E intanto in Europa si fanno i conti dei danni provocati dalla psicosi alimentare: 5 miliardi di euro
MILANO – IL ministro della Sanità tedesco, Daniel Bahr, ha dichiarato che c’è stato un netto calo di nuovi casi di contagio causati dal batterio E. Coli Berlino gioca la carta dell’ottimismo: il ministro della Sanità ha detto ai giornalisti che «molti elementi suggeriscono che ormai il peggio è alle spalle», anche se è ancora troppo presto per dichiarare finita l’emergenza causata dal batterio. Finora l’epidemia, di cui ancora non è stata identificata la causa, è costata la vita a 25 persone, 2.400 quelle infettate. L’Istituto federale di sanità tedesco Robert Koch, responsabile per la prevenzione e il controllo dell’epidemia, conferma che il numero dei nuovi casi è in declino.
RISARCIMENTI – Gli aiuti Ue per il settore dell’ortofrutta colpito dalla crisi del batterio killer saranno aumentati a 210 milioni di euro rispetto ai 150 proposti ieri. Lo ha annunciato il commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos. Che ha poi specificato: «Il risarcimento per il 50% del prezzo di riferimento delle verdure invendute sarà erogato a tutti i produttori ortofrutticoli coinvolti, indipendentemente dalla loro adesione a un’organizzazione (Aop). Gli appartenenti a tali associazioni avranno a disposizione anche gli altri meccanismi di compensazione per i prodotti invenduti e ritirati dal mercato, fino ad arrivare al 70% del prezzo di riferimento», Il Commissario ha posto soprattutto l’accento sulla necessità di procedere rapidamente, ricordando che la cifra è stata stabilita «sulla base della situazione, dei dati e delle possibilità giuridiche, nei limiti delle dotazioni finanziarie di cui disponiamo». «Si tratta – ha sottolineato Ciolos – di una delle decisioni più rapide mai prese»
IL COSTO DEL FALSO ALLARME – In mattinata si erano fatti i conti sui danni dei «falsi allarmi». Le conseguenze più gravi si sono avute per i cetrioli, ingiustamente indicati inizialmente come responsabili, con crolli anche del 90%, ma un effetto traino negativo, sottolineava la Coldiretti, si è avuto per l’intera produzione nazionale di verdure sui mercati interno ed estero. A livello nazionale, il 43% degli italiani, di fronte ad una emergenza alimentare, evita gli alimenti di cui ha sentito parlare per un certo periodo di tempo mentre il 13% lo esclude definitivamente dalla dieta con solo il 30% che si preoccupa ma non cambia acquisti e il 12% che ignora l’informazione, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurobarometro. «L’Italia deve chiedere i risarcimenti alle competenti autorità europee per i danni economici subiti ingiustamente dai produttori di frutta e verdura nazionali», ha chiesto il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che «analoghe richieste sono già state formulate dal Portogallo e dalla Spagna per i ritardi e le incertezze accumulati nell’affrontare l’emergenza che hanno alimentato la psicosi». L’arrivo del batterio killer in Europa, a dieci anni esatti dal primo caso di «mucca pazza», fa salire a 5 miliardi i danni provocati dalle psicosi nei consumi generati da emergenze alimentari, vere e presunte, che si sono verificate nell’ultimo decennio, secondo una stima della Coldiretti.
