«Le indicazioni che fornisce il Dl Balduzzi sono poco chiare, contraddittorie, e rendono più difficile il percorso di riorganizzazione che le Regioni hanno già intrapreso, seppure con diverse modalità».
L’assessore alle Politiche per la Salute dell’Emilia Romagna CarloLusenti boccia il decretone e propone la sua ricetta per un riordino che tenga conto della strada già intrapresa dalle Regioni.
«Il decreto – scrive Lusenti in un ampio intervento su Il Sole-24 Ore Sanità n. 35 – avrebbe potuto essere un ulteriore strumento per un reale rafforzamento dell’assistenza primaria erogata dai medici di medicina generale, dai pediatri di libera scelta e dagli specialisti ambulatoriali; avrebbe potuto rendere maggiormente responsiva l’assistenza territoriale mettendola in grado di rispondere ai cambiamenti richiesti anche dalla “spending review”; avrebbe potuto finalmente sciogliere gli equivoci normativi riguardo alla medicina generale, alla pediatria di libera scelta e alla specialistica ambulatoriale, che frenano ovunque il percorso dell’innovazione e del cambiamento, e rendere finalmente esigibili i principi che faticosamente sono già stati definiti nelle convenzioni nazionali, ma che inopinatamente, a ogni rinnovo di convenzione, si vuole che vengano rimessi in discussione. Il testo approvato dal Consiglio dei ministri il 6 settembre scorso non aggiunge nulla e anzi, in alcuni aspetti, rischia di peggiorare in modo significativo la situazione attuale».
Lusenti punta il dito sul nodo della tempistica (il Dl non avrà effetto prima del 2015), sul rischio che le Regioni siano indebolite nel ruolo e nelle competenze nell’ambito della medicina territoriale, sulle resistenze dei medici al cambiamento e alla prospettiva concreta di lavorare insieme. Dubbi anche sulla non chiara ripartizione delle competenze tra amministrazione centrale e locale e sul ruolo unico, condivisibile ma per il momento orfano di una definizione organica.
La proposta dell’assessore, infine: riscrivere l’articolo 1 del decretone, «non all’oscuro ma con la piena collaborazione delle Regioni. Prevedendo un testo più “leggero”, con indicazioni di carattere generale che tengano conto delle necessità di un sistema sanitario universalistico e accessibile in egual misura sul territorio nazionale, ma che lascino alle Regioni, come da titolo V della Costituzione, la definizione delle modalità organizzative – necessariamente adeguate alle singole realtà – per lo sviluppo di un’assistenza territoriale in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini, realizzando innovazioni all’altezza delle migliori esperienze europee
Sole sanità – 26 settembre 2012