La situazione degli avvelenamenti negli animali nel triennio 2014-2017 non ha subito grandi scostamenti rispetto al triennio precedente 2011-2013. I dati elaborati dai ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie mostrano un andamento stabile nel numero di campioni sospetti conferiti ai laboratori. La sostanziale continuità del fenomeno nel tempo indica che l’avvelenamento degli animali continua ad essere un problema rilevante di sanità pubblica veterinaria.
Nel quadriennio considerato sono stati registrati circa 1.300 casi di sospetto avvelenamento e 700 ritrovamenti di sospette esche avvelenate, con percentuali di conferma alle analisi tossicologiche rispettivamente del 46% e del 38%. Nell’ambito del progetto di ricerca RC IZSVE 17/17 “Avvelenamenti animali: diagnostica tossicologica untargeted ed epidemiologia spaziale per favorire misure di prevenzione e repressione degli atti dolosi”, finanziato dal Ministero della Salute e attualmente ancora in corso, è stata effettuata un’analisi preliminare dei dati derivanti dall’attività di sorveglianza effettuata ai sensi della normativa vigente nel triveneto.
Le specie più colpite sono il cane e il gatto, seguiti da altre specie, come volpi o volatili con percentuali inferiori al 10%. Gli esperti ritengono tuttavia che i casi di avvelenamento di animali selvatici siano sottostimati, a causa delle oggettive difficoltà legate al ritrovamento delle carcasse nelle zone non urbanizzate.
Le sostanze più utilizzate per la preparazione di esche e bocconi avvelenati sono i rodenticidi anticoagulanti, che insieme a metaldeide e carbammati costituiscono circa l’80% delle sostanze rilevate nei campioni d’esca analizzati. Per contro, negli episodi di avvelenamento di animali il riscontro di rodenticidi anticoagulanti è decisamente inferiore. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che questi casi, se diagnosticati e trattati tempestivamente con vitamina K, possono risolversi con la guarigione dell’animale. Le sostanze maggiormente causa di avvelenamento sono state metaldeide, carbammati e glicole etilenico.
Nonostante l’attenzione delle istituzioni e l’emissione negli anni di ordinanze ministeriali che vietano l’utilizzo e la detenzione di esche e bocconi avvelenati, l’avvelenamento di animali domestici e selvatici continua ad essere un fenomeno presente nell’area del Triveneto. Per questo è necessaria la massima attenzione da parte delle autorità sanitarie mediante il rafforzamento delle attività di monitoraggio e controllo e il potenziamento dell’informazione verso i cittadini.