Rallenta la crescita degli “attivi” e aumentano i pensionati, a un ritmo quasi doppio rispetto ai primi. Tuttavia, le manovre avviate dal 2012, dopo la riforma Fornero, riescono a tenere i conti in equilibrio. È la sintesi della rilevazione sui dati di 11 Casse dei professionisti a regime misto (contributivo-retributivo).
Dal 2011 al 2016 i professionisti attivi sono cresciuti del 13%, a fronte del 21% in più dei pensionati. Ma l’incremento dei primi è in gran parte sostenuto dal boom di iscrizioni alla sola Cassa forense (+50%), senza la quale ci si sarebbe fermati a +4,8 per cento. L’allargamento della forbice fra attivi e pensionati grava sulla spesa per pensioni (ora a 3,4 miliardi), cresciuta più velocemente degli incassi, e tamponata dalle manovre di aggiustamento: rispetto al 2011 l’aumento delle entrate contributive è stato del 26%, contro il più 30% delle uscite. Nei prossimi mesi le Casse dovranno poi affrontare l’incognita del cumulo, esteso dalla legge di Bilancio 2017 ma ancora in cerca di istruzioni dettagliate. Il patrimonio complessivo resta comunque considerevole: 70 miliardi, secondo l’ultima stima della commissione di vigilanza (comprese le Casse nate con il Dlgs 103/1996).
Il rapporto attivi/pensionati
In controtendenza rispetto agli altri enti, come detto, c’è la Cassa forense. Anche se, dopo gli ingressi record del 2014-2015 causati dall’inserimento d’ufficio di tutti gli iscritti all’Ordine, la situazione sta tornando alla normalità. «Ma l’esodo che si temeva non c’è stato – commenta il presidente, Nunzio Luciano – poiché il regolamento adottato in attuazione della riforma forense non ha escluso nessuno e il rapporto di otto attivi per ogni pensionato lo dimostra. Siamo riusciti a creare un sistema solidale e ora stiamo studiando forme di decontribuzione per aiutare gli iscritti con ricavi bassi: non toccheranno la contribuzione soggettiva (che determina la pensione) ma quella integrativa». La Cassa ha entrate contributive doppie rispetto alla spesa per pensioni, un patrimonio netto cresciuto dal 2011 al 2016 del 98% e una dote individuale salita da 31 a 42mila euro.
In buona salute anche la Cassa dei dottori commercialisti (Cnapdc) che, pur nel calo delle nuove iscrizioni (dalle 3214 del 2011 alle 2611 del 2016), ha un avanzo di oltre 500 milioni e entrate contributive superiori a 773 milioni, a fronte di poco più di 280 milioni di uscite. «Il calo è stato contenuto e fisiologico e il rapporto di 9 iscritti per ogni pensionato è la miglior garanzia di sostenibilità oltre i 50 anni », commenta il presidente Walter Anedda.
Il rapporto diminuisce, invece, per i consulenti del lavoro (oggi meno di tre iscritti per pensionato), ma il calo è compensato da un discreto aumento dei volumi d’affari (e dunque dei versamenti). In flessione anche i ragionieri, passati dai 4,06 attivi per ogni pensionato del 2011 ai 3,25 dello scorso anno, mentre il rapporto tra entrate e spese è sceso da 1,36 a 1,24. Il “gruzzoletto” della Cassa però si rafforza e passa da 57mila a 65mila euro per iscritto.
Soffrono particolarmente le categorie più colpite dalla crisi. Non si intravede ripresa, ad esempio, per i professionisti dell’immobiliare. Tra ingegneri e architetti, i pensionati sono aumentati del 66,7% in sei anni, a fronte di un incremento del 4,7% degli iscritti attivi. «Abbiamo introdotto correttivi importanti – dice il presidente di Inarcassa, Giuseppe Santoro – che ci permettono di essere in linea con gli andamenti di lungo periodo, nonostante le criticità dei redditi». Aumenti contributivi anche per i notai, anch’essi legati a doppio filo al real estate: «Dal 2011 al 2014 si è passati da un’aliquota media del 31% al 36% per mantenere la stabilità a 50 anni richiesta dalla legge Fornero», spiega il presidente della Cassa, Mario Mistretta. Per questo, ma anche per la ripresa del mercato immobiliare, le entrate sono cresciute del 48% in sei anni. «Restiamo una Cassa matura – conclude – ma riusciamo a garantire l’equilibrio anche attraverso l’efficientamento del patrimonio, ora però dobbiamo valutare l’impatto del Ddl concorrenza». Nel disegno di legge prossimo all’approvazione c’è infatti anche l’aumento del numero dei notai. La categoria vanta comunque il più alto patrimonio per iscritto: quasi 190mila euro.
Il welfare sempre più attivo
Fatta eccezione per Notariato e Inarcassa, la spesa per il welfare cresce per tutti gli altri enti, con farmacisti e avvocati che hanno raddoppiato gli importi per questa voce.
Nel 2016 la Cassa forense ha investito in welfare 41 milioni, contro i 20 del 2011, e il regolamento consente di arrivare a stanziarne fino a 64. In vista dell’obbligo di revisione della polizza professionale, l’ente ha siglato convenzioni con le assicurazioni. Sono inoltre in programma nuovi bandi per giovani avvocati (16mila domande lo scorso anno) per l’acquisto di strumenti informatici e il sostegno ai neogenitori. A tutti viene inoltre fornita la banca dati giuridica gratuita.
Accanto agli interventi tradizionali si fanno strada iniziative di welfare attivo per attrarre giovani leve. Così ad esempio i consulenti del lavoro: Enpacl ha formato oltre mille iscritti al ruolo di responsabile sicurezza. Per il direttore, Fabio Faretra, l’obiettivo è accompagnare i giovani verso nuovi mercati: «Nel settore delle consulenze previdenziali stiamo investendo su altri mille neoiscritti, in più premiamo chi ospita praticanti con un’estensione della copertura sanitaria». A un tandem giovani-anziani basato sullo scambio fra know how tecnologico e passaggio di consegne pensano anche i geometri di Cipag.
In crescita del 49% su questo fronte anche i veterinari, con una Cassa che può vantare un rapporto virtuoso attivi/pensionati. «Abbiamo introdotto rimborsi spese per baby sitter e asili nido, indennità di non autosufficienza aggiuntive rispetto alla pensione, tutele per le gravidanze a rischio», dice Giovanna Lamarca, direttore generale dell’Enpav. La cassa attiverà inoltre stage formativi retribuiti (500 euro al mese per 6 mesi) destinati a laureati in corso e con voti brillanti.
La spesa per il welfare cresce anche per i commercialisti di Cnapdc (nel 2016, quasi 21 milioni contro i 15 del 2011) che intendono affiancare all’assistenza tradizionale un sistema di welfare strategico durante il percorso lavorativo. Il Notariato, invece, ha diminuito del 70% questa voce, ma solo rimodulando le prestazioni della polizza sanitaria, ora riallineata a quella delle altre categorie.
Il Sole 24 Ore – 1 agosto 2017