LE VERDURE FRESCHE DELLA DISCORDIA – Intanto continua l’embargo russo alle verdure fresche provenienti dai Paesi Ue. Su questo argomento, giovedì, l’Unione europea e la Russia si incontreranno per un vertice a Nijni-Novgorod (regione del Volga), durante il quale entrambe le parti dovranno superare la discordia che si è creata negli ultimi giorni. La Russia, il più grande mercato per le verdure europee, la settimana scorsa ha imposto un embargo sulle importazioni di tali prodotti da parte dell’Unione europea, a fronte del rischio di contaminazione. L’Unione europea ha criticato il provvedimento, sottolineando che era contrario alle regole della World Trade Organization (Wto), cui la Russia dovrebbe aderire, dopo anni di difficili negoziati. «Non avveleneremo il nostro popolo in nome di nessun principio», aveva risposto bruscamente il Primo Ministro, Vladimir Putin, respingendo le critiche. Vladimir Chizhov, rappresentante russo alla Ue ha detto lunedì che la controversia si sarebbe «chiarita», sottolineando che i leader russi ed europei hanno «questioni più interessanti dei batteri da discutere». «La Russia non intende mantenere l’embargo per sempre», ha detto martedì davanti alla stampa, sottolineando tuttavia che l’Ue deve fornire garanzie alla Russia in merito alla sicurezza dei suoi prodotti. Un funzionario europeo ha detto dal suo canto che la Russia deve capire di essere andata troppo in là con l’embargo, e ritornare sulla sua decisione. «Si sono resi conto che l’embargo è stato un errore. La Russia è stato l’unico Paese, con l’eccezione del Libano, a imporre un embargo sulle verdure europee. Non ha senso», ha assicurato il funzionario che ha richiesto l’anonimato. La Russia ha comunque spesso utilizzato l’embargo commerciale con una connotazione politica. La controversia sul divieto russo all’import di verdure europea non è che l’ultimo di una serie di intoppi nei rapporti tra Mosca e l’Unione europea, tra cui le interruzioni delle forniture di gas per questioni legate ai diritti umani, come la recente estensione di 13 anni della reclusione all’ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky, per arrivare agli attriti sulla Bielorussia e Ucraina.
Corriere.it – 8 giugno 2011
Batterio killer, Berlino frena “Il peggio ormai è alle spalle”
Di nuovo nel mirino i germogli di soia. Fazio: il picco è superato
È salito a 25 il bilancio complessivo dei morti per il cosiddetto batterio-killer, ma il governo tedesco assicura che ormai il peggio è alle spalle. Sul fronte però della fonte del contagio, tornano di nuovo nel mirino i germogli di soia (che erano stati scagionati qualche giorno fa, dopo le analisi negative di 23 campioni sui 40 prelevati nel vivaio di Bienenbuettel, nei pressi di Hannover). Gert Hahne, portavoce del ministero dell’Agricoltura della Bassa Sassonia, ha dichiarato che a contrarre il contagio dal batterio killer Ehec sono state 18 persone della provincia di Cuxhaven e tutte hanno dichiarato di aver mangiato in una mensa germogli di vegetali provenienti dall’azienda di Bienenbuettel. In aggiunta a ciò, anche tre dipendenti del vivaio sono state colpite da diarrea, e una di esse è risultata positiva al batterio.
Non solo: esiste la conferma che i 100 casi di epidemia da Ehec scoppiati in 4 mense ed in 3 ristoranti della Bassa Sassonia sono tutti riconducibili a forniture di germogli effettuate dal vivaio di Bienenbuettel. La notizia arriva nel giorno in la Commissione Ue ha deciso di innalzare da 150 a 210 miliardi di euro gli indennizzi per gli agricoltori, le cui vendite sono calate a picco per il timore del contagio; e il Commissario all’Agricoltura, Dacian Ciolos, ha auspicato l’approvazione degli Stati membri già martedì prossimo, quando la proposta sarà sottoposta al Comitato di gestione convocato per l’occasione. Intanto, gli scienziati tedeschi hanno trovato la causa che spiegherebbe la gravità del nuovo ceppo di E.coli: il batterio-killer provoca infatti la formazione di auto-anticorpi, che causano le gravi complicazioni interne nei pazienti. E anche se il bilancio delle vittime continua a crescere (un uomo è morto oggi nella Bassa Sassonia, da giorni epicentro dell’epidemia), il ministro della Salute tedesco, Daniel Bahr, ha però annunciato che il numero dei contagiati è «significativamente calato».
Anche il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha confermato che i nuovi casi stanno diminuendo: il picco dell’emergenza è superata, «ora sta diventando un problema economico». «E vorrei ricordare- ha aggiunto- che episodi di questo genere sono stati una ventina, in passato, sempre circoscritti, tutti superati e di alcuni non è stata mai trovata la fonte». Resta l’amarezza per come sia stata gestita la vicenda dal governo tedesco: «Dopo i troppi errori e i ritardi accumulati sarebbe opportuno che le autorità tedesche si impegnassero un pò di più sulle analisi e meno nelle dichiarazioni, che troppo spesso si sono dimostrate fuorvianti e prive di fondamento e hanno alimentato una psicosi nei consumi già costata oltre 400 milioni agli agricoltori europei», ha osservato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini.
Lastampa.it -8 giugno 2011