Domani in Consiglio dei ministri il disegno di legge delega per armonizzare l’ordinamento degli statali con la riforma Fornero. Cambia la contrattazione con il coinvolgimento di tutti gli attori nella gestione della mobilità e della riorganizzazione. L’allineamento delle regole del pubblico impiego al riassetto del mercato del lavoro privato verrà garantito con l’attuazione di una delega piena e non tramite nuove norme subito operative. Lo prevede il disegno di legge che il ministro della Pa e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, presenterà domani in Consiglio dei ministri. Sette articoli in tutto e il rimando a decreti legislativi da adottare entro nove mesi dall’entrata in vigore della legge per completare un percorso di privatizzazione del lavoro pubblico introdotto all’inizio degli anni Novanta e correggere alcuni aspetti della riforma Brunetta che non hanno superato la prova dell’attuazione.
Il testo parte dai principi fissati nel protocollo d’intesa sottoscritto da Regioni, enti locali e da tutti i sindacati il 4 maggio scorso. Si spazia dalla disciplina del rapporto di lavoro nella Pa, con il riconoscimento del contratto a tempo indeterminato come forma dominante per rispondere al fabbisogno di personale, alle regole sui licenziamenti, con l’introduzione di tipizzazioni di ipotesi legali per i casi disciplinari, fino a misure di semplificazione per favorire la mobilità «volontaria e guidata» dei dipendenti, con la previsione di ipotesi da definire in sede di contrattazione di utilizzo del part time e della mobilità professionale. Sui contratti flessibili si prevede un loro ridimensionamen-to con il rispetto della specificità di comparti come l’istruzione e gli enti di ricerca, mentre nei concorsi pubblici (unico canale di accesso alla Pa) verranno valorizzate le esperienze professionali acquisite proprio con i contratti flessibili.
Ma il testo va ben oltre e punta al riordino del sistema della contrattazione collettiva e delle relazioni sindacali con il riconoscimento di una maggiore rappresentanza di Regioni ed enti territoriali e forme di partecipazione dei sindacati ai processi di riorganizzazione della Pa.
E uno dei passaggi del Ddl che ritocca la riforma Brunetta laddove si prevedono possibilità di esame congiunto con i sindacati dei processi di riassetto delle amministrazioni nell’ambito di un riordino dei comparti di contrattazione che rimane con l’obiettivo di una loro forte riduzione. Si metterà poi mano, con i decreti delegati, anche al sistema di valutazione delle performance, e qui l’obiettivo è di misurare i meriti individuali partendo però dal contesto organizzativo e dai diversi livelli di responsabilità dei singoli.
E questo l’altro ritocco alla riforma Brunetta ma non si prevede affatto di cancellare il principio della premialità selettiva, che dovrà rimanere «differenziata in relazione ai risultati conseguiti fermo il divieto di corresponsione di trattamenti uniformi, automatici o a rotazione». Un ampio capitolo, raccolto nell’articolo 5, riguarda la dirigenza di cui si vogliono ampliare e rafforzare i poteri assicurandone una maggiore autonomia dagli organi di indirizzo politico ma puntando, nel contempo, a promuovere una maggiore flessibilità e mobilità anche tra comparti diversi. Cambieranno anche i conferimenti di incarichi ai dirigenti e si prevede una stretta sugli incarichi esterni. Confermato, poi, il riordino delle scuole di formazione, sempre con l’obiettivo di promuovere l’interdisciplinarietà. Ulteriore delega, infine, è stata aggiunta per rafforzare e rendere più cogente tutta la normativa che regola gli obblighi di trasparenza e accessibilità alle informazioni di tutte le amministrazioni.
Il Sole 24 Ore – 23 maggio 2012