“Il rapporto fra Stato e cittadini va capovolto. Per questo stiamo sviluppando un’azione riformatrice su due fronti. Il primo è la diminuzione delle leggi che prevede l’adozione di cinque testi unici su lavoro, appalti, pubblico impiego, società partecipate e servizi pubblici. Alcuni sono in dirittura d’arrivo, mentre con gli altri, almeno con la legge delega, speriamo di farcela in primavera. Il secondo fronte è una scelta politica: non ci limitiamo a semplificare le norme, ci preoccupiamo di attuarle. Se questo non accadrà sarà una nostra sconfitta politica”. Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, parla in un’intervista al Messaggero dell’Agenda digitale approvata dal Consiglio dei ministri e fa il punto sulle riforme della P.A. messe in piedi dal governo. Le prime novità dell’Agenda digitale, ha riferito, “si vedranno già da gennaio”. In particolare, “entro dicembre 2015” tre milioni di italiani “avranno in Pin unico”.
Ministro, partiamo proprio dall’Agenda. Cosa ci garantisce che non si tratta dei soliti annunci?
«L’Agenda è composta da 38 azioni da trasformare in fatti in tre anni. La vera novità è che Stato, Regioni e Comuni si muoveranno assieme e su un paio di punti le prime novità si vedranno sperimentalmente fin da gennaio».
Quali?
«Si tratta del Pin Unico e dell’Anagrafe Nazionale. Il Pin Unico cambierà proprio il rapporto fra italiani e pubbliche amministrazioni perche entro dicembre 2015 lo avranno tre milioni di persone. Costoro potranno dapprima fare dichiarazioni fiscali e “parlare” con l’Inps e poi chiedere servizi a tutte le amministrazioni. Entro il 2017 il Pin sarà patrimonio di 10 milioni di italiani».
Basta lo slogan “meno leggi e più computer”?
«Non agiamo solo dall’alto ma anche dal basso: stiamo mobilitando l’Italia più dinamica per accelerare la digitalizzazione»
E come?
«Se ne parla troppo poco, ma il Digital Champion del governo, Riccardo Luna, sta raccogliendo centinaia di volontari per aiutare i Comuni a fornire servizi via computer. Presto ogni Comune avrà uno o più volontari, una sorta di “Medico senza frontiere” dell’innovazione, che aiuterà i sindaci».
Nella tenaglia delle spinte dall’alto e dal basso ci sono i dipendenti pubblici. Che presto potranno essere spostati liberamente entro un raggio di 50 chilometri. Quando si comincia?
«La mobilità non intende punire nessuno. Si tratta di evitare che le cancellerie dei tribunali non possano aprire per mancanza di personale mentre altre amministrazioni hanno troppi dipendenti. Nessuno perderà lo stipendio nè la qualità della sua vita. Anzi. La mobilità può essere un’occasione per lavorare meglio, per ritrovare motivazione».
A che punto sono gli strumenti, cioè le cosiddette tabelle di equiparazione, per far scattare i trasferimenti?
«Ci stiamo lavorando assieme al ministero dell’Economia. Devono puntare alla perfezione per garantire che nessuno perderà un euro cambiando lavoro. L’operazione avrà un banco di prova importante con l’attuazione della riforma delle Province che pero è regolata da un’altra legge, la Delrio. Mi aspetto la condivisione dal sindacato. Tutte le ristrutturazioni sono difficili. Noi, ripeto, ci muoveremo evitando danni alle buste paga»
Intanto i dipendenti pubblici Cisl hanno appena scioperato
«La riforma della pubblica amministrazione è interesse prioritario degli italiani e degli stessi dipendenti pubblici»
Torniamo ai provvedimenti del governo. In estate avete presentato al Parlamento una richiesta di delega per la riforma della dirigenza e, tra l’altro, delle Camere di Commercio. Che fine ha fatto?
«Il Parlamento ci sta lavorando e, ad esempio, è emersa la volontà di ridurre e focalizzare meglio la missione delle Camere di Commercio. In Commissione, al Senato, sono stati presentati mille emendamenti. In questo momento pero il Senato è impegnato su Legge di Stabilità e legge elettorale e quindi l’esame della delega entrerà nel vivo nelle prime settimane del 2015. Prevedo l’approvazione definitiva in primavera e i testi dei decreti saranno emessi subito dopo»
Che novità stanno maturando? E’ pensabile che le nomine e le vantazioni dei dirigenti, o di una loro parte, possano essere affidate al vaglio di soggetti esterni come, ad esempio, l’Autorità Anticorruzione?
«Vedremo. Sulle valutazioni abbiamo il punto di riferimento delle Commissioni senza nomine politiche destinate dall’ex ministro Saccomanni a valutare le partecipate. Una cosa è certa: dalla delega emergerà una dirigenza pubblica molto più dinamica. Cosi come finirà il tempo delle amministrazioni l’un contro l’altra armate: nessuna avrà più diritto di veto e dovranno tutte comportarsi come un unico corpo al servizio della Repubblica».
Ultima domanda: il ministro della Funzione Pubblica più che in Parlamento non deve girare per il territorio per verificare l’attuazione delle semplificazioni?
«Il varo dell’Agenda significa che cercherò di svolgere entrambe le missioni».
Diodato Pirone – Il Messaggero – 2 dicembre 2014