Nel 2012 gli inattivi che non cercano un lavoro ma sono disponibili a lavorare sono 2 milioni 975 mila, 78 mila in più (pari a +2,7%) rispetto al 2011. La quota di questi inattivi sulle forze di lavoro, stabile all’11,6% in confronto a un anno prima, è oltre tre volte superiore a quella media europea (3,6%). Lo rileva l’Istat.
In Italia, gli inattivi disponibili a lavorare sono più numerosi dei disoccupati in senso stretto (quasi tre milioni contro circa 2 milioni 700 mila), mentre nella media europea si verifica l’opposto: i disoccupati (circa 25 milioni) sono più del doppio di questo segmento di inattivi (8 milioni e 800 mila).
Si passa da 3 a 5 milioni, quindi, se si sommano i dati di inattivi e disoccupati. Un esercito di uomini/donne/giovani scoraggiati, che non cerca lavoro perché “tanto non si trova”. E il numero degli inattivi cresce del 4,8%, pari a 133 mila unità in più su base annua. Si tratta del livello più alto dal 2004. Nelle ultime settimane l’Istat ha diffuso altre cifre sconfortanti sulla disoccupazione: dal 2008 al 2011 gli italiani tra i 15 e i 34 anni con un lavoro sono diminuiti da 7,1 a 6 milioni, e nel mese di febbraio il tasso di disoccupazione giovanile ha registrato il 31,9%.
Tornando agli inattivi, all’interno di questo gruppo gli scoraggiati, cioè quelli che dichiarano di non aver cercato lavoro perché convinti di non trovarlo, sono 1 milione 300 mila, il 43% del totale. Il secondo indicatore riguarda gli inattivi che cercano lavoro, ma non sono subito disponibili a lavorare. Nel 2012 questo gruppo conta 111 mila individui, 7 mila in meno rispetto a un anno prima (-6,1%). Essi rappresentano lo 0,4% delle forze di lavoro in Italia e lo 0,9% nell’Unione Europea. La somma degli inattivi disponibili a lavorare e degli inattivi che cercano ma non disponibili rappresenta le cosiddette “forze di lavoro potenziali” che, nel 2012 ammontano a 3 milioni 86 mila.
Sommando le forze di lavoro potenziali ai disoccupati si ha la misura delle persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo: si tratta di 5 milioni 831 mila persone nel 2012. Negli ultimi cinque anni alla contestuale crescita delle persone in cerca di occupazione (da 1 milione 506 mila del 2007 a 2 milioni 744 mila del 2012), si accompagna l’aumento delle forze lavoro potenziali (+403 mila unità). Il terzo indicatore infine è quello dei sottoccupati part time che, sempre nel 2012, sono 605 mila, 154 mila in più rispetto al 2011 (+34,1%): essi rappresentano il 2,4% delle forze di lavoro. Nell’Unione Europea l’incidenza è pari al 3,8%. In confronto a cinque anni prima, i sottoccupati part time aumentano di 241 mila unità (+66,1%, rispetto ai 364 mila del 2007).
ItaliaOggi – 12 aprile 2013