Sei anni fa il danno, enorme: a sei zeri. Due giorni fa la beffa, altrettanto atroce: non ha diritto a un solo euro di risarcimento. Maurizio Dal Pane, titolare degli omonimi vivai a Zevio dove vanta una produzione di kiwi che lo ha reso negli anni leader nel settore, è uscito sconfitto al Consiglio di Stato dalla battaglia legale che stava tenacemente combattendo contro Provincia e Regione: sul banco degli imputati, in realtà, c’era quel «maledetto» batterio killer che da anni, ormai, sta devastando intere coltivazioni di «oro verde» nel nostro Paese.
E nel Veronese tra le province leader del settore, gli agricoltori ne stanno subendo le conseguenze a caro prezzo. Ne sa ben più di qualcosa Dal Pane, che ha portato in tribunale Provincia e Regione per i danni milionari subìti nel 2010-2011 quando lui stesso denunciò di aver «dovuto estirpare 450mila piantine rosicchiate dalle lepri e colpite dal cancro. Un conto da 2,7 milioni di euro». Quella a nome del vivaista di Zevio è diventata un’autentica causa-pilota in Italia sui «danni da batterio killer». E definirlo tale non è esagerato: in un mese è capace di seccare irreparabilmente radici e tronco, l’infezione può entrare da qualsiasi parte della pianta perché basta una piccola lesione del vegetale, anche soltanto le gemme aperte, per diffondersi poi rapidamente sia in profondità che verso l’ alto. Un’ape che «migra» da un albero all’altro, una lepre che corre da un impianto all’altro, e la malattia si propaga. Inesorabile come un cancro.
Nel caso di Dal Pane, la «colpa» ricadrebbe proprio sulle lepri: sede nel Bolognese, vivaio centrale nel Ravennate e impianti di produzione in Argentina e Cile, davanti ai magistrati amministrativi la «Dal Forno Vivai» contestava «i provvedimenti assunti da Provincia di Verona e Regione Veneto e relativi agli anni 2010 e 2011 con i quali veniva rigettata la richiesta di indennizzo avanzata per i danni asseritamente prodotti dalle lepri nella piantagione di proprietà degli stessi».
Nel suo ricorso, si legge che «la piantagione di kiwi dei ricorrenti insiste in un’area destinata a ripopolamento con divieto dell’attività venatoria per la cattura della selvaggina e tra il 2010 e il 2011 le lepri hanno avuto un incontrollato incremento demografico».
E a pagarne le conseguenze milionarie sarebbe stata proprio la Dal Pane, tanto che in primo grado, il Tar di Venezia ne aveva riconosciuto le ragioni condannando nel febbraio 2015 a riconoscergli in solido quel risarcimento a sei zeri che il vivaista reclamava.
Lieto fine e caso chiuso? Niente affatto perché, con la sentenza depositata venerdì 26 agosto 2016, i giudici del Consiglio di Stato hanno totalmente capovolto la precedente sentenza, accogliendo i ricorsi di Provincia e Regione e negando, quindi, a Dal Pane un solo euro di rimborso. La motivazione? «L’erogazione pubblica è possibile solo quando sono state disposte tutte le cautele necessarie al fine di evitare l’evento, non potendo addossarsi alla Regione (che eroga denaro pubblico) l’onere di sopportare i danni discendenti dalle scelte imprudenti e negligenti dei coltivatori, che pur nella consapevolezza di aver installato i loro impianti in zone destinate a ripopolamento e cattura (e dunque soggette alla presenza di fauna selvatica), e nonostante abbiano già subito danni dalla fauna selvatica, non si siano premurati di cautelarsi adeguatamente secondo la miglior scienza ed esperienza di settore, confidando nell’intervento pubblico a loro tutela». Così è definitivamente deciso.
Laura Tedesco – Corriere di Verona – 28 agosto 2016