto il simbolo del Cpa (movimento Caccia Pesca Ambiente), riconfermato nel ’95 con il record di preferenze personali, infine promosso assessore – naturalmente alla caccia -, quando si è trasferito in Alleanza Nazionale si è portato dietro tutta la sua preziosissima e personale dote di consensi venatori, di cui ha beneficiato negli anni passati anche l’attuale assessore Elena Donazzan. Oggi che, nonostante il putiferio sollevato dal caso delle tessere fasulle, è candidato unico alla segreteria provinciale del Pdl di Vicenza, i suoi amici dell’Acv (Associazione cacciatori veneti) si mobilitano addirittura per garantire il servizio d’ordine del congresso, moderni «katanga» di centrodestra. Di più: girano accorate mail in cui la dirigenza della medesima associazione esorta gli iscritti a sostenere Berlato nella sua battaglia per la segreteria (ma quale battaglia, se è candidato unico?) andando a votare per lui. Passaggio a effetto: «Ogni qual volta abbiamo avuto bisogno di Berlato, lui ha sempre risposto PRESENTE. Adesso, per la prima volta, è Berlato ad avere bisogno di noi». Commovente. Ma la domanda è: il Pdl ha davvero tutto questo bisogno dei cacciatori e del loro campione?
Alessandro Zuin – Corriere del Veneto – 1 febbraio 2012
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In Veneto persone decedute iscritte al Pdl. Sequestri dei carabinieri in via dell’Umiltà
Tessere del Pdl intestate a persone che non avrebbero mai fatto richiesta di adesione al partito e che in alcuni casi erano già defunte. Dopo il caso dell’Emilia Romagna che rischia di finire in tribunale, sembra destinato ad ampliarsi anche il fronte vicentino della storia dopo che i carabinieri si sono presentati alla sede nazionale del Partito della Libertà, in via dell’Umiltà, a Roma, e hanno sequestrato altre 29 tessere.
Accade alla vigilia del congresso del Pdl nella città veneta, in programma il 12 febbraio al teatro comunale per decidere la nuova leadership locale a cui punterebbe l’eurodeputato e vice coordinatore provinciale Sergio Berlato. E il tutto viene calato in un’inchiesta più ampia avviata di recente dal pubblico ministero di Vicenza Paolo Pecori. Inchiesta in base alla quale già altre iscrizioni erano sotto verifica da parte della magistratura per stabilire se rientrassero tra quelle sulla cui autenticità ci sono dubbi.
Secondo le informazioni finora riscontrate, un primo sequestro effettuato della settimana scorsa e il secondo, più recente, riguardano persone che mai hanno compiuto la scelta di iscriversi al partito dell’ex premier Silvio Berlusconi e a suffragio di ciò mancherebbe anche prova del versamento dei 10 euro previsti per l’adesione. Inoltre i carabinieri starebbero conducendo controlli specifici su una decina di tessere che risulterebbero sottoscritte da persone già passate a miglior vita al momento dell’iscrizione.
Il deputato Gregorio Fontana, che ha ricevuto i militari vicentini e che ha consegnato loro il materiale richiesto, ha dichiarato che “da parte nostra c’è la massima collaborazione alle indagini” che ipotizzano il reato di falso continuato in scrittura privata per poco meno 8 mila tessere su un totale di 16 mila. Quasi la metà, infatti, quelle che sembrano denotare stranezze, non ultima l’assenza della fotocopia di un documento d’identità valido. E adesso occorre capire se davvero – come ritiene la procura di Vicenza – qualcuno abbia preso l’elenco dell’associazione cacciatori veneti riportando generalità e dati anagrafici senza averne diritto.
Dagli accertamenti, tra le ulteriori eccentricità al vaglio degli inquirenti, compare anche il fatto che tra gli iscritti siano finiti sindaci, amministratori e politici locali di altri partiti, tra cui la Lega Nord e Rifondazione Comunista. Tra loro compare inoltre il nome di Massimo Calearo, eletto in parlamento nel 2008 per il Partito Democratico passando in seguito ad Alleanza per l’Italia (Api) di Francesco Rutelli e proseguendo il suo pellegrinaggio transpartitico anche attraverso i responsabili di Domenico Scilipoti.
Nel frattempo, sulla scia delle indagini della magistratura, una trentina di iscritti (veri) al Pdl ha annunciato che non parteciperà al congresso di Vicenza. In parallelo ulteriori verifiche sono in corso in altre città del Veneto. In particolare a Treviso sono nel mirino 1.172 tessere su un numero complessivo di poco più di 5.500. Tante sarebbero infatti quelle che, come accaduto a Vicenza, non sarebbero corredate da copia di carta d’identità. A Verona, invece, il fenomeno avrebbe riguardato un numero inferiore di moduli, 214 su 11 mila, mentre a Belluno si è già deciso di dichiarare nulle 208 tessere che sarebbero state pagate con un unico versamento postale.
Il Fatto quotidiano – 12 febbraio 2012