di Fabio Martini. Alle Europee mancano 62 giorni e Matteo Renzi si prepara ad una campagna elettorale con i fuochi d’artificio. Tutto il «materiale» dovrà essere pronto per sabato 10 maggio: entro quel giorno il presidente del Consiglio vuole che siano approvati (in prima lettura o in via definitiva) i tanti provvedimenti messi in cantiere in queste settimane, con l’idea di trasformarli in altrettanti spot da giocarsi negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale per le Europee del 25 maggio.
Passaggio che Renzi prudentemente decongestiona – «le elezioni non saranno un referendum sul governo» – ma al quale il presidente del Consiglio in realtà tiene tantissimo, perché le Europee si trasformeranno inevitabilmente in un test sul governo.
Renzi stesso fa capire di pensare a quell’appuntamento, in una risposta al Tg1 dedicata alle polemiche delle parti sociali contro il governo: «L’importante è che l’Italia cambi e se a maggio arriveranno le risposte che abbiamo annunciato credo che allora potranno fare tutte le polemiche che vogliono: l’importante è che l’Italia si rimetta in moto».
Parte significativa della imminente campagna del governo sta anche nei nuovi obiettivi polemici individuati da Renzi negli ultimi giorni: la coppia «corporativa» Squinzi-Camusso e gli stipendi dei supermanager: «Ho detto “strana coppia” perché fa un po’ sorridere: da 20 anni guardando il Tg1 la sera vedo Confindustria e sindacati arrabbiarsi perchè ai politici danno soldi e alle famiglie e ai lavoratori meno soldi. Ora, una volta tanto che abbiamo iniziato a ridurre il numero dei politici, a restituire i soldi alle famiglie e ad abbassare l’Irap, speravo che gli imprenditori e i sindacati fossero d’accordo. Niente. Sono arrabbiati anche stavolta. Pace; ce ne faremo una ragione».
Ma con tutta la carne messa al fuoco, non sarà una passeggiata riuscire a portare al traguardo tutte le riforme messe in cantiere. Ma Renzi si è riproposto un cronoprogramma tambureggiante, tra l’altro inframmezzato da occasioni che si trasformeranno in altrettanti spot, a cominciare dall’incontro con conferenza stampa fissato per giovedì a Villa Madama con Obama. Il piano dei provvedimenti è obiettivamente imponente: domani pomeriggio approda al Senato il disegno di legge che dovrebbe portare alla abolizione delle Province; l’indomani presso la apposita Commissione viene incardinato il disegno di legge governativo in materia di lavoro; venerdì 28 Renzi si presenterà alla Direzione del Pd con i progetti per l’abolizione del Senato e per la riforma del titolo V della Costituzione, quello che regola rapporti e competenze tra Stato e Regioni.
Nei giorni successivi, i primi di aprile, entrambi i disegni di legge costituzionali saranno incardinati nelle due Camere, con prevedibile primo via libera più o meno contestuale ai primi di maggio. E ancora: entro il 10 aprile sarà presentato il Def e di conseguenza dovrebbe essere varato il decreto che consentirà di inserire il taglio dell’Irpef nelle buste paga di maggio e quello dell’Irap. Nel frattempo la legge elettorale, già approvata dalla Camera, sarà all’esame del Senato. Potrebbero essere infilati nel cronoprogramma i provvedimenti sull’edilizia scolastica e sul dissesto idrogeologico, la legge che dovrebbe abolire alcuni organismi diventati inutili, dal Cnel alle agenzie locali della Banca d’italia e delle Entrate. A quel punto il «pacchetto» sarebbe pronto.
La Stampa – 24 marzo 2